Green pass, terza dose, obbligo vaccinale: rimangono i temi principali su tutto il territorio italiano mentre su quello sammarinese si aggiunge la scadenza del 15 ottobre per l’esenzione indicata dal famoso decreto 111 del 6 agosto scorso. Dopo un anno e mezzo dal primo approccio con il Covid 19, la situazione appare ancora molto complessa perché la scienza ha fornito molte conoscenze in più, ma non ancora sufficienti né a tranquillizzarci del tutto, né a fare previsioni attendibili su cosa succederà.
I contrasti sulle strategie a breve e medio termine hanno creato protagonismi individuali che certamente non aiutano. Fare il Ministro della salute, o il Sds nel caso sammarinese, si è rivelato un ruolo terribilmente complicato perché nessuno di essi ha mai ricevuto il libretto delle istruzioni. Per cui ciascuno dei responsabili politici, sanitari, amministrativi, ma anche noi cittadini, ci troviamo a navigare nel mare delle contraddizioni, che sono figlie della gradualità della malattia.
Dopo quattro ondate, ognuna terribile perché ha fatto moltissimi morti e ancora di più malati e contagiati, nonostante l’arrivo dei vaccino ormai è chiaro che ci saranno altre ondate, sicuramente meno mortali, ma altrettanto pericolose e invadenti, a causa delle varianti.
L’arma primaria costituita dal vaccino non basta, ci vogliono ancora ancora politiche sanitarie attive: mascherine, distanziamento, igienizzazione delle mani e degli ambienti. Anche perché i vaccini anti Covid non hanno la potenza di vaccini come quello contro la poliomielite o il morbillo, che immunizzavano per tutta la vita. Attualmente, quindi, i vaccini anti Covid non rappresentano la soluzione perfetta, ma sicuramente la più efficace. La scienza non sa ancora dire per quanto tempo dureranno gli anticorpi creati dalle due dosi, per questo è più che mai aperto il dibattito su un’eventuale terza dose. Che ancora non è vista come urgente né dall’EMA, né dall’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ovvero l’agenzia indipendente dell’Unione europea che ha lo scopo di rafforzare le difese dei paesi membri nei confronti delle malattie infettive. Tuttavia, gli scienziati fin da ora non escludono la possibile calendarizzazione di una quarta e anche una quinta dose.
Infatti, il Covid non è stato per niente sconfitto e continua ad arrivare a ondate. Un po’ a causa delle tante persone non vaccinate che favoriscono la propagazione del virus e delle sue varianti, purtroppo anche nei vaccinati, seppure in maniera molto più blanda. Il tutto esaltato dalla riconquista della mobilità quasi totale e dalla ripresa delle attività, comprese quelle turistiche.
Qui arrivano alcune delle note più dolenti dell’estate ormai conclusa. A fronte dei grandi numeri registrati sia in riviera sia sul Titano, ci sono infatti settori turistici rimasti al palo. Non si è visto un pullman nei parcheggi sammarinesi, ma neppure a Rimini e neppure nelle gradi città d’arte italiane. Non si sono visti i cinesi, i giapponesi, i russi; ma neanche gli americani; pochissimi i francesi, tedeschi, inglesi. Gli italiani si sono mossi in massa, preferendo mete nazionali, e comunque sempre in macchina. Ciò significa che tour operators, agenzie viaggio, guide turistiche, vettori, ovvero tutti coloro che si muovono nel settore del turismo organizzato, sono rimasti bloccati quasi come nella prima fase del Covid.
Il fenomeno ha coinvolto pesantemente anche gli operatori del Titano, estendendosi ad alcune zone che, pur essendo fuori dalle mura, in passato avevano goduto dell’afflusso turistico. Tra le più penalizzate, sicuramente quella della ex Stazione, sotto i portici, dove molti negozi, bar, pizzerie hanno chiuso e i pochi che hanno resistito sono rimasti praticamente esclusi dai flussi diretti verso il centro storico.
Che fare? La ricetta al momento non c’è e anche eventuali ristori potrebbero risultare come il classico pannicello caldo, assolutamente insufficiente di fronte ai danni subiti durante il lock down e all’incertezza che ancora regna sulla ripresa in generale. Sicuramente non sarà sufficiente neppure qualche iniziativa estemporanea, perché il turismo è profondamente cambiato rispetto agli anni scorsi. Bisognerà pensare a qualcosa di molto più ambizioso, complessivo, professionale, che tenga conto soprattutto di cosa si vuole e di dove si vuole arrivare.
Nel frattempo abbiamo anche il problema del green pass, che non è una misura sanitaria, ma che è fondamentale per mantenere parametri di sicurezza. Finora, sulla stampa locale sono apparse le lamentele di chi racconta le sue peripezie di viaggio con documenti sammarinesi non riconosciuti. Veramente pochi casi ad onor del vero, rispetto ai tantissimi racconti di viaggio senza alcun problema, sia in Italia, sia all’estero. È ovvio, questi non fanno scandalo.
Rimane il problema, che certamente non si risolve con i comunicati strumentali di certe forze politiche che additano il nodo centrale della questione nel fallimento del governo sui rapporti bilaterali. Il problema non è lì (la cronaca politica lo dimostra), ma in un approccio alla pandemia che ancora è del tutto frammentario e spesso sperimentale. Non si può fare altro che sperare con fiducia in quella politica che ha senso di responsabilità e senso dello Stato. Nel puro interesse collettivo.
a/f