Non si risolvono i problemi dell’inefficienza della sanità pubblica cercando un colpevole. Non c’è un colpevole. O, almeno, non ce ne è, non ce ne può essere uno solo se questo non è il vertice della piramide gestionale, ovvero il “capo dei capi”, colui che traccia le linee politiche di intervento e, direttamente o indirettamente, definisce i target, gli obiettivi, le priorità di intervento… Nel caso della sanità pubblica sammarinese questo vertice non può essere nessun altro che il Segretario di Stato.
Appare perlomeno irrazionale, di fronte a questa considerazione, che Rete, il partito di riferimento del Segretario di Stato Roberto Ciavatta, “vertice” politico dell’Iss, possa credere di risolvere tutti i problemi della sanità pubblica biancazzurra rimuovendo il Direttore Socio-Sanitario, Sergio Rabini.
Ma davvero in Rete qualcuno crede che sostituendo una figura chiave della gestione sanitaria, magari accompagnando l’azione con la recita in coro della formula magica “abracadabra”, tutti i problemi si possano risolvere in un batter d’occhio e anche il più elementare dei servizi, il centralino, inizi a funzionare bene come per magia?
Evidentemente, visto quanto sarebbe accaduto nel “segreto” -di Pulcinella, come consuetudine di ogni summit politico “riservato”- di un recente vertice Rete-Pdcs, potremmo concludere di sì.
Del resto, la personalizzazione delle responsabilità, la ricerca frenetica di un colpevole da accusare e dileggiare pubblicamente è una peculiarità di quelle forze politiche populiste, prive di cultura ed esperienza politica, in cui l’assenza di progettualità viene mascherata dalla continua, frenetica azione finalizzata all’individuazione di un colpevole, da individuare inderogabilmente al di fuori del “movimento” e dei suoi “amici”, e da dare in pasto all’elettorato più distratto, che purtroppo è una larga fetta di popolazione in ogni democrazia compiuta moderna.
Non è un caso, quindi, che Rete, come M5S in Italia, abbia catalizzato gran parte dei suoi consensi non presentando un programma strutturale di governo, ma al grido di “tutti in galera”; “vaffan**”; “via i ladri dalla politica”… Ma, ogni elettore, si è chiesto come avrebbero governato dopo aver “mandato via tutti i ladri dalla politica”, ovvero tutti gli altri politici che, notoriamente, per queste forze politiche, sono tutti “ladri” e “immoralmente corrotti”? Oggi, si è capito che la rivendicata onestà, da sola, non basta per governare bene. E la gestione politica della sanità sammarinese -dopo il tracollo e le tragicomiche giornate dei grillini italiani- ne è l’esempio più evidente.
Alla fine, comunque, il “capro espiatorio” Rabini, l’ha scampata. Almeno questa volta e grazie alla razionalità e al buon senso della maggioranza dei presenti. Ben inteso, non sto sostenendo che Rabini, al pari degli altri membri del Comitato Esecutivo, non abbiano alcuna responsabilità nel dissesto in cui sembra piombata in questi ultimi anni la sanità sammarinese in termini di qualità del servizio fornito. Ognuno, anche l’ultimo dei “portantini”, probabilmente, una sua piccola fetta di responsabilità la può avere.
Alla fine, fortunatamente, avrebbe prevalso anche nel vertice politico “segreto” -l’incrocio delle fonti permetterebbe di evitare il condizionale, ma in assenza di note ufficiali meglio essere prudenti- la linea della razionalità sul piano di Rete che, forse per assolvere il suo Segretario di Stato, più che ad affrontare concretamente i problemi poteva solo gettare fumo e indirizzare le “ire” degli utenti su un obiettivo diverso dal Segretario Ciavatta.
Il problema della sanità sammarinese, infatti, è ormai diventato un problema strutturale, irrisolvibile nel suo complesso da provvedimenti meramente tecnici. La sanità pubblica necessita di interventi politici importanti, che permettano poi, ai tecnici, di mettere efficacemente in campo i necessari provvedimenti. Ormai, difatti, dopo anni di gestione inadeguata e mai lungimirante, i cui effetti sono stati evidenziati repentinamente dall’emergenza pandemica, alla sanità sammarinese sono venute meno le fondamenta su cui ricostruirla e potenziarla.
Prima di tutti vanno risolti i problemi strutturali come -per citarne uno- l’impossibilità di reperire medici oltre confine a causa dei limiti in materia di riconoscimento reciproco, fra Italia e San Marino, delle contribuzioni previdenziali. Un aspetto dei tanti, questo -citato ad esempio per far comprendere il concetto-, che va risolto dalla politica e non dal Comitato Esecutivo dell’ISS, altrimenti impotente nel rafforzare l’organico medico.
E chi deve eliminare questo enorme limite operativo che compromette il rafforzamento degli organici sanitari se non il vertice politico? Di chi è la responsabilità se non si riescono ad assumere nuovi medici, reperendoli oltre confine vista la scarsa offerta interna? Del Direttore Socio-Sanitario o del Ministro, incapace di indurre l’intero governo a trasformare in priorità il superamento di questo ostacolo? Ma davvero qualcuno può -o gli fa comodo- credere che l’unico ruolo della Segreteria di Stato alla Sanità sia quello di reperire e destinare una novantina di milioni di euro ogni anno da destinare al finanziamento dell’Iss?
Se ciò non avverrà, ogni progetto futuro si rivelerà un fallimento, sia economico che in termini di servizio fornito, a cominciare dal nuovo ospedale da 100 e passa milioni. Ogni progetto, sia che costi 20 milioni, come la radioterapia, o “soltanto” tre milioni, come il robot chirurgico… Senza medici -metaforicamente s’intende- lo “piloterà” il Segretario di Stato Roberto Ciavatta o il “nuovo” Direttore Socio-Sanitario che avrebbe dovuto sostituire Sergio Rabini?
Enrico Lazzari