Lo Stato ha strappato i figli ai genitori. Si.
Diciamo le cose come stanno.
Che freddo fa quando vai a dormire la sera e ti svegli la mattina e hai sei/sette anni e non ci sono i genitori perché un signore e/o una signora decidono che non puoi stare con la mamma o col padre?
Che freddo fa?
Ti attacchi al termosifone?
Penso ai miei nipoti di 6 e 7 anni.
E la cosa mi fa orrore.
Per me questo e’ il punto.
Il resto del ragionamento arriva dopo ed è sotto questo.
Io parto da questo.
I portatori di certezze, presunti esperti e discutibili intellettuali, come una certa Ponzani l’altro giorno, da Formigli, sono gelidi come una casa prefabbricata, senza caminetto e senza bambini.
I figli non sono dei genitori, ha detto.
Sembra un pensiero di progresso, in realtà ha radici nello sprofondo di tutti i pensieri totalitari.
Certo che non “appartengono”, nel senso di “proprietà”, ma sono figli di una madre e di un padre( si può ancora dire in Italia, al momento…), che hanno una podestà e una responsabilità su quei figli, che hanno generato e amano, che, sino a prova contraria e’ cosa più importante della podestà e della responsabilità di una qualsiasi o un qualsiasi dipendente dello stato che si auto assegna i figli di un padre e di una madre.
Prima di “strapparli”, cosa non da escludere, ma che deve essere in fondo all’ultimissima parte della coda delle procedure burocratiche che si svolgono nelle mura prefabbricate di un tribunale, occorre tentare ogni cosa per tenere i bambini con la madre e il padre dentro le mura di pietra di una casa nel bosco.
Tipo.
La scuola più della home school, preferibile, ma non determinante.
Una casa in sicurezza? Certo, lo si faccia, lo si imponga, se necessario, si aiuti a farlo, meglio.
Ma attenzione. Attenzione. Non sono più sicure, più confortevoli, più calde, decine di migliaia di case, casupole, con i bagni intasati, con fogne inesistenti, con infiltrazioni ovunque, con i tetti sfasciati, delle case popolari, delle periferie urbane, delle vele di Napoli o della periferie di Palermo. Luoghi delle spaccio e della perdizione, dove i bambini vengono educati al peggio, nell’indifferenza dello stato accigliato e disturbato per la casa nel bosco.
Socialità?
E’ dimostrato che hanno reti di relazioni sociali loro. A me non piacciono. Ma non mi piacciono nemmeno le reti di relazioni sociali, e di pregiudizio intellettuale, che fanno crescere in quel modo una Ponzani o un Travaglio o un Formigli o un Vannacci. Per dire. Per dirla tutta.
In sostanza.
Se i miei figli dovessero decidere di far vivere in quel modo i loro figli mi incazzerei come una bestia.
Ma farei di tutto, di tutto, per riparare, aggiustare, migliorare, la loro condizione di vita. Anche con autorità.
Ma riterrei un fallimento insopportabile l’autoritarismo statale dello strappo.
Ecco.
Sergio Pizzolante













