San Marino. Il deputato italiano LANNUTTI interpella in Senato per conoscere le risultanze della questione BANCA CIS e se vi siano cittadini italiani che hanno subito ”gravi ricadute”

Elio Lannutti

Ripubblichiamo fedelmente l’atto di Sindacato Ispettivo n. 4-07424

Atto n. 4-07424

Pubblicato il 13 settembre 2022, nella seduta n. 464

LANNUTTI – Ai Ministri dell’economia e delle finanze e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. –

Premesso che:

l’Italia è il principale partner commerciale della Repubblica di San Marino, e per ragioni geografiche, storiche e culturali è il Paese con il quale vi è un più ampio e articolato piano di rapporti. Le relazioni fra i due Stati sono caratterizzati da numerosi accordi in diverse materie, dall’ambito economico-finanziario a quello culturale, dell’istruzione, della sicurezza;

l’accordo fra il Governo della Repubblica di San Marino e il Governo della Repubblica italiana in materia di collaborazione finanziaria è stato sottoscritto a San Marino il 26 novembre 2009 ed è entrato in vigore il 26 gennaio 2015. La nuova intesa rafforza la collaborazione fra i due Paesi in materia finanziaria, con particolare riferimento alla vigilanza sui settori bancario, finanziario ed assicurativo, prevedendo le forme di cooperazione fra autorità competenti;

considerato che:

a seguito della liquidazione dell’istituto sammarinese “Banca CIS”, lo Stato enclave si era impegnato a tutelare i risparmiatori, garantendo la restituzione delle somme per importi superiori a 100.000 euro, nel frattempo convertite in obbligazioni emesse da “BNS” Banca Nazionale Sammarinese, entro il 22 luglio del 2022. Con l’assestamento di bilancio approvato con la legge n. 94 del 2022 gli ex correntisti CIS, dopo oltre 3 anni di paziente e responsabile attesa, si sono visti sfumare la possibilità di recuperare i loro risparmi, in molti casi frutto di una vita di lavoro e sacrifici;

le obbligazioni BNS sono state trasformate in debito pubblico a 10 anni, con un tasso all’1 per cento, senza alcuna preventiva autorizzazione da parte dei creditori Sammarinesi o i molti correntisti italiani. Dopo 3 anni di attesa, si obbliga così chi chiede solo di rientrare in possesso dei propri risparmi di attendere ulteriori 10 anni, compromettendo in questo modo progetti, aspettative e serenità familiare;

l’iniziativa normativa è stata da più parti presentata come funzionale, proprio a tutelare gli interessi dei risparmiatori, che potrebbero utilizzare uno strumento più agile e più snello, in quanto potenzialmente oggetto di cessione nel mercato secondario, e più remunerativo, avendo un tasso di interesse maggiore di quello previsto per le obbligazioni BNS. Giustificazioni che però non convincono gli ex correntisti CIS, né nel metodo, non essendo in alcun modo state coinvolte le “vittime” che a parole si dice di voler tutelare, né nel merito, considerato che spostare di ben 10 anni il rientro delle disponibilità ad un tasso dell’1 per cento quando l’inflazione galoppa verso le due cifre, garantisce senza dubbio il bilancio dello Stato Sammarinese, ma non certo i risparmiatori incolpevoli, molti dei quali sono italiani;

il timore da parte dei risparmiatori sammarinesi e italiani ora è che tutto ciò potrebbe riproporsi in qualsiasi banca locale, senza più alcuna garanzia sui risparmi degli investitori,

si chiede di sapere, visti gli accordi tra lo Stato italiano e quello di San Marino, quali misure urgenti il Governo intenda attivare per fare piena luce su quanto esposto, e per fare in modo che possa esserci la possibilità di chiarire le ricadute di questo decreto d’imperio e, quindi, di poter contestare il modus operandi, che di fatto sta avendo gravi ricadute anche sui contribuenti onesti italiani, che in questo modo si vedono involontariamente costretti a pagare per scelte incomprensibili di una banca di questo Stato enclave.

Fonte: Senato.it