Ho l’impressione di vivere in un Paese che non crede al futuro e che, pertanto, non si ponga il problema di come organizzarsi a fronte della grandiosa trasformazione strutturale che si sta attuando fuori dei nostri confini. Non si rende conto che il cambiamento in atto, con inusuale velocità, inciderà fortemente sull’organizzazione economica, sociale e culturale del nostro micro Stato.
Non sono ancora abbastanza preparato per affrontare la questione delle nuove tecnologie, del digitale e dell’intelligenza artificiale, che avranno un impatto enorme. Approfondisco quindi l’aspetto sociale e politico. Intanto, osservo una forte resistenza al cambiamento, una debole e frazionata azione progressista, una notevole incertezza e molta superficialità.
Il decadimento della politica e la continuità dichiarata e messa in atto dal nuovo governo non fanno presagire niente di buono. Resta il fatto che la riduzione della natalità e l’aumento della speranza di vita determinano l’invecchiamento della popolazione. Cosicché scatta un processo che cambia i bisogni, gli equilibri e le priorità. Un processo che non si ferma con le chiacchiere, i bonus o altri pannicelli e che invece richiede nuovi interventi in campo sanitario, pensionistico, sociale ( casa prioritaria ), per una migliore qualità della vita. Le persone vanno rimesse al centro con le loro specifiche esigenze. Soprattutto gli anziani vanno considerati una risorsa fondamentale per la famiglia e per la comunità. Devono essere valorizzati, non isolati, per cui è necessario impostare una nuova cultura dell’invecchiamento. Si deve evitare la solitudine. Si devono promuovere nuove forme dell’abitare, come il co-housing, per un invecchiamento attivo. Servono nuovi posti nella casa di riposo.
Emilio Della Balda