San Marino. Il caso Titoli e le sue mille sfumature di grigio … di Alberto Forcellini

Fa accapponare la pelle il tono trionfalistico con cui certa stampa riferisce la chiusura delle indagini sul “caso Titoli”. Il caso titoli si sgonfia, rinvio a giudizio per amministrazione infedele. Dei 14 capi e sottocapi di imputazione ne sono rimasti quattro. Archiviate tutte le contestazioni più gravi dall’associazione a delinquere alla corruzione, alla truffa. Grandoni non è rinviato a giudizio. Confuorti non è neanche citato. Ci sta che esultino gli avvocati, anche se in maniera davvero impropria, visto cosa ha significato il caso Titoli per San Marino. Il silenzio, evidentemente, è una virtù fuori moda.

Come sempre, in Repubblica, niente è tutto bianco, niente è tutto nero, ma esiste una vasta gamma di grigi dentro la quale ci sguazza di tutto. È un dato di fatto che l’operazione titoli ha fatto rischiare l’azzeramento del II pilastro del Fondo Pensione: 43 milioni dei soldi dei sammarinesi, con le inevitabili ripercussioni sulla politica. Da una parte le denunce e le battaglie ingaggiate dalle allora opposizioni; dall’altra la strenua difesa dell’operazione da parte del governo a cui partecipavano: SSD, RF, C10. Siccome ognuno ha una visione soggettiva dei fatti, riproponiamo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera il 28 maggio 2018, citando tra l’altro l’ordinanza Morsiani uscita qualche giorno prima su Giornalesm.

(…) Un indirizzo di posta elettronica della Adavantage di Confuorti è stato mittente o destinatario di 146 comunicazioni nel periodo da 11 aprile 2106 /3 settembre 2017 “intercorse – scrive il magistrato – con gli esponenti di vertice di Banca centrale (Grais, Savorelli, Siotto, Sommella), riguardo invece a vicende a vario titolo riferite al sistema bancario sammarinese ed alle funzioni istituzionali di Banca Centrale.”

È questo il quadro generale in cui si è inserita la cosiddetta “operazione titoli”. Cioè BCSM nell’estate 2017 ha investito oltre 43 milioni per rilevare titoli che la Banca Cis aveva in garanzia a fronte di finanziamenti accordati ad alcuni clienti. I titoli erano obbligazioni senza rating e ad alto rendimento emesse da una finanziaria olandese, Demeter, che secondo –  fonti consultate – è tecnicamente una “repackaging entity”, cioè riconfeziona altri titoli. Nello specifico dovrebbero essere titoli derivati e collegati ai gruppi brasiliani Petroleo Brasilero (Petrobras). Gignate petrolifero, e l’investment bank Btg Pactual, che fece un bagno di sangue in Mps.

E i clienti che avevano dato in garanzia i titoli? Membri della famiglia Confuorti; una dipendente dello stesso Confuorti, Chio Okaue, nonché moglie del membro della Vigilanza Siotto; per lo stock più consistente, la Advantage dello stesso Confuorti che, però, a giudicare del bilancio, deteneva quei titoli per conto terzi (oltre avere direttamente obbligazioni Petrobras). Sulla natura di quei derivati è stata comunque già avviata una perizia. Savorelli per ora non parla: il suo avvocato attende di avere in mano, formalmente, gli atti.

Il risultato, comunque, è che grazie alla liquidità di Bcsm, i debiti vengono azzerati con vantaggi per Banca Cis e per Confuorti. Il proprietario di Banca Cis è Marino Grandoni, ingegnere immobiliarista, uno degli uomini più potenti e influenti di San Marino. “Vicenda montata, c’è una lotta in atto a San Marino e noi siamo in mezzo. Viene criminalizzato Confuorti che peraltro è in ottime relazioni con i politici. L’operazione titoli? Ordinaria per Bcsm e non c’è danno.” (…)

L’ex patron di banca CIS, dunque, rivendica le amicizie politiche e minimizza ogni responsabilità. Di certo, l’operazione fu resa possibile da un giochino di decreti emanati e poi ritirati, all’epoca di Simone Celli, ovviamente sostenuto dalla sua maggioranza. Di certo, da questa operazione derivò una fitta serie di eventi che condizionarono Banca Centrale, le dinamiche politiche e il tribunale. Di certo, quando arrivò Catia Tomasetti, si riuscì a recuperare i soldi. Le responsabilità politiche e morali ci sono evidentemente, i sammarinesi le hanno viste benissimo e sanno perfettamente a chi imputarle. Eppure c’è ancora qualcuno che esulta: non ci sono politici indagati. L’attuale maggioranza ha costruito su un mare di fandonie la caduta di quella precedente ed il suo avvento al Governo. Resta il putridume politico delle illazioni, delle calunnie. Chiaro che gridano vittoria: l’hanno scampata bella! Ma alla lettura dei fatti, c’è una parte dell’opposizione che si vanta di aver fatto cadere quel governo e vorrebbe un riconoscimento, mentre l’altra parte ancora rimpiange il fatto che fosse stata fatta fallire. Qui non è più solo questione di grigio: stiamo tendendo al nero fosco della palude Stigia. E se qualche politico ha ancora un poco di coscienza, dovrebbe tremare per quello che è stato fatto in danno di tutti i sammarinesi. Forse, non a caso, oggi si è saputo di un nuovo rinvio a giudizio per Daniele Guidi, ex uomo forte di banca CIS, sempre per una truffa riguardante i fondi pensione.

Vuol dire che la storia non è per niente finita.

a/f