San Marino: IGR Beautiful, stagione 2. Il sindacato combatte contro lo stesso mostro della paura che ha nutrito e ingrassato … di Enrico Lazzari

C’è un vecchio detto che, tra le mura del Titano, risuona oggi con l’eco beffarda di una sentenza inappellabile: “Il Diavolo fa le pentole, ma non i coperchi!”. Benvenuti alla seconda stagione di “IGR Beautiful”, la telenovela fiscale che non smette di stupire, dove la trama di questa settimana vede i Sindacati (la Triade CSdL-CDLS-USL) scagliarsi con furia indignata contro l’Associazione Frontalieri (AFIS) e il suo consulente, rei di diffondere “fake news”, tabelle terroristiche e disinformazione sull’aumento delle tasse. Dicono che i conti non tornano, che si spaventa la gente, che è scorretto. Ma guarda un po’. Fa quasi tenerezza, se non fosse tragicamente comico, vedere i vertici sindacali stracciarsi le vesti contro quell’allarmismo che anche loro hanno contribuito ad alimentare per poi cavalcare.

Enrico Lazzari

Perché diciamocelo chiaramente: fino a ieri l’altro, agitare lo spettro della stangata, usare calcoli catastrofici sull’inverosimile “zero Smac” e scaldare gli animi faceva tremendamente comodo proprio a loro. Serviva a riempire la Piazza, serviva a portare la gente in strada, serviva a trasformare in successo ben due scioperi generali contro il Governo. In quel caso, l’allarmismo non era “fake news”: era “mobilitazione democratica”. Oggi, invece, che la riforma è stata benedetta dalla loro firma e il “pasticciaccio” è diventato legge anche grazie al loro avallo, quegli stessi metodi, quelle stesse paure e quelle tabelle impazzite diventano magicamente “veleno”.

Ecco servito il contrappasso dantesco in salsa sammarinese: il sindacato è costretto oggi a combattere, armato di comunicati stampa e smentite, contro lo stesso mostro della paura che ha nutrito e ingrassato per mesi. Hanno indotto la piazza a ringhiare per “quattro spicci”, e ora si stupiscono se la piazza morde anche la loro mano.

Ma se il Sindacato paga il prezzo della sua incoerenza, l’AFIS sta mettendo in scena un teatro dei capricci che offende l’intelligenza dei lavoratori stessi, con quella guerra dei pallottolieri in cui ballano 2.500 euro di differenza tra una stima e l’altra.

Tuttavia, il punto più basso si tocca quando si piagnucola sul meccanismo Smac, fingendo di non capire come gira il fumo. Lo sgravio fiscale legato alla spesa in territorio è, per lo Stato, un’operazione a costo zero o quasi, un circolo virtuoso elementare in cui tu spendi a San Marino, lo Stato incassa tasse e Monofase in più da chi vende di più e ti restituisce una parte di quel “bottino” sotto forma di sconto IGR. Senza quella spesa, non ci sarebbero i soldi per lo sconto. Lamentarsi di questo significa volere la botte piena e la moglie ubriaca.

E qui veniamo al punto più ridicolo delle “lamentele” frontaliere: la presunta “impossibilità” di spendere sul Titano. Siamo seri? Ogni giorno migliaia di frontalieri varcano il confine, percorrono la superstrada e sfilano davanti a decine di distributori sammarinesi dove il carburante (Diesel, benzina, GPL) costa sensibilmente meno che in Italia. Il tetto massimo smaccabile per i carburanti è di 1.500 euro annui, ovvero circa 125 euro al mese. Un pieno e mezzo. Volete farci credere che sia una tortura cinese fermarsi a fare benzina dove costa meno, risparmiando subito alla pompa e poi ancora sulle tasse? O forse i frontalieri preferiscono pagare di più in Italia per il gusto perverso di lamentarsi poi del fisco sammarinese? Basterebbe il solo carburante per smontare la tesi della “discriminazione” (incassare un bonus non trascurabile), il resto è puro capriccio.

Certo, in questo caos c’è un terzo colpevole: il Legislatore sammarinese, bravo ragioniere ma pessimo uomo di marketing. Per evitare questo psicodramma etnico-fiscale bastava un tocco di furbizia: non inserire lo “sconto Smac” dentro la riforma IGR, prestando il fianco alle accuse di disparità formale, ma creare a parte un “Programma Fedeltà San Marino”. Un bonus annuale, identico nella sostanza e nella cifra, erogato via bonifico a chi – residente o frontaliere – striscia la carta. Stessi soldi, stessa logica, stessa proporzione al reddito, ma zero appigli per le lamentele dell’AFIS. Invece, hanno servito l’assist perfetto per chi voleva fare polemica.

E così, oggi, ci ritroviamo con un Sindacato che combatte contro i fantasmi che ha creato, un’Associazione che urla alla luna perché non vuole fare benzina a prezzo scontato e un Governo che non sa impacchettare i suoi regali.

La coerenza, signori miei, è l’unica cosa che a San Marino non si riesce mai a detrarre con la Smac. Ma mettetevi comodi: la terza stagione di questo show – quando la nuove tasse saranno moduli IGR e non tabelle – promette di essere ancora più esilarante…

Enrico Lazzari