San Marino. I diritti civili vanno difesi e alimentati. Non è vero che chi si espone perde i voti … di Alberto Forcellini

La legge sull’IVG ha riaperto il dibattito e le riflessioni sui diritti civili, sulle grandi conquiste che hanno segnato il Novecento, sulle tante tappe che rimangono da conquistare, sul fatto che ci sono ancora tante (troppe) differenze e discriminazioni.

Le norme internazionali sui diritti umani hanno introdotto nel diritto internazionale una dimensione “incentrata sulle persone” e qui si innestano i diritti economici e sociali: innanzi tutto il diritto alla salute, alla scuola, alla sicurezza, al lavoro, ad un alloggio adeguato, al giusto processo, alla libertà di coscienza. E fin qui siamo tutti d’accordo. O quasi, perché la pandemia ha riproposto una grande conflittualità tra il diritto alla salute e le libertà individuali.

Sulla pena di morte e sulla tortura, anche qui siamo tutti d’accordo. Ma quando si comincia a parlare dei diritti sessuali delle donne e della comunità LGBT, dell’aborto, di unioni civili, di fine vita, di migranti, si scatena l’inferno. Si litiga per motivi ideologici, culturali, religiosi, a volte solo per una semplice convinzione maturata su pregiudizi, o peggio per aver letto qualcosa sui social; ma anche tanto per fare polemica o bastiancontrarismo. Basta pensare che il semplice risultato di una partita di calcio crea discussioni, litigi e talvolta anche tumulti, figuriamoci quando si tratta di considerare uguale a noi qualcuno che è diverso. La politica non aiuta: oggi è oltremodo screditata per l’assenza di grandi leader, i partiti sono scoppiati, le coalizioni discordanti e disomogenee. Se poi sui diritti si costruiscono le campagne elettorali, come sta avvenendo in questi giorni in Italia, la conflittualità viene ulteriormente aumentata.

Per questo è importante la spinta che arriva dalla società civile tramite strumenti giuridici quali il referendum, le leggi di iniziativa popolare o, come a San Marino, le istanze d’arengo. La gente è spesso più evoluta della politica, o dei partiti, che non hanno la forza (o l’interesse) ad affrontare i problemi e si pongono su posizioni inquisitorie che non riescono a farsi carico dei problemi della popolazione, prigionieri di presunte convenienze.

A San Marino, il risultato referendario sull’IVG ha superato i partiti e ha posto lo Stato come punto di riferimento. Così è stato a suo tempo anche per il voto alle donne. Questo è il passaggio epocale che segna la conquista del diritto. E segna anche un altro concetto basilare: non è vero che chi si espone sui diritti perde voti. Caso mai è il contrario, perché i diritti vanno vissuti, alimentati e conquistati giorno per giorno; difesi e diffusi laddove vengono negati.

La storia dei diritti civili è fatta di infiniti percorsi, più o meno intersecati tra loro ma è importante ribadire che non ci può essere una gerarchia: i diritti sociali, civili, economici, politici, ambientali sono tutti sullo stesso piano. Sono un po’ come una casa: il tetto è importante quanto le fondamenta e le mura. Se si è costretti alla lotta per la sopravvivenza, non si può pensare ad altro, così i diritti vengono esclusi. E sono ancora tanti i popoli che a causa della fame, delle guerre, delle malattie, dei disastri ambientali vivono in condizioni di negazione di ogni diritto fondamentale, soprattutto donne e bambini a cui vengono negati dignità, salute, rispetto, libertà e giustizia.

Ormai sono passati più di 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, è legittimo chiedersi: a che punto siamo? Anche se viviamo in una moderna democrazia, di recente, abbiamo assistito a una liberalizzazione di odio, intolleranza e cattiveria che temiamo possa oscurare i principi base della civiltà. Riportare la discussione sul lato umano delle notizie ci sembra più urgente che mai.

a/f