San Marino. Il cammino fino a Santiago di Compostela di Marco Bollini. Da O Cebreiro a Triacastela

Marco BolliniI ragazzi nel dormitorio si iniziano a svegliare e i loro rumori, svegliano anche me. Mi preparo e uscendo dell’albergue mi accorgo che è tutto buio. Controllo l’ora, sono le 6:30. A O Cebreiro è tutto chiuso, così, ancora una volta parto senza aver fatto colazione. Illuminati solo dal chiarore delle stelle, seguiamo la strada. Arriviamo al primo paesino dopo circa una mezz’ora di cammino, ma anche qui è tutto chiuso. Il percorso a questo punto lascia la strada principale, prendendo una strada secondaria indicata dal cammino. Si arriva ad un bivio, il sole non è ancora sorto ma si comincia vedere abbastanza. Ciò nonostante non riesco a vedere l’indicazione per il cammino, così proseguo, fino a giungere nei pressi di un piccolo paesino. Solitamente in questi posti i cani che si incontrano lungo il cammino sono docili e calmi, ormai abituati al passaggio di pellegrini. Qui no, due cani mi vengono incontro minacciosi ed iniziano a ringhiarmi contro. Inizio a capire di aver sbagliato strada, ignoro i cani e vado avanti. Vedo un allevatore intento a lavorare in una stalla. Mi avvicino e gli chiedo se è la direzione giusta, lui sorridendo mi dice che mi sono perso, ma la strada per ritornare sul cammino è facile. “Seguire sempre la strada e all’incrocio a sinistra”, facile penso. Faccio come mi dice, scendo lungo la strada, il ginocchio sinistro mi fa molto male e come se non bastasse ricomincia a farmi male anche la gamba destra, arrivo all’incrocio e vado a sinistra. Qui la strada conduce ad un nuovo incrocio a tre biforcazioni. Prendo la strada principale, ma arrivato alla prima casa, una vecchina uscendo da una stalla, mi urla qualcosa, capisco di aver preso ancora la strada sbagliata, la signora mi indica con la testa che devo tornare indietro e prendere la strada accanto, seguo le sue indicazioni è finalmente dopo una lunga salita arrivo ad Alto do Poio, sono le 10 e posso finalmente fare colazione. Riparto ma la gamba mi fa male, così sono costretto a camminare molto lentamente vedendomi sorpassare da tutti gli altri pellegrini. Arrivo in un’altro paesino, con 6 case, abitate da contadini ed allevatori. Una vecchina richiama la mia attenzione, mi avvicino e mi porge una crêpes dopo averla zuccherata per bene. Mi fermo a fare due chiacchiere con lei, non capisco tutto quello che mi dice ma dice che, ogni mattina, dopo aver raccolto le uova delle sue galline, prepara queste crêpes che offre ai pellegrini. La saluto e ma prima di ripartire ci tiene a farmi assaggiare il latte delle sue mucche. La saluto e rigenerato, mi rimetto in cammino. La strada è tutta in discesa e nei tratti più ripidi sono costretto ad andare pianissimo e sono costretto a vedere gli altri pellegrini che mi sorpassano augurandomi Buon Cammino, psicologicamente è devastante camminare e dopo tanto tempo ci si accorge di aver fatto pochissima strada. Le gambe iniziano ormai a tremare, quando in un tornante leggo “Bar 180m”. Pian pianino arrivo al bar nella frazione di Fillobal, un panino col prosciutto, una bottiglietta d’acqua ed una pastina di Ibuprofene e sono pronto a ripartire… stringo i denti e percorro gli ultimi 4 km fino ad arrivare a Triacastela.

Marco Bollini