In un’emergenza sanitaria che, oltre alla salute ci ha tolto la socialità, la ricorrenza dell’Arengo porta prepotentemente alla ribalta quel senso di comunità che è stato alla base della costruzione della moderna democrazia. Oggi, quell’antico valore viene declinato secondo i concetti di responsabilità e volontariato, ideali che si estendono e si connettono intimamente con il senso di appartenenza ad una comunità. Ovvero, quell’antica alleanza tra cittadini uniti per tutelare i beni comuni. Che non sono solo i beni materiali, quanto piuttosto quelli appartenenti alla dimensione valoriale, come la memoria, il rispetto reciproco, la tolleranza, la solidarietà.
Partecipazione, condivisione, trasparenza, protagonismo: sono queste le parole chiave di un sistema di relazioni umane e sociali, che consente a una comunità di riconoscersi intorno a valori condivisi e di prendersi cura, sia delle persone che la compongono, sia degli spazi in cui vivono. Entrambi gli elementi, le persone e gli spazi, sono soggetti infatti a forte rischio di degrado, che inevitabilmente si trasforma in disagio.
Storie di ordinaria resilienza, di erranza, ma soprattutto di “restanza”; storie legate all’abbandono, alla solitudine degli spazi vuoti e al degrado di quelli urbani, alla alienazione dei “non luoghi” (i centri commerciali sono uguali in tutto il mondo, quindi non hanno identità), hanno alterato, se non forse compromesso, il senso di comunità. E allora, restare e partecipare diventano un atto di coraggio, una tela tessuta intorno alla conservazione della comunità.
Solo su questo humus possono crescere i progetti e le iniziative per perseguire insieme la tutela ambientale, lo sviluppo di energie rinnovabili, il recupero di produzioni e mestieri tradizionali, lo sviluppo delle economie locali, la valorizzazione dei beni comuni e la rigenerazione degli spazi abbandonati; ma anche le attività di inclusione, i servizi sociali, il volontariato, le iniziative culturali legate alla memoria, alla formazione, alla conoscenza.
Molte delle decisioni che vengono prese dalle Istituzioni spesso non trovano appoggio nella cittadinanza, che si sente parte passiva, nonostante in più occasioni il cittadino dimostri di voler partecipare ed essere informato in maniera più approfondita. Al contrario, la partecipazione attiva dei cittadini porta benefici a ricaduta sulla vita pubblica e crea un forte senso di comunità. Quindi ci dobbiamo porre come obbiettivo principale quello di rinsaldare il legame tra i cittadini e le Istituzioni, promuovendo più momenti di incontro e di partecipazione, ovviamente nei modi e nei tempi in cui ciò sarà possibile.
Si parte da una mancanza e si reagisce per il riscatto: i cittadini, uniti insieme, per rispondere concretamente a situazioni di necessità. Queste dovrebbero essere le linee guida di ogni forza politica, soprattutto adesso, come accadde il 25 marzo del 1906.
a/f