San Marino, i segreti e le paure di un paradiso fiscale

Fabrizio Corona aveva nascosto quassù, nella più antica Repubblica del mondo, il suo tesoretto: un milione di euro. L’hanno beccato l’altro ieri.

Corona a parte, sarebbero 30mila i ‘furbetti’ del Titano, ma il condizionale è più che mai d’obbligo. D’altra parte se questi signori son venuti quassù dall’Italia, e non solo dall’Italia, per portare i loro soldi (nove volte su dieci, inutile girarci attorno, con l’obiettivo di nasconderli al fisco nostrano) è proprio perchè San Marino garantisce privacy, anonimato e segreto bancario.

Ma per quanto? Da dodici mesi ne stanno capitando di tutti i colori da queste parti e già alcuni risparmiatori italiani stanno scappando: chi non scappa, comincia a tremare.

Tempi duri per i ‘furbetti’; San Marino rischia di non essere più il paradiso fiscale di qualche mese-anno fa. Prima è stato retrocesso dalle autorità finanziarie internazionali e inserito, insieme ad altri 39 paesi, nel purgatorio della lista grigia, che vuol dire ‘Stato non affidabile’. Poi scandali e scandaletti hanno coinvolto banche (Asset) e finanzieri locali, infine dieci giorni fa è esplosa la ’bomba’ che ha disintegrato il più antico e glorioso istituto bancario della Repubblica, la Cassa di Risparmio: sono stati arrestati i vertici dell’istituto di credito a seguito di un’inchiesta della Procura di Forlì. E quell’inchiesta, insieme a una presunta ‘invasione’ di stato dell’autorità giudiziaria italiana, ha fatto infuriare anche il governo del Titano, che ora soffre della sindrome dell’accerchiamento.

IL PROBLEMA vero è che il confine fra ciò che è lecito e ciò che non lo è, non sempre è così ben definito nei rapporti fra Italia e San Marino: spesso trionfa l’ambiguità.

Per riprendere l’esempio di partenza, il tesoretto di Fabrizio Corona è stato individuato perchè un magistrato italiano ha chiesto la rogatoria ai colleghi di San Marino, informandoli che si stava indagando Corona per bancarotta, reato perseguito anche sul Titano. E allora i magistrati sammarinesi hanno collaborato (nell’ultimo anno è successo duecento volte) con quelli italiani.

Il pasticcio scoppia se l’Italia indaga ‘mister x’ per evasione fiscale: in questo caso San Marino non è tenuto a rispondere, perchè l’evasione fiscale sul Titano non è reato. E’ per questo motivo che negli anni migliaia di persone hanno percorso con le tasche piene di contanti la superstrada che collega Rimini a San Marino: entrati in banca, e superati gli eventuali posti di blocco della Finanza italiana, si è come in una botte di ferro, in una cassaforte arcisicura, garantiti nella propria privacy e tante volte nella propria evasione fiscale (per non parlare di traffici ancora più sporchi). E l’altra parte in causa, la banca sammarinese, non ha commesso del resto alcun tipo di ireegolarità: ha semplicemente, e regolarmente, raccolto quattrini secondo la normativa sammarinese. E l’Italia non può certo pretendere che un altro stato cambi aliquote fiscali o imposte varie.

FORSE PERÒ questo sistema bancario sammarinese si è allargato troppo nell’ultimo decennio. Le banche, fino al Duemila, erano quattro: oggi sono diventate dodici, tre volte tanto. Le finanziarie (59) spuntano come funghi, i depositi (14 miliardi di euro, 8,5 arrivano ufficialmente dall’estero) sono cresciuti di più del 50% in otto anni, qualche istituto sammarinese ha cercato di mettere il naso, con strutture proprie più o meno mascherate, anche fuori dai confini. Insomma: «Il Lussemburgo ha 240 banche, noi ci siamo messi a rincorrerle. Forse ci siamo un po’ montati la testa» ammettono in molti.

E adesso è il tempo del mea colpa. Lo chiede l’Italia, lo chiedono l’Europa e il mondo. Si stanno per firmare accordi rivoluzionari. Il segreto bancario praticamente non ci sarà più ed è questa la vera rivoluzione: anche un’agenzia delle entrate italiane avrà la possibilità di ficcare più o meno direttamente il naso sui conti correnti di San Marino. Il governo della Repubblica più antica del mondo un po’ resiste, ma alla fine dovrà cedere, come stanno facendo in Svizzera e altrove. Ecco perchè i 30mila furbetti del Titano sono in panico: forse la pacchia è davvero finita.

 

DA ILRESTODELCARLINO.IT