San Marino. Il Comitato pro Cittadinanza incontra la Commissione I. L’intervento di Alba Montanari

Signor Presidente

On.li Consiglieri

A nome del Comitato Civico per la Cittadinanza, desidero anzitutto ringraziare per l’opportunità di questo incontro, che consideriamo un segno di attenzione e di rispetto istituzionale verso un tema tanto importante quanto delicato.

Il fatto stesso di essere qui oggi, insieme, testimonia che la Cittadinanza, non è una questione di schieramenti, ma un tema che interpella -com’è giusto che sia – la coscienza di tutti… e tocca la sostanza stessa del nostro vivere comune: appunto la cittadinanza.

Abbiamo voluto accompagnare questo incontro con la consegna di un documento che raccoglie le nostre riflessioni, perplessità, preoccupazioni, ma anche le nostre proposte nella speranza che possa essere uno strumento utile al dialogo, al confronto e alla ricerca di equilibrio. Lo stesso documento lo abbiamo consegnato mercoledì 22 ottobre alle Loro Ecc.ze che ci hanno ricevuti in udienza.

La nostra iniziativa – come sapete- si è rafforzata in seguito al rigetto della istanza-la n° 17- con la quale “si chiedeva di sospendere l’iter del progetto di legge volto ad eliminare l’obbligo di rinunciare alla cittadinanza d’origine per i residenti naturalizzati”, persone, che dopo anni di vita e di contributo nel nostro Paese, giungono al traguardo del prepararsi ad assumere la cittadinanza sammarinese.

Non è stato quel rigetto, in sé, a preoccuparci.

Ci ha allertato il segnale profondo che da quella decisione abbiamo colto: la percezione che la cittadinanza rischi di essere trattata come un atto meramente amministrativo, un atto burocratico, mentre invece  essa rappresenta uno dei pilastri identitari della nostra Repubblica. Un valore condiviso che parla di identità, di appartenenza, di diritti e di doveri.

In uno Stato piccolo come il nostro, il valore della cittadinanza tocca anche questioni di continuità, di sopravvivenza, di memoria e- mi ripeto- di identità.

Per questo abbiamo ritenuto doveroso promuovere un momento di riflessione collettiva, prima ancora che politica.

Abbiamo ascoltato, in questi mesi, le ragioni di chi sostiene la possibilità di conservare la cittadinanza d’origine insieme a quella sammarinese. Si tratta -è stato spiegato- di un segno di apertura e di inclusione, in linea con le tendenze di molti, ma non di tutti, Paesi europei…che intendono favorire l’integrazione, senza imporre rinunce dolorose.

Sul piano umano, comprendiamo questo desiderio di mantenere un legame affettivo con le proprie origini. Ma riteniamo che per San Marino, realtà statuale unica per storia e dimensioni, sia necessario un equilibrio più attento: perché la cittadinanza non è un ponte tra Stati, ma una scelta di appartenenza piena, che implica identità, responsabilità e partecipazione. Come hanno fatto altri piccoli paesi europei, alcuni dei quali hanno inserito questi concetti nelle loro costituzioni.

Per noi Comitato Civico per la Cittadinanza, questo approccio porta con sé rischi profondi, che non possono essere sottovalutati.

Essa non divide, ma unisce attorno ad un patto comune, ad una scelta di fedeltà che non può realizzarsi pienamente nella doppia cittadinanza. Perché appartenere a due Stati significa, inevitabilmente, dividere un impegno che deve invece restare unico. La cittadinanza chiede una scelta intera, non solo condivisa   un atto di identità che non si può duplicare senza perderne il senso. Noi siamo fermissimamente convinti che essere cittadini sammarinesi significa sentirsi parte di un’unica storia, di un’unica casa che si onora e si difende. La nostra nasce da una storia millenaria, fatta di indipendenza, di sacrifici, di equilibri tra apertura e salvaguardia. E noi crediamo che questo equilibrio vada custodito con prudenza e con amore.

Noi riteniamo che sia un diritto di ogni essere umano avere una cittadinanza, come nel caso dell’ apolidia, e, se proprio si vuole sostenere che sia un diritto, che rimane a livello amministrativo, questo non può essere scisso dalla consapevolezza che è anche una relazione, un atto di reciprocità tra chi chiede di appartenere e una comunità che accoglie. Ma non si può -a nostro avviso- separare il diritto dal senso di fedeltà e di coesione che lo sostiene. E quando le appartenenze si sovrappongono -anche solo parzialmente- può indebolirsi la chiarezza dei ruoli e la piena e totale dedizione allo Stato sammarinese. E fa nascere imbarazzi.

Lo abbiamo visto -a supporto di questo nostro convincimento- recentemente quando un cittadino di un altro Stato -pur ricoprendo incarichi pubblici da noi- ha mantenuto responsabilità politiche ed amministrative altrove. Questo non è un giudizio sulle persone -è un richiamo al principio di coerenza istituzionale. Uno Stato piccolo come il nostro non può permettersi porte comunicanti tra le proprie istituzioni e quelle di un altro Paese.

Temiamo che aprire alla doppia cittadinanza possa portare nel tempo ad una diluzione dell’identità sammarinese, a una percezione sempre più debole del significato di appartenere e di rappresentare questa Repubblica.

Non è una chiusura verso l’altro. È una difesa della nostra continuità, della nostra memoria e di quel senso di radicamento che ci ha sempre distinti come piccolo Stato nel mondo.

Si è detto anche che il NO espresso all’istanza n°17 era un NO alle ideologie del Comitato.

Il nostro Comitato non nasce da una ideologia.   Nasce da un senso civico profondo, da desiderio di preservare un bene comune che non appartiene a nessun partito, ma all’intero Paese.  Non chiediamo di chiudere le porte, chiediamo solo di saperle aprire con consapevolezza, considerando anche le conseguenze culturali e sociali di ogni scelta.

Abbiamo apprezzato invece il riconoscimento che in Commissione I potranno essere discussi eventuali correttivi: è segno che il tema resta vivo, e che c’è la possibilità per… dare alla Repubblica il suo giusto spazio, il suo onorato ruolo, riconfermandolo anche nei consessi internazionali.

Abbiamo accolto, con spirito costruttivo, anche i richiami alla necessità di giuramenti più forti e di percorsi di formazione alla cittadinanza, che riteniamo iniziative importanti per rendere più consapevole la scelta di diventare sammarinesi, anche se non eguagliano -con un esamino finale- la piena consapevolezza dell’appartenenza. Oggi, più che mai, siamo chiamati a ricordare che la cittadinanza non si eredita soltanto: si conquista con la conoscenza delle proprie radici e si custodisce. Solo così può restare autentica e non diventare un passaggio di convenienza tra interessi diversi.

Per quanto attiene ai percorsi di formazione, ben si auspicano anche per i nostri giovani, ultimamente molto distratti e disaffezionati. Abbiamo una proposta in merito.

Sono riflessioni che, di fatto, confermano la delicatezza del tema e la necessità di affrontarlo con prudenza.  A noi è piaciuta questa pausa che è seguita all’iniziale corsa frenetica, segno che anche chi sostiene la doppia cittadinanza riconosce che il tema non è neutro. E quando si ammette che “il problema – cito – si porrebbe nel momento in cui i due Stati entrassero in conflitto d’interesse”, allora si riconosce implicitamente il cuore della nostra preoccupazione.

Ecco perché il nostro invito è semplice, ma fermo: non trasformiamo la cittadinanza in una formula giuridica leggera, ma custodiamola come ciò che è – un impegno, una identità, una promessa di fedeltà e di futuro.

Permettetemi, infine, di richiamare il ruolo del Comites, nato per diffondere la cultura italiana nel nostro Paese, ma che negli ultimi tempi ha oltrepassato il proprio ambito, intervenendo direttamente nel nostro dibattito politico. Riteniamo importante riaffermare, con equilibrio e rispetto, il principio che nessuno Stato deve ingerirsi negli affari interni di un altro.

È un punto di sovranità e di dignità nazionale che le nostre istituzioni sapranno certamente tutelare. Sapranno ristabilire il corretto confine di competenze e riaffermare il principio di autonomia e sovranità che da secoli contraddistingue la nostra Repubblica.

Avrete notato che, come Comitato, non ci muove alcuno spirito di contrapposizione, ma la cura per la nostra identità, la nostra storia, e la fiducia nelle istituzioni. Siamo qui per offrire, con rispetto e sincerità, il nostro contributo di riflessione, certi che il confronto aperto e leale, senza secondi fini, sia la strada migliore per giungere a decisioni giuste e durature.

Grazie.