Menicucci (Anis): “Verra? inoltre anche a mancare il contributo dello Stato considerato che nel 2019 non avverra? alcun trasferimento. E cio? la dice lunga rispetto al fatto che questo governo non ha un piano a monte visto che lo scorso settembre scriveva che il contributo era intoccabile e che mai sarebbe stato messo in discussione per poi venirci a dire a novembre, solo due mesi dopo, che tutto e? cambiato”.
Non ci piace dover continuare a ripetere che il Paese versa in uno stato di grave difficolta? ma le cose purtroppo non stanno diversamente da come per dovere di cronaca abbiamo cercato di raccontarle. Per questo da piu? parti c’e? stato chi come noi si e? sgolato a ribadire al governo un messaggio vitale: il fatto che urgono le riforme. Quella pensionistica e? cosi? stata al centro del radar della politica per parecchio tempo senza pero? concretizzarsi mai.
L’attesa riforma potrebbe partire nel 2020. Per cercare di dare una risposta rispetto alle ragioni di questa scelta giudicata ‘scellerata’ da associazioni sindacali e di categoria il segretario Santi intervenendo nella trasmissione di Rtv Indaco di Sergio Barducci ha detto “trattandosi di una riforma molto importante nella quale dovranno essere cambiate le regole del gioco ci si e? voluti prendere piu? tempo”.
Vale a dire che rimandiamo la riforma oggi per averne una migliore domani. Visto lo status speciale della Repubblica ci si puo? certo permettere il lusso di rovesciare la massima che qui diventa: “meglio una gallina domani che un uovo oggi”. Una visione quella del Segretario non condivisa per esempio da Romina Menicucci di Anis, anche lei ospite in trasmissione. “E’ molto grave che la riforma sia stata rimandata. La riforma andava collocata all’interno del piano di stabilita? e di sviluppo.
Il posticipo non ci e? stato nemmeno comunicato. Questo ritardo comportera? una riforma piu? onerosa sia per i lavoratori che per le aziende”. Concetto ribadito dal segretario della Cdls Gianluca Montanari: “Mi associo a dire che e? urgente fare la riforma in primis per il fatto che oggi i piu? svantaggiati di tutti sono le giovani generazioni che sono entrate al lavoro.
La riforma si rende necessaria per far decollare la previdenza integrativa, per muoversi verso un sistema contributivo. I rendimenti saranno pari ai versamenti effettivi e cosi? si andra? a tentare di bilanciare economicamente il sistema pensionistico. Oggi abbiamo rendimenti molto oltre il 90% con 40 anni di contribuzione, nella nuova legge, quella del 2011, l’assegno pensionistico con 35 anni di lavoro si attesta sui 1300, 1350 euro.
Ecco perche? e? importante affrancare la previdenza integrativa. Non ci piace tuttavia il passaggio da quota 100 a quota 103 senza gradualita? come del resto non e? accettabile che l’eta? pensionabile passi a 67 anni quando e? chiaro che certi mestieri non li puoi fare oltre i 60 anni.”.
E’ a questo punto che il segretario Santi si spinge a dire che il sistema va ripensato com- pletamente “perche? ci sono tante persone che percepiscono pensioni piu? alte addirittura dell’ultimo stipendio”. Parole che Menicucci non ha lasciato passare spiegando al Segretario come funzionano le cose: “c’e? una legge che vieta che cio? accada e dunque la spiegazione puo? essere solo legata ad una mi- nor tassazione.
Detto questo certo che si deve andare verso una riforma, i contributi incassati del resto ammontano a 126 milioni e se ne spendono 49 in piu?. Verra? inoltre anche a mancare il contributo dello Stato considerato che nel 2019 non avverra? alcun trasferimento.
E cio? la dice lunga rispetto al fatto che questo governo non ha un piano a monte visto che lo scorso settembre scriveva che il contributo era intoccabile e che mai sarebbe stato messo in discussione per poi venirci a dire a novembre, solo due mesi dopo, che tutto e? cambiato.
Questo mancato contributo sara? un’altra tegola che pesera? sulla futura riforma”. Effettivamente quello in carica e? il governo del cambiamento e degli intendimenti che di conseguenza possono cambiare dall’oggi al domani.
La RepubblicaSM