San Marino. “Ho visto il volto asettico della morte”. Un’auto contromano dove è morto Pelliccioni e sono salvo

“E’ stato un attimo, ho pensato a tutto, ho pensato al nulla, ma le gambe sotto la scrivania e le dita sulla tastiera ancora tremano”.

Un giorno di sole, prima domenica di giugno, io che scendo in moto al lavoro, superstrada, Domagnano, direzione mare.
All’altezza del famigerato bivio che porta a Torraccia,
mi si para innanzi una Toyota Yaris grigia targata Ravenna, contromano. Sgrano gli occhi, freno e accosto il più possibile a destra, la evito.

I due occupanti dell’auto mi guardano con stupore, l’uomo al volante mi fa un gesto come a dire “che fai?”, poi arrivano altre auto e uno scooter e il tipo realizza: sono entrato nella corsia di marcia sbagliata. Si scusa con me, come se mi avesse urtato per sbaglio in una fila alle casse del supermercato.

Piccolo ingorgo. Lui innesta la retromarcia e si infila nel distributore per svoltare nella direzione giusta.

Io sono ancora vivo, intero, in sella alla mia moto. Ma tremo come una fogliolina al vento.

E’ stato un attimo, ho pensato a tutto, ho pen- sato al nulla, ma le gambe sotto la scrivania e le dita sulla tastiera ancora tremano, adesso che sono in salvo, in redazione. Ho pensato: “E’ così che finisce la vita? Nel nulla?”.

Il tipo con lo scooter mi si è avvicinato, ha alzato la visiera del casco e mi ha detto: “Eh, ti è andata bene”. Già, mi è andata bene,  entrambi andavamo piano, 2, 3 secondi prima e lo trovavo dietro la curva e lo avrei (mi avrebbe) centrato in pieno.

Ennesima tragedia. Magari i Reggenti al mio funerale, ma forse no, io sono nessuno.
Se fossi morto, forse quell’attraversamento raso sarebbe stato chiuso. Forse.
Il 23 giugno dell’anno scorso infatti, nello stesso punto, anzi, qualche metro prima, è morto Maurizio Pelliccioni a bordo della propria Honda Cbr.
Stessa situazione, stessa dinamica, ma io sono stato graziato. 

Marco Bollini, La Tribuna