Quando arrivo a Sarria, sono molto preoccupato e demoralizzato.
Avevo talmente tanto male al ginocchio che ho fatto fatica ad arrivare. Non ho voglia di sentire nessuno e vado in un albergue i cui proprietari sono di origine italiana, più precisamente di Bergamo.
Ho lo stomaco chiuso, quindi dopo essermi fatto una doccia, non pranzo e mi stendo nel letto. Si fanno le 20:00, mi alzo dal letto e zoppicante vado al ristorante dell’albergue e ordino una pizza.
Torno a letto e mi guardo un film. Verso le 22:40 ricevo un messaggio di Marino, il mio fisioterapista, che mi chiede che mi è successo. Gli spiego il problema e in un secondo centra il problema.
Mi dice di massaggiare il “vasto mediale” e muovere la rotula. La seconda parte mi è chiara ma il “vasto mediale” mi è piuttosto sconosciuto.
Cerco su Google e lo trovo… (si trova nella coscia interna e si attacca alla rotula). Fino a mezzanotte mi massaggio e mi muovo la rotula nella speranza di avere dei benefici la mattina seguente, poi mi addormento.
Mi sveglio alle 7, faccio colazione, riempio le borracce e mi incammino.
La strada è subito in discesa, così testo subito il ginocchio che reagisce bene. Ottimo penso. Non forzo, tengo il passo di sempre, lento ma continuo. Lascio la città superando la ferrovia. Passo la cittadina di Barbadelo, da qui in poi è un susseguirsi di paesini e frazioni rurali. Il paesaggio è molto verde e tranquillo e con un po di emozione, ad A Brea, passo il pilastrino che mi indica gli ultimi 100km di cammino per Santiago.
Gli ultimi 8 km sono un susseguirsi di discese, in cui inizia a farmi male l’altro ginocchio ma non mi preoccupo, so quello che devo fare, mi fermo e pratico l’automassaggio, va un po’ meglio. Finalmente si inizia a vedere Portomarin.
Affronto l’ultima discesa molto ripida e arrivo al lago artificiale che mi fa capire di essere arrivato alla meta.
Marco Bollini