Riceviamo e pubblichiamo integralmente la mail che ci è stata inviata in redazione da una donna sammarinese (in redazione abbiamo ovviamente le sue generalità, qualora gli uffici preposti – come auspichiamo e come riteniamo sia doveroso facciano con tempestività e urgenza, qualora non l’abbiano già fatto – intendano intervenire), che preferisce restare anonima, ma che non nasconde la sua richiesta di aiuto, per certi versi drammatica. Ci troviamo di fronta ad una voce spezzata, ma non silenziosa: la testimonianza di una madre che lotta per il suo bambino, in un abbandono che non ha nome ma ha un volto. Ne riportiamo di seguito il testo, spesso scritto in terza persona, senza alcuna modifica se non per la formattazione.
Quando la forza di una madre sfida l’abbandono:
Una testimonianza urgente!
In un piccolo angolo della Repubblica, una mamma combatte ogni giorno per garantire al suo bambino di otto anni ciò che dovrebbe essere scontato:
un pasto caldo, un sorriso, un gelato al parco. …..
Ma nulla è scontato quando chi avrebbe dovuto essere al tuo fianco sceglie di sparire.
Da prima di Ferragosto, il marito ha lasciato la famiglia senza spiegazioni, ma soprattutto senza sostegno economico, senza nemmeno una parola o una spiegazione per il figlio. Mentre lui si diverte in un’altra regione, lei affronta la realtà con le tasche vuote, il cuore pieno di domande e debiti da sistemare che lui gli ha lasciato.
“Ha finito tutto. Anche le lacrime,” scrive. Eppure, ogni giorno si alza, cerca soluzioni, prova a proteggere quel piccolo mondo che ha costruito con amore e sacrificio per suo figlio.
La dignità non dovrebbe essere una lotta
Questa mamma affronta difficoltà enormi da Sola , si sente spesso abbandonata , e invisibile agli occhi da chi dovrebbe aiutatarla.
Chiede che la legge riconosca l’abbandono del tetto coniugale in tempi brevi, ad esempio dopo una settimana di assenza ingiustificata, come un atto grave e punibile. Perché ogni giorno di silenzio è una ferita, ogni giorno senza sostegno è una violenza invisibile.
Che gli assistenti sociali siano più presenti in queste situazioni.
Ma prima della fuga, lui ha scelto di sfruttare la situazione per anni: ha approfittato della stabilità che lei gli ha costruito, dei documenti ottenuti con fatica, del lavoro sicuro, della fiducia. E quando non ha più avuto bisogno, le ha voltato le spalle.
A causa sua, il bambino ha dovuto rinunciare a tante cose come i centri estivi pagati dalla Sums che ringrazio infinitamente , oppure lo sport e ai compleanni dei suoi amici. E lei, la madre, è stata manipolata per non partecipare alle attività che le facevano bene, allontanata dalle persone che amava.
Dietro il silenzio: manipolazione, bugie e violenza invisibile
Questa non è solo una fuga. È una forma di violenza. Psicologica, economica, relazionale. È il comportamento di una persona manipolatrice, bugiarda, traditrice. Una persona che ha scelto di distruggere una famiglia invece di costruire, di isolare invece di sostenere.
Non aspettare che succeda qualcosa!
L’appello di questa mamma è chiaro: non aspettate che la disperazione diventi tragedia. Questa lettera è un grido di AUITO. .
È la voce di una madre che non vuole più nascondersi, che chiede giustizia, ascolto, azione.
A chi può fare qualcosa: non voltatevi dall’altra parte. Non aspettate che sia troppo tardi.
Con rispetto e dolore,
Una mamma umiliata, molto preoccupata (e forse come lei c’è ne sono tante altre)
(Firmato: una mamma in difficoltà e molto preoccupata)
La testimonianza che abbiamo riportato, pur restando la versione della madre e dunque da verificare in ogni suo aspetto, solleva un problema che le istituzioni non possono sottovalutare: l’abbandono del tetto coniugale. Secondo quanto denunciato, da settimane il coniuge si sarebbe allontanato senza fornire spiegazioni né sostegno economico, lasciando la donna sola con il figlio di otto anni.
La normativa sammarinese tutela la famiglia come valore primario (art. 12 Legge 59/1974, art. 1 Legge 49/1986) e prevede, attraverso gli strumenti di protezione civile, la possibilità di disporre interventi immediati: dall’assegno periodico per chi rimane privo di mezzi, all’intervento dei servizi sociali, fino alle misure di allontanamento e alla sospensione della potestà genitoriale nei casi più gravi.
Per questo, l’invito non può che essere uno: le autorità competenti — giudiziarie, sociali e di polizia — verifichino con urgenza la situazione, perché i toni utilizzati nella lettera lasciano intravedere un livello di disperazione tale da far temere anche gesti inconsulti. Non si tratta solo di una questione familiare, ma di una condizione che rischia di avere conseguenze drammatiche su una madre e, soprattutto, su un bambino.
Le leggi ci sono: ora serve la volontà e la rapidità di applicarle.
e.l.