In questi giorni chiunque di noi ha letto molto su Carlo Azeglio Ciampi, l’uomo indipendente per antonomasia che tuttavia seppe coniare il metodo della condivisione. E che certamente per questa sua dote del saper ascoltare riusci? a ricoprire i ruoli di Governatore di Banca d’Italia, di Presidente del Consiglio e di Presidente della Repubblica.
Compiendo il miracolo dell’equilibrio in tempi di cieche contrapposizioni, ricordandoci che talvolta e? possibile che il bene del Paese trovi tutti concordi. A pensarci bene allora avere il crisma dell’indipendenza non significa portare avanti un progetto senza condividerlo ma piutttosto essere determinati a preservare l’integrita? morale dell’Istituto che si sta guidando e fare in modo che esso sia uno strumento efficiente al servizio del Paese.
Dalla lezione di Ciampi non si puo? che imparare. Egli aveva la capacita? di navigare problemi complessi tessendo soluzioni diplomatiche. Il suo esempio di uomo per bene, di servitore dello Stato prima che di tecnico preparatissimo dovrebbe darci lo spunto per affrontare le molte questioni ferme sui nostri tavoli. Prima ancora di definire rigide strategie Carlo Azeglio Ciampi era solito chiedere un confronto e ascoltare tutte le opinioni.
Non era infatti un temerario che affidandosi a fragili ali di cera spiccava voli troppo arditi, egli affrontava piuttosto il labirinto dei problemi con la cautela di Teseo, equipaggiato dall’etica del limite e munito di un filo che comunque potesse ricondurre il Paese all’uscita. Quando venne scelto da Guido Carli come suo successore alla guida di Banca d’Italia in un primo momento Ciampi protesto? di non essere all’altezza ma l’altro disse imperativamente di aver gia? deciso. E quando poi a Ciampi venne chiesto come mai un normalista che aveva studiato filologia classica fosse passato in Banca d’Italia rispose con tono affabile di aver appreso una disciplina intellettuale, il rispetto dei documenti e la ricerca della verita?: principi che lo avrebbero reso sempre autorevole anche nel dialogo con le parti sociali, accompagnandolo alla Banca d’Italia, a Palazzo Chigi, al Quirinale. Cosi? dovremmo fare anche a San Marino, cominciando a credere un po’ di piu? sull’uomo perche? e? sempre l’uomo che alla guida di un’istituzione sa e puo? fare la differenza.
E veniamo al tema dei crediti deteriorati e di come essi dovrebbero essere gestiti dalle banche. Per quanto riguarda l’Europa, ora la Bce sta dettando regole molto stringenti per trattare i crediti deteriorati imponendo alle banche di ‘ripulire’ i propri bilanci fino ad arrivare, in certi casi, a stralciare i crediti non piu? esigibili. E tuttavia imporre alle banche nuove valutazioni dei propri bilanci rischia di legare le mani agli istituti togliendo all’economia la linfa vitale rappresentata proprio dal credito. Per questo prima che normative tanto rigide entrassero in vigore, con maggior tempismo dell’Italia, i governi del resto d’Europa hanno agito per mettere in sicurezza le loro banche approfittando delle norme comunitarie quando queste erano piu? lasche.
Certamente le riforme innestate sono una molla che in futuro scattera? con riflessi economici anche positivi in termini di trasparenza, nel frattempo pero? il rischio che si corre e? quello di ritardare l’uscita dal tunnel della crisi. Non e? un caso che il governo italiano e quello di Francoforte sembrano avere vedute completamente differenti sul tema dei crediti deteriorati. Non si tratta di stare dalla parte delle banche ma di fare gioco di squadra e tentare la risalita dopo la crisi.
Per fortuna San Marino vanta una posizione che si potrebbe definire privilegiata, da tempo sosteniamo che dovra? entrare in Europa ma sarebbe assurdo se ora che non ne fa ancora parte, e senza poter accedere ai molti vantaggi che l’esser dentro offrirebbe, si mettesse a recepire alla lettera le normative comunitarie.
Stefano Ercolani, Presidente di Asset Banca