Nell’occasione di questa giornata che ha come scopo la valorizzazione del messaggio educativo e che riconosce l’importanza e il valore strategico del sistema formativo nella progettazione del futuro del nostro paese, non possiamo che portare un messaggio, una parola che voglia significare volontà di condivisione rispetto al tema proposto, ma che, tuttavia, evidenzi quanto poco tale tema sia in realtà riconosciuto come priorità. Domandarsi come debba essere il sistema formativo a San Marino da qui a venti anni, e come questo debba mutare in relazione ai tempi e ad una società che cambia con velocità crescente, è dovere di ogni classe dirigente. Come personale docente e non docente dei vari ordini di scuola, vogliamo tuttavia esprimere la nostra contrarietà (e sottolineare una certa discrasia quando si parla di qualità) rispetto alle volontà che spesso i governi, in particolare nei momenti di crisi, esplicitano; parlare di scuola del futuro, di qualità della docenza, di strutture idonee, non ha senso se non si prevedono investimenti, oggi, per raccoglierne i frutti domani.
A noi sembra che, nonostante qualcuno evidentemente abbia più volontà e coscienza rispetto ad altri, vi sia chi invece all’interno dello stesso esecutivo abbia solo volontà di tagliare proprio in questo settore, così come nella sanità pubblica, ovvero in quei settori che dovrebbero essere i due “fiori all’occhiello” di ogni welfare state.
Non possiamo che opporci a questa visione delle cose; è ovvio che la scuola deve cambiare, ma deve farlo per il meglio. Per fare ciò è necessario anche ascoltare le voci dei docenti e quelle dei non docenti, quelle degli alunni e delle loro famiglie, poiché la scuola non è fatta di mattoni e cemento, ma di persone. La scuola è un bene di tutti, un bene della società, nella scuola si costruisce il futuro; come pensare di riformare il nostro sistema educativo senza il pieno coinvolgimento degli attori che fanno, che sono la scuola?
Nei momenti di crisi c’è bisogno di condivisione, non di misure pensate ed imposte da pochi. Una politica lungimirante prima di proporre tagli al sistema formativo andrebbe scrupolosamente a cercare dove si annidano gli sprechi veri, e abbiamo ragione di pensare che ve ne siano tanti. Del resto mentre si parla di un decreto che prevede opinabili misure sul nostro settore, si creano uffici di gestione del personale sempre più numerosi e con livelli dirigenziali.
Una comunità che voglia affrontare un periodo di crisi economica come quello odierno, con la consapevolezza e l’orgoglio di esserlo, dovrebbe riuscire a dialogare su questi temi; ovvio che, se qualcuno avesse l’intenzione di assumere provvedimenti sul settore scuola senza un serio confronto che tenga conto delle osservazioni di tutti, deve sapere che il personale del settore, e crediamo anche la cittadinanza, farà tutto il possibile per evitare che vada in porto qualsiasi scelta che possa minare il futuro dei nostri ragazzi.