San Marino. Il capo del Cremlino sta male, possiamo cominciare ad immaginare una Russia senza Putin? … di Alberto Forcellini

Alcune fonti riferiscono che Putin sia stato operato, affetto (sembra) da un cancro. Da alcune settimane ormai si rincorrono voci sulle condizioni di salute del presidente russo. Secondo alcuni, i segni della sua presunta malattia sarebbero evidenti nelle uscite pubbliche e nei video che vengono diffusi. Diversi testimoni sottolineano come alcuni segnali siano rintracciabili anche nella parata dello scorso 9 maggio: il trascinare la gamba destra, il braccio storto, il viso pallido, l’aspetto esausto. Pare che, per coprire l’assenza del leader del Cremlino durante l’intervento chirurgico, sarebbe stato ideato un piano di “supplenza” di almeno dieci giorni.

Il dibattito si sovrappone all’andamento della guerra in Ucraina, che avrebbe dovuto essere una veloce carrellata verso la vittoria della Russia. Ma le cose sono andate diversamente, con la ritirata sul fronte di Kiev e i grandi problemi nel Sud-Est. Allora, nella parata del 9 maggio, bisognava annunciare che quella contro l’ex paese fratello non è un’Operazione Speciale bensì una guerra vera e propria e avviare la mobilitazione per poter disporre di tutte le risorse necessarie per condurre una campagna di attacco “totale”. Ma il capo del Cremlino avrebbe deciso di non farlo per paura delle ricadute sociali e politiche di una simile decisione. Migliaia e migliaia di uomini richiamati alle armi (se non milioni) avrebbero potuto innescare reazioni imprevedibili in un paese già fiaccato dalle sanzioni e dall’ostracismo di buona parte del mondo.

È il segnale che Putin si sta misurando con lo scontento del cerchio magico dei suoi sostenitori: la guerra va male e le cose peggioreranno. Diverse fonti russe parlano oramai apertamente di mugugni e perfino di esplicite critiche al modo con cui la sta conducendo. La sfiducia sulla valigetta nera del nucleare: il presidente teme che gli altri anelli della catena, se dovesse «premere il pulsante», possano disobbedire. Sarà proprio la guerra in Ucraina a decidere il futuro di Putin e la sua permanenza al Cremlino. Nel caso in cui i falchi avessero la peggio, i tecnocrati dell’amministrazione sono pronti a spartirsi il potere

L‘invasione dell’Ucraina è dunque uno spartiacque non solo per i rapporti tra Russia e Occidente, ma anche per il Cremlino, arroccatosi in una posizione complicata sul versante interno, proprio perché dipendente dagli esiti della guerra e sempre più isolato sullo scacchiere internazionale. In questo senso sul futuro di Vladimir Putin pende un grande punto di domanda che, in maniera semplificata, avrà una risposta chiara solo quando il conflitto sarà concluso e le sue conseguenze contabilizzate, dentro la Russia e soprattutto nei palazzi di Mosca.

Ma chi potrebbe prendere il posto di Putin? In oltre 20 anni al Cremlino, inclusi i quattro in cui ha ceduto il posto a Dmitri Medvevdev, il nuovo zar ha rafforzato la verticale del potere e ha fatto da mediatore tra i gruppi concorrenti: gli eredi dell’oligarchia yeltsiniana e quelli che lui stesso ha fatto crescere nel cerchio magico dei suoi fedelissimi a San Pietroburgo, dai siloviki, cioè l’élite militare, amministrativa e dei servizi; ai tecnocrati, tra i quali si è sviluppata la nuova generazione che aspira a prendere il posto della precedente. La guerra in Ucraina, soprattutto i suoi riflessi negativi, potrebbe accelerare questo processo di cambiamento.

Le prossime elezioni presidenziali sono in calendario nel 2024: Putin (1952), attraverso l’irrigidimento del sistema e le modifiche costituzionali, ha rafforzato il ruolo del capo dello Stato rispetto a governo e parlamento, potrebbe rimanere in carica per almeno altri sei anni.

E se prima della guerra era difficile ipotizzare una mossa, il conflitto porta con sé maggiore incertezza. Come hanno mostrato gli anni passati, gli equilibri possono cambiare facilmente e i risultati della guerra saranno decisivi per gli spostamenti sul breve periodo. I nomi che circolano per la successione di Putin sembrano oggi comunque piuttosto deboli: sono quelli del ministro della Difesa Sergei Shoigu, quello dell’ex primo ministro Dmitry Medvedev, il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin. Tuttavia, l’impressione è che Putin sia spinto dai suoi stessi sodali a proseguire finché può, perché la sua successione aprirebbe un vuoto difficilmente colmabile. L’assenza di un’opposizione in grado di imporre un cambio di rotta è affidata a figure come Alexei Navalny e altri uomini che però vengono immediatamente neutralizzati, per cui non può esserci una risposta politicamente strutturata e organizzata. Difficile uscire dalla cerchia di nomi che ruotano attorno al regime di Putin.

Per questo l’opzione più verosimile è che Putin vada a designare un suo delfino, magari tenendo le redini da dietro le quinte come aveva fatto durante il quadriennato di Medvedev tra il 2008 e il 2012.

Ciò nonostante i bookmaker già raccolgono scommesse su una Russia senza Putin. E già c’è chi alza la posta. Kyrylo Budanov, generale maggiore dell’esercito ucraino e capo degli 007 di Kiev, è stato protagonista di un’intervista a Sky News nella quale riferisce che in Russia sarebbe in corso un golpe con l’obiettivo di rimuovere Putin dal potere, ma non ha fornito le prove. Non resta che aspettare l’evoluzione delle cose.

a/f