San Marino. Il conto Mazzini come il prezzemolo, ridotto a condire tutte le ricette della politica …di Alberto Forcellini

Il conto Mazzini? Si è bloccato per le scelte devastanti del governo. Non ha dubbi il segretario politico di Libera, e neppure i suoi colleghi di partito. Tutta l’azione di ripristino della legalità portata avanti in quest’anno derubricata a “forzature” e “azioni border line” che inevitabilmente avrebbero bloccato il maxi processo. Come fanno a negarlo quelli della maggioranza? Come fanno a non saperlo? Proprio adesso che bisogna mandare segnali di buon senso alla cittadinanza, “quanto sta avvenendo al conto Mazzini, va in controtendenza”.

Ci perdonino gli esponenti di Libera, ma certe affermazioni sono un insulto all’intelligenza di quei cittadini che seguono più o meno scrupolosamente la cronaca politica e tengono alla loro obiettività di giudizio. Il processo Mazzini è stato bloccato per mesi dallo stesso giudice che era stato nominato apposta per portarlo avanti. Lo stesso giudice lo ha bloccato nuovamente lo scorso anno perché mancavano due giudici di appello. In questi ultimi mesi, pur ancora in assenza dei due giudici di appello, aveva comunque impresso una forte accelerazione (Sospetta? Qualcuno spingeva?) L’intento era di chiudere tutte le udienze prima di Natale. Ma è intervenuta all’improvviso la relazione della Commissione d’inchiesta. Non bastasse quanto già emerso dai verbali della Commissione giustizia del dicembre 2017, già per altro richiesti dagli avvocati per essere messi agli atti; si viene a sapere con tanto di prove testimoniali che il capo del pool inquirente era intimamente collegato con il gruppo Grandoni. È venuto dunque a crearsi un insieme di fattori che lasciano pensare che la fase inquirente non sia stata condotta secondo i canoni del giusto processo. L’atto di ricusazione nei confronti del giudice di appello Caprioli, da quel poco che è trapelato, punta il dito proprio sui fatti successi intorno a questa indagine e ai comportamenti adottati dai giudici. Non riguarda i provvedimenti adottati dal governo per riordinare il tribunale. Quindi, di cosa parliamo?

Per come si sono messe le cose, il processo Mazzini è una delle quelle occasioni in cui ogni decisione che verrà presa, sarà oggetto di critiche, contestazioni e magari di conseguenze. Infatti, se per caso gli indagati venissero condannati tout court, un loro eventuale ricorso alla Corte europea potrebbe essere accolto e avere parere favorevole proprio per i gravi difetti procedurali (alcuni imputati non sono stati neppure ascoltati), per gli eccessi di potere giurisdizionale e mille altri difetti evidenziati in questi anni. Se ciò accadesse, la penale da pagare, soprattutto a quanti hanno patito sequestri e carcere preventivo, potrebbe essere enorme.

Se invece venissero assolti proprio perché questo processo non aveva le fondamenta giuridiche per i rinvii a giudizio, l’opinione pubblica ne sarebbe sconvolta: ecco, sono tutti uguali; qui va sempre a finire a tarallucci e vino; il Paese va a fondo e non ci sono mai i colpevoli; e via andare con i mille luoghi comuni così cari a certa politica e alle chiacchiere da bar. Il pasticcio creato è enorme, ma anche di questo nessuno se ne assumerà la responsabilità. Come nessuno si prenderà mai le responsabilità di avere permesso a un gruppo criminale di cercare di impossessarsi della Repubblica, inquinando il suo sistema istituzionale, depredando il suo sistema finanziario e alterando le dinamiche del tribunale. Il fatto ancora più grave è che i colpevoli, o i loro fiancheggiatori, si credono degli eroi e non si sognano neppure lontanamente di chiedere scusa. Anzi, criticano ogni mossa che tenti di riportare ordine ed equilibrio. Non solo, ma si assiste a continui tentativi di fare breccia nella maggioranza, per dividere i falchi dalle colombe, per gettare il seme dell’invidia e della discordia, per generare il sospetto con l’illazione. Con quale obiettivo? Far saltare tutto un’altra volta? E quale potrebbe essere l’alternativa? In un momento storico assolutamente inedito, qual è quello di un’emergenza sanitaria a livello mondiale, con la terza ondata che già si affaccia in diversi paesi europei, sistemi sanitari al collasso e sistemi economici stremati dai debiti, San Marino intende davvero perdersi nei giochini politici di bassa lega? Sul tappeto non c’è solo il processo Mazzini, decine e decine di altri processi languono da anni nella rassegnazione degli interessati, o addirittura nell’oblio. Ma è giustizia questa? Per contro ci sono vicende di assoluta gravità per le quali non si ha notizia alcuna di avvio indagini, né tanto meno di rinvio a giudizio. Vedremo che sorte avrà l’esposto del governo sui protagonisti della vicenda CIS, o quello sulla divulgazione delle informazioni comunicate nella sessione segreta della commissione finanze. Ci si può già immaginare la difesa arroccata sulla libertà di stampa e la tutela delle fonti, mentre qui è stato violato un segreto di Stato, con conseguenze e problemi proprio nella trattativa di cui si parlava in commissione. Speranze che le cose migliorino? Davvero poche, se questi sono i presupposti.

a/f