San Marino. I soldi per difendere il Consigliere Tonnini (Rete) non ci sono, per denunciarla sì

Nessuna copertura per la causa intentata contro di lei in Lussemburgo da Confuorti. Dal Cda di Carisp arriva l’ok per querelarla con i soldi dei sammarinesi!

I soldi per difendere il Consigliere Elena Tonnini dal procedimento avviato contro di lei da Confuori in Lussemburgo non ci sono. Cassa invece – banca dello Stato –i fondi per fare causa alla Tonnini pare che li abbia reperiti. Clima surreale in Aula quando il Consigliere Pedini Amati di Md comunica che “mentre in Aula si chiedono i soldi ai cittadini, il Cda di Cassa ha dato mandato di denunciare Elena Tonnini con i soldi pubblici”.

Sullo sfondo il “Caso Titoli” e le dichiarazioni del Consigliere di Rete durante la serata pubblica organizzata da Dim dove si faceva riferimento alla chat “Titans”. Si alzano i toni, viene chiuso il microfono a Pedini e i capigruppo convocati dalla Reggenza nella saletta del Consiglio dei XII.

La seduta viene momentaneamente sospesa.

Da indiscrezioni raccolte dalla SmTv, pare che il cda di Cassa con la contrarietà di tre membri abbia dato mandato al legale della banca di denunciare la Tonnini.

Se Andrea Rosa mi vuole denunciare – commenta alla tv il Consigliere di Rete – lo faccia personalmente e non utilizzi soldi pubblici né il tramite di Carisp, facendone una questione politica per una denuncia che nulla ha a che fare con Cassa perché dentro alla chat dei Titans, da come emerge dalla convocazione di Morsiani – continua la Tonnini – si faceva tutto tranne gli interessi di Cassa di Risparmio. In questo modo si difende l’ex Cda – conclude – quello legato al Monte dei Paschi di Siena che comunicava con Confuorti”.

A ripresa dei lavori commenta la notizia anche Iro Belluzzi: “Si difende – dice – un interesse privato con soldi pubblici, quelli di Cassa”.

In realtà a San Marino ci stiamo abituando a questo ed altro. Ci sono soggetti che invece che fare mea culpa, preferiscono denunciare. Ma questo sarebbe ancora niente. Il problema è che trovano terreno fertile per queste denunce. Si prenda ad esempio la condanna recente di un collega giornalista (David Oddone ndr) che ha reso note – pure lui! – alcune chat dove si potevano leggere commenti di pubblico interesse. Invece di andare a sviscerare i contenuti dell’articolo si è preferito punire chi faceva il suo lavoro nell’interesse dei cittadini.

Per fortuna c’è sempre Strasburgo e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: una strada lunga e non facile da percorrere ma che oggi appare l’unico baluardo verso i poteri forti.

Nella vicenda tuttavia arriva il lieto ne, si fa naturalmente per dire. Dalla Tv di Stato apprendiamo infatti che il Consiglio di Amministrazione di Cassa ha “ritenuto sussistenti i presupposti perché la tutela fosse concessa. Il Consigliere Rosa in propria piena autonomia, pur apprezzando la solidarietà e il dibattito evoluto e la valutazione positiva nei suoi confronti, ha deciso di non formalizzare alcuna richiesta di tutela legale per il caso in questione”. Alla fine insomma Cassa i soldi per la querela li avrebbe anche dati, ma Rosa eventualmente se la pagherà da solo.

La RepubblicaSM