San Marino. Il Consiglio dia un segnale forte: sostenga all’unanimità la riforma dell’ordinamento giudiziario – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

In questi giorni sta tenendo banco il riferimento del magistrato dirigente del tribunale, dott. Giovanni Canzio, che ha illustrato alla politica l’idea di riforma della Giustizia. Come i lettori sanno ho mantenuto un profilo bassissimo sulla materia, proprio perché credevo e credo tuttora che i giudici abbiano bisogno di tranquillità per operare al meglio. Ed i fari sono rimasti sin troppo accesi su di loro. Perciò mi limiterò ad esporre un paio di concetti, senza entrare nel merito delle novità che si vogliono introdurre, lasciando ad altri questo onere. Fatta tale premessa io credo che più la politica resterà lontano dal tribunale, meglio sarà per l’amministrazione della giustizia. E quanto chiede Canzio va esattamente in questa direzione. Il modello che si vuole seguire è quello europeo, personalmente mi auguro che diventi il più adiacente possibile alla Cedu. Aggiungo un concetto che chiunque può comprendere. Sino ad oggi il sistema sammarinese ha generato problemi che sono sotto gli occhi di tutti. Proprio perché permeabile alle ingerenze della politica. Pensare ad un autogoverno delle toghe dunque è assolutamente auspicabile proprio nell’interesse dei cittadini. E una cosa è certa: bisogna cambiare al più presto, perché così non va. Ho sempre ammirato Canzio e il suo modo di interpretare il ruolo di magistrato in Italia. Nel momento che si è scelta una figura di tale valore e spessore per dirigere il tribunale del Titano è quindi giusto fidarsi e lasciargli lo spazio di manovra necessario per fare evolvere il nostro sistema. In questo senso d’altra parte stanno andando le recenti nomine, tutte di livello altissimo. Possiamo dire che finalmente i Tavolucci stanno riacquistando credibilità e autorevolezza, senza le quali non può esserci fiducia nello Stato. Il merito va diviso equamente fra Ugolini e lo stesso Canzio, i quali hanno una cosa in comune: parlano poco e lavorano molto. Spendo qualche riga anche sulla riforma del codice di procedura penale. Richiesto, annunciato, voluto ma purtroppo mai partorito. Si acceleri perché ormai non è più procrastinabile. Chiudo auspicando la massima condivisione, visto che per mettere a punto quanto doverosamente suggerito dalle toghe servirà una modifica costituzionale. Al di là delle “formule algebriche”, in una questione tanto delicata che inciderà su tutti i sammarinesi dovrebbe a mio parere esserci comunione di intenti fra maggioranza e opposizione, se non l’unanimità del parlamento. Consiglio Grande e Generale che darebbe un segnale forte di serietà e correttezza sostenendo con forza Canzio, mollando definitivamente la “presa” e tagliando quel cordone ombelicale con un potere dello Stato che deve diventare finalmente autonomo anche di fatto.

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”

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