Augusto Michelotti, segretario di Stato per il Territorio
Il nuovo Piano Regolatore Generale si presenta come una novità assoluta nel deprimente panorama urbanistico della nostra Repubblica. 11 precedente governo aveva fatto la scelta del gruppo di progettazione incaricando lo studio Stefano Boeri architetti s.r.l. coadiuvato nell’elaborazione da Mobility in Chain S.r.l. per la mobilità e N.Q.A. S.r.l. (Nuova Qualità Ambiente) per la Valutazione Ambientale Strategica.
L’ Urbanistica a San Marino, nonostante si parli di un paese a valenza statuale, non è mai stata una prerogativa importante della politica per poter determinare un’organizzazione efficiente del territorio con tutte le variabili che si possono intuire all’interno di un progetto generale. Evidentemente si poteva leggere, in base a deter minati comportamenti e a scelte fatte e non fatte, una precisa intenzione a deregolamentare piuttosto che mettere a regime un ordinato assetto del territorio. Nel caos, nella confusione, hanno prosperato e si sono allignati i germi della speculazione spicciola in cui, di conseguenza, si sono fatti largo i poteri forti che sono diventati sempre più forti e potenti in base alla commistione, ormai comprovata, tra affari e politica.
Un periodo oscuro quello dell’ urbanistica recente che va da metà degli anni ’80 a tutti gli anni ’90 e 2000 fino ad arrivare alla crisi economica che, paradossalmente, ha determinato un arresto quali totale dell’ edificazione su tutto il territorio (compresi alcuni ecomostri fermi a metà cantiere) fermando nel contempo la speculazione. Dico urbanistica recente perché la nostra storia urbanistica moderna risale ai primi interventi progettati dall’ ing. Gino Zani nella sua veste di Ingegnere capo dell’ Ufficio Tecnico. Stiamo parlando degli anni 20/30 e i progetti riguardavano piccoli ampliamenti edificatori dei centri abitati per razionalizzare la logica espansione dovuta alle sorgenti esigenze della popolazione.
Si arrivò poi al dopoguerra che non registrò particolari interventi sul territorio (il Kursaal forse?) fino alla costruzione della superstrada che determinò invece una consistente rivoluzione nel quieto panorama edificatorio della Repubblica. Naturalmente, fino a quel momento, tutto lo sviluppo edilizio si basava sulle condizioni economiche generali che erano abbastanza limitate; poi venne il boom economico che si manifestò partendo dalla metà degli anni ’50, per tutti gli anni ’60 e ’70, per poi proseguire, sull’ onda di un certo abbrivio, fino al determinarsi di condizioni non più compatibili con una gestione dell’economia interna basata su criteri non coerenti con una corretta economia che possa certificarsi in trasparenza soprattutto nei confronti dell’ Europa.
L’esplosione di un mercato edilizio strettamente collegato al nuovo benessere della popolazione) si asserragliava principalmente in aderenza alla Superstrada, vero asse portante del traffico veicolare sammarinese che attirò verso di sé ogni attività economica presente allora nel paese. A metà degli anni ’70 si cominciò a sentire l’esigenza di regolamentare questo rapido sviluppo edificatorio lasciato fino a quel momento a gestioni tecnico politiche più che altro basate su un perdente buon senso e sulla pratica diffusa di speculare sui terreni agricoli trasformandoli in lottizzazioni edilizie sparse che poco confacenti erano per le esigenze urbanistiche di un paese piccolo come il nostro. Furono elaborate allora le norme transitorie che avevano più che altro uno scopo protettivo dal1’assalto al paese in piena deregolation. Si cominciava a pensare seriamente a creare norme urbanistiche che regolamentassero in maniera precisa e determinante il territorio; nel ’78„ con l’insediamento di un governo di centro-sinistra si arrivò finalmente alla creazione dell’Ufficio per la Pianificazione Territoriale (il cosiddetto Ufficio del Piano) a dirigenza Marino Grandoni che cominciò gli studi conoscitivi per la realizzazione del primo PRG della Repubblica di San Marino. Consulente incaricato era l’Arch. Giorgio Trebbi. Nel giro di tre anni si giunse alla definizione del primo PRG della Repubblica; l’idea progettuale era basata sul decentramento, cioè, cercare di riportare l’interesse dei cittadini e delle realtà economiche verso i castelli periferici disincentivando la costruzione a ridosso della superstrada e cercando di redistribuire la popolazione attiva all’interno di tutto il territorio. Non staró a descrivere la complessità delle tematiche elaborate e messe in essere all’interno di quel piano, vorrei solo far notare come la sua successiva gestione fu talmente sbagliata e deviante sui veri scopi progettuali (con una presenza invasiva e condizionante della politica) che vanificò completamente ogni nobile aspirazione di miglioramento degli stili di vita dei sammarinesi che una diversa gestione del PRG avrebbe apportato.
A dieci anni di distanza, alla scadenza naturale del primo PRG si elaborò il secondo PRG con
una maggioranza diversa, (partito Democratico Cristiano Sammarinese e Partito
Progressista Democratico Sammarinese); il dirigente dell’Uffico Urbanistica era l’architetto Gigi Moretti mentre il consulente incaricato era il prof. Leonardo Benevolo. I tempi brevi di elaborazione, la mancanza di una linea progettuale e l’assenza di un modello di sviluppo chiaro verso cui determinare il lavoro di elaborazione urbanistica, determinarono la nascita fii un PRG senza idee che potesse in qualche modo caratterizzarlo come il prodotto finale di un confronto e di una scelta d’indirizzo precisa per il paese. Si dimostrò invece come potesse sopravvivere un sottoprodotto di una identità urbanistica priva di valori e di scelte programmatiche in cui buona parte del lavoro di progettazione urbana veniva demandato a Piani Particolareggiati di successiva elaborazione. Il PRG del ’92 di del ineava come una banalissima assegnazione di indici urbanistici in aree più o meno vaste, in pratica un Piano di Fabbricazione. La gestione che poi se ne fece fu addirittura devastante in quanto, essendo mal strutturato e soprattutto privo della benché minima idea progettuale, non poteva fare altro che generare danni su danni. Il Testo Unico delle leggi Urbanistiche ed Edilizie, approvato nel 1995, non migliori la situazione e anzi, col passare degli anni, diventò un autentico colabrodo al punto che con tutti gli escamotage che erano stati messi in atto e che erano stati tollerati da un’amministrazione compiacente e sicuramente finalizzata a favorire l’ esuberante iniziativa privata i costruttori potevano a volte addirittura raddoppiare i volumi costruiti sfruttando interrati fasulli, seminterrati altrettanto fasulli, piani mansardati a volta anche al piano terra, e quant’altro, fioriere e altre amenità scaturite dalla feconda fantasia dei nostri manipolatori delle costruzioni.
Dopo 25 anni di questo martirio con 15 anni di ritardo dalla scadenza naturale del Prg del ’92, finalmente si torna a parlare di urbanistica, quella vera, quella che ha idee valide e condivisibili, che punta alla soluzione dei problemi e delle criticità, quella che progetta il paese e non conta solo le case. Quella che fa proposte di sviluppo e aspetta di condividerle con tutti i cittadini le forze e le categorie sociali, con le imprese e con i professionisti, con i giovani e gli anziani, con le persone bisognose di assistenza e con chi invoca il sacrosanto diritto a vivere in un Paese sano. Il punti del progetto: