San Marino. I 5 Editorialisti. Paolo Barnard: L’IGC potrebbe essere un suicidio economico … di Enrico Lazzari

enrico lazzariMeglio la “scure” sulla spesa improduttiva della Pa.

Il Governo Sammarinese, avvalendosi di non so quali studi macroeconomici e quali “macroesperti”, certamente strapagati, ha fatto la sua scelta: anche la Repubblica di San Marino avrà la sua tassa sui consumi. Anzi, avrà, l’Imposta Generale sui Consumi (IGC), annunciata in pompa magna, quale fosse la panacea di tutti i mali e dopo un furbesco -almeno dal punto di vista temporale- allarme lanciato sullo stato delle casse pubbliche.

Non sono un esperto di macroeconomia, ma la ricetta che prevede l’introduzione di nuove tasse per affrontare un momento di crisi non mi ha mai convinto. Tantomeno lo fa ora dopo l’esperienza italiana che ha visto un sistema in crisi piombare in una grave deflazione a causa delle cure perseguite per risolvere la stessa crisi.

Ho quindi pensato di chiedere ad un collega più ferrato di me in materia -collega in tutti i sensi visto che anche lui si definisce, come me, “ex giornalista”- un parere su cui articolare il primo appuntamento di questa nuova rubrica che, si ricordi, non ha la presunzione di impartire lezioni ma soltanto l’obiettivo di sottoporre ai cittadini, nel caso sammarinesi, senza alcuna censura o influenza diversa dalla volontà di informare, elementi -talvolta provocazioni- in grado di completare l’insieme di basi su cui ognuno può costruirsi una idea propria.

Il cervello è notoriamente una “spugna”, una infinita “banca dati” in cui vengono accantonate tutte le esperienze, le notizie e le nozioni che l’essere vivente “assorbe” durante la vita. Succede per il regno animale e, in maniera assai più complessa, nell’essere umano.

Quando l’essere umano deve prendere una decisione, deve trarre delle conclusioni non fa altro che interrogare la sua “banca dati”, analizzare tutti concetti e le esperienze in essa contenuti e, sulla base di questi, agisce in un senso o nell’altro. Ovvio che se i dati analizzati sono incompleti o errati, l’azione che ne consegue non sarà la più razionale.

Ciò accade anche con l’informazione: se i dati, le notizie e le nozioni che ci vengono sottoposte sono parziali, tendenziose o errate, la nostra idea non sarà realmente nostra, ma saremo stati manipolati. Questa rubrica, dove metaforicamente vestirò i panni di un “avvocato del diavolo”, vi sottoporrà punti di vista “alternativi”, talvolta scomodi, ma sempre razionali e supportati da autorevoli esperti o sensati ragionamenti, sulle varie questioni dell’attualità sammarinese.

Dopo la breve divagazione o premessa, doverosa in questo primo appuntamento, torniamo al merito di questo approfondimento, ovvero l’Imposta Generale sui Consumi, l’Iva alla sammarinese, sulla quale non ho visto levarsi voci profondamente critiche né ho visto direttori di testata e giornalisti “strapparsi” le vesti per portare all’attenzione dell’opinione pubblica le teorie di quegli economisti o esperti di macroeconomia che vedono nell’inasprimento della pressione fiscale una mossa deleteria in questo particolare momento di crisi, né per illustrare ai cittadini le conseguenze del provvedimento sul loro portafogli.

E, credetemi -ma questa è una mia semplice opinione- l’allarme sullo stato delle casse pubbliche, rafforzato dalla presunta impossibilità di pagare gli stipendi pubblici, mi appare oggi estremamente funzionale al piano far passare nell’opinione pubblica, l’introduzione dell’IGP, come un provvedimento indispensabile e non più rinviabile. Ma sarà realmente così indispensabile? Le conseguenze, come accaduto con la cura-Monti in Italia, che ha trasformato una crisi in deflazione (circolo economico vizioso che porta al collasso senza shok esterni), saranno più deleterie del “male” da curare? E, soprattutto, è l’unica cosa che si può fare oggi?

Come anticipato, non mi ritengo un esperto di economia. Ho quindi richiesto a Paolo Barnard, da sempre voce “alternativa” al “Sistema”, ma anche all’”Antisistema”, in materie macroeconomiche, coofondatore della trasmissione Report di RaiTre, già collaboratore delle più importanti testate giornalistiche italiane e, recentemente, “voce” economica del programma “La Gabbia” di La7.
Lo avevo pregato di essere breve e, come suo solito, chiaro e diretto, capace di farsi comprendere anche dal più semplice e “ignorante” dei sammarinesi. Ha soddisfatto in pieno queste mie due richieste. Anzi, è forse andato addirittura oltre affidandomi le sue considerazioni riassunte in appena otto parole: “La nuova Iva sui consumi è un suicidio!”. Punto.

Non vi nascondo che me lo aspettavo… Ma, più che scendere nel dettaglio di complesse dinamiche economiche, vediamo che succederà in concreto, con la nuova Igc, alle nostre tasche. Anzi, alle vostre, essendo io italiano… E non significa che, in quanto tale, stia meglio, purtroppo!

Una delle rassicurazioni che ho sentito relativamente all’igc, onestamente non ricordo da che fonte, ma non è importante, è che i prezzi al dettaglio non aumenteranno in maniera sensibile perchè l’Igc sostituirà la Monofase. Falso. Falso perchè la monofase viene pagata all’importazione e sul solo prezzo di importazione. L’Iva, quindi l’IGC, viene applicata ad ogni passaggio di proprietà della merce, anche a quei prodotti che prima -ad esempio quelli prodotti sul Titano- non pagavano la monofase.

Ma per capire facciamo un esempio concreto fingendo che l’Igc e Iva (per comodità di calcolo) siano al 10%, cosa che come sappiamo non è. Il grossista sammarinese importa dall’Italia un litro di olio extravergine di oliva pagandolo 2,50 euro dal produttore e versando 0,25 euro di monofase. Ha un costo, quindi, di 2,75 euro e lo rivende al negoziante che lo paga 3,75 euro poiché il grossista deve guadagnare 1 euro. Lo stesso olio finirà sul banco del supermercato a 4,75 euro perchè anche il negoziante deve guadagnare un euro.

Con la nuova Igp, invece, il costo per il grossista sarà più basso (2,75 euro, di cui 0,25 di Igp che però recupererà, ma seppure non accadesse formalmente, nel concreto anche prima la monofase ricadeva sul consumatore finale, quindi il minor costo di acquisto all’importazione non determinerà vantaggi sul prezzo finale). Le cose cambiano, però, già per il negoziante. Infatti, per avere lo stesso euro di guadagno, il grossista dovrà vendere l’olio a 3,50 euro più Igc, ovvero, 3,50 + 0,35, quindi 3,85 euro.

Il negoziante, quindi, per avere lo stesso euro di guadagno, dovrà mettere in vendita la bottiglia di olio a 4,50 euro + Igc, cioè 4,50 + 0,45… L’olio costerà al sammarinese 4,95 euro, esattamente 20 centesimi di euro in più di prima. Ciò significa che i prezzi al dettaglio, se l’Igc avrà la stessa aliquota della Monofase, aumenteranno sensibilmente. E senza considerare gli “arrotondamenti” che verranno fatti… Al tempo stesso il potere di acquisto dei sammarinesi calerà della stessa percentuale, da un giorno all’altro!

Di fronte, lo stato, su quella bottiglia di Olio, fino ad oggi incassava 25 centesimi di euro, mentre con l’Igc ne incasserà 45 determinando – a parità di aliquota fra Monofase e Igc- un aumento di gettito pari all’80% sul consumo di prodotti importati.

Un esempio, questo, per farvi comprendere come l’Igc sia ben più pesante, per il consumatore, di quanto lo fosse la monofase. Per calcoli precisi si dovrà attendere di conoscere le aliquote che verranno applicate. Ma ben difficilmente, visto che l’obiettivo è rimpinguare le casse pubbliche, l’impatto della nuova tassa sui consumi potrà essere indolore per i consumatori, per i cittadini.

Inoltre, questo provvedimento, determinerà un importante e repentino balzo in avanti dell’inflazione, con le conseguenze che ogni impennata inflattiva non determinata dal rapporto fra domanda e offerta determina sul sistema economico in cui si verifica. Paradossalmente, una nuova tassa potrebbe addirittura, sul medio termine, determinare un calo delle entrate. L’esempio di ciò ce lo fornisce l’esperienza della vicina Italia…

Allora, anziché intaccare il potere di acquisto dei cittadini, per risanare le casse pubbliche, non è più opportuno intervenire sulle spese improduttive? Già, credo che nessuno in materia, possa eccepire… Il problema arriva quando vanno definite, catalogate le spese improduttive nel dettaglio. Un dipendente pubblico superfluo, ad esempio, può essere definita spesa improduttiva e tagliata? Secondo me, ma non credo di essere solo in questa convinzione, nella Pa di spesa superflua se ne potrebbe individuare tanta. E si dovrebbe intervenire. Purtroppo non è possibile licenziare (e anche dal punto di vista economico non sarebbe saggio farlo) ma è possibile adottare precise misure che non compromettono la qualità del servizio se i sistemi su cui si interviene sono sovradimensionati, come all’apparenza mi pare sia in tanti settori della Pa sammarinese, una sorta di “casta” di privilegiati?.

Allora, perchè non imitare il privato? Anche lo Stato, ormai e purtroppo, è una azienda. E cosa fanno, in tutto il mondo occidentale, grande Germania compresa, le aziende in crisi che non vogliono licenziare parte dei dipendenti? Cosa potrebbe fare ad esempio l’Italia, oggi, per rimediare in quattro e quattr’otto i 20 miliardi necessari, visto che ha un costo in stipendi pubblici quantificato in circa 200 miliardi di lire?

Le aziende del privato quando in crisi ricorrono al contratto di solidarietà: meno ore di lavoro e proporzionale riduzione dello stipendio. Perchè sul Titano non partire da qui -e rappresenterebbe un primo passo di riequilibrio fra “casta” e “sfigati” cittadini- anziché da una tassa che avrà pesanti ripercussioni sull’intero sistema economico sammarinese? Da una tassa che, secondo il parere autorevole di Paolo Barnard, ucciderebbe l’economia sammarinese?

Enrico Lazzari