San Marino, i calcoli Afis: con la riforma IGR tasse sui frontalieri fino al 200% in più

La nuova riforma dell’Imposta generale sui redditi della Repubblica di San Marino rischia di trasformarsi in una vera stangata per chi lavora oltreconfine. A metterlo nero su bianco è l’Associazione Frontalieri Italia San Marino (Afis) che, grazie a uno studio fiscale curato con il supporto del dottor Giovanni Benaglia dello Studio Grassi Benaglia Moretti di Rimini, ha quantificato con precisione l’aggravio fiscale che ricadrà su dipendenti e pensionati frontalieri: da un minimo del 7% fino a un massimo del 200% in più in base al reddito.

Conti alla mano, colpiti i redditi medi

Secondo Afis, le modifiche presentate dal governo sammarinese come un “riequilibrio fiscale” colpiscono in realtà soprattutto i redditi medi. A questi lavoratori, infatti, l’aumento della tassazione riduce lo spazio per il recupero delle spese detraibili come mutui, ristrutturazioni, spese mediche o figli a carico. Al contrario, i lavoratori con stipendi più elevati sarebbero praticamente immuni dall’effetto della riforma.

Doppia penalizzazione

Oltre all’incremento diretto delle imposte a San Marino, i frontalieri devono affrontare un secondo ostacolo: la doppia imposizione mascherata. Le ultime pronunce della Corte di Giustizia Tributaria di Rimini hanno confermato che lo Stato italiano non riconosce per intero le tasse già pagate sul Titano, ma soltanto in parte. Risultato: aumentano le aliquote sammarinesi e non diminuisce l’Irpef italiana, con un impatto devastante sui bilanci familiari.

L’appello dell’Afis

“È un’altra mazzata contro chi ogni giorno attraversa il confine per lavorare”, denunciano i rappresentanti dell’associazione. Secondo Afis, il rischio è che la categoria diventi nuovamente “il capro espiatorio di sistemi fiscali diversi e non armonizzati”. Da qui la richiesta urgente di un intervento politico concreto tra Roma e San Marino per risolvere sia l’aumento delle aliquote sia la questione delle detrazioni parziali.

Oggi, mercoledì 10 settembre 2025, dai calcoli messi sul tavolo dall’Afis con lo studio di Rimini emerge con chiarezza che il peso più grande cadrà su lavoratori normali e famiglie, proprio quelle che rischiano di subire la stangata senza poter contare su veri strumenti di compensazione.