Relatrice la professoressa Daniela Boscolo considerata tra i top 50 migliori insegnanti del mondo.
Lectio magistralis dal titolo “Una Scuola per tutti, una Scuola Inclusiva”, oggi alla sala Montelupo di Domagnano, parlerà la professoressa Daniela Boscolo su invito dell’Associazione Emma Rossi. Daniela Boscolo (insegnante di inglese) è una dei due finalisti italiani al Nobel per l’Insegnamento assegnato due mesi fa, a Dubai, nell’ambito del “The Global Teacher Prize” 2014-15. E’ esperta di Didattica speciale e collabora- trice del Ministero dell’Istruzione Italiano.
La professoressa Boscolo da otto anni è passata al ‘sostegno’, ha ideato nuovi modi per inserire nella normale vita scolastica alunni con esigenze educative speciali (acronimo EES).
In collaborazione con aziende e associazioni del rodigino, ha creato progetti per consentire ad alunni portatori di disabilità di sviluppare le proprie capacità nelle normali situazioni sociali. Nel 2010 questi progetti le sono valsi il riconoscimento nazionale come Migliore insegnante dell’anno.
Al di là del premio in sé e del suo curriculum, c’è da sottolineare che rappresenta un bel riscatto per tutti quegli insegnanti di sostegno, spesso e a torto, considerati di ‘serie B’.
La ‘lectio’ vuole offrire a genitori, docenti e operatori che, a vario titolo, si occupano di minori, un’opportunità di riflessione e di confronto sul delicato tema della pratica inclusiva scolastica e sociale di bambini e di ragazzi con disabilità o con bisogni educativi speciali.
Relativamente al proprio impegno scolastico, e non solo, recentemente la professoressa Daniela Boscolo ha avuto modo di illustrare al Gazzettino di Rovigo, sua città di provenienza, le particolarità di alcuni progetti.
“Si tratta di esperienze che vanno oltre la direttiva nazionale italiana e al metodo della didattica ordinaria sulla disabilità.
Ho ricreato un supermercato a scuola per coltivare le competenze necessarie a tutti i ragazzi, non solo a quelli con disabilità, per approcciarsi al mondo del lavoro e gestire al meglio il ‘problem solving’. Il supermercato era gestito interamente dai ragazzi con disabilità e dai loro compagni. A questo è poi seguito, come conseguenza logica, il progetto “masterchef”, un corso di cucina che ha visto tutti al lavoro, ognuno secondo le proprie capacità, ma importante è farlo tutti insieme”.
Progetti che si differenziano da quelli tradizionali per dettagli che paiono, ad una frettolosa osservazione, di poco conto ma che alla prova della resa scolastica evidenziano enormi possibilità di sviluppo nel settore del sostegno scolastico.
Spiega sempre la professoressa Daniela Boscolo: “Sono convinta che la didattica debba andare ben oltre le lezioni frontali e non mi riferisco solo ai ragazzi con disabilità. Gli studenti di oggi sono abituati alla realtà virtuale e non possono stare in classe a seguire sei ore di lezione frontale. Allo stesso modo, l’aula in cui si fa fisica non può essere la stessa in cui si fa storia. L’ambiente fa la differenza e ogni materia ha biso- gno di un contesto aspecifico”.
Quindi la sua ovvia conclusione: “Quello che sto facendo per la disabilità dovrebbe essere fatto per tutti gli studenti”.
Per farlo è impegnata al raggiungimento di apprendimenti concreti in situazioni sociali particolari con metodologie cooperative.
Una azione collettiva che l’ha portata ad essere la portavoce delle difficoltà che riguardano i docenti di sostegno, gli alunni e le loro famiglie.
In una recente lettera al ministro Stefania Giannini ha sottolineato: “La parola inclusione in molte scuole è un involucro vuoto. Quello che fa più male è l’indifferenza, l’isolamento, l’inadeguatezza professionale di troppi docenti che considerano lo studente con disabilità un corpo estraneo rispetto alla classe. Sembra che la qualità dell’apprendimento per i ragazzi con disabilità non sia una questione prioritaria. Come giustificare, altrimenti, la mancata formazione dei docenti di classe, che dovrebbero insieme all’insegnante di sostegno, realizzare, attraverso una didattica efficace, l’inclusione degli studenti speciali? Tutto viene lasciato all’iniziativa personale”.
Continua Daniela Boscolo nella sua disamina (potrebbe essere traslata in toto ancien Repubblica): “L’integrazione doveva essere attuata attraverso la prestazione di insegnanti specializzati, cioè personale di ruolo con preparazione specifica e formazione quindi superiore ri- spetto ai colleghi curricolari. Nel corso degli anni, però, si è abbandonata la definizione di docente specializzato a favore dell’insignificante docente di sostegno. Tolta la parola specializzato il gioco è diventato semplice: chiunque poteva insegnare ai ragazzini con disabilità”.
Gian Maria Fuiano, La Tribuna