Mi occupo, da un po’ di mesi, di Gabriele Elia, ex assessore di Cellino San Marco, Brindisi, Salento.
Ricordo il caso: “Gabriele ha 40 anni, un figlio di 5, uno in arrivo, da 10 anni sotto processo, per una presunta tangente di mille euro, mille, per corruzione, anche se non si conosce il corruttore.
Si sarebbe fatto corrompere non si sa da chi, arrestato, con altri, di notte con gli elicotteri.
Ha fatto carcere preventivo, domiciliari, ha avuto una carriera distrutta, una vita sconvolta per essere, dicono, stato corrotto, con mille euro, da un fantasma”.
Il 13 novembre la Cassazione emetterà la sentenza definitiva.
Ricordo ancora che, cosa che aggiunge motivi di disperazione ad un caso già sconvolgente, nella sezione della Cassazione che andrà a sentenza definitiva( 6 anni di carcere!!!), opera il magistrato che ordinò l’arresto!
Da Pm con gli elicotteri e le fanfare a giudice di Cassazione. Non sarà nel collegio giudicante ma è collega di ufficio di coloro che giudicheranno. Devo aggiungere altro?
Gabriele si è battuto come un leone non per non essere giudicato, ma per essere giudicato da giudici che non solo devono essere imparziali ma devono apparire imparziali.
Nel Paese di Calamandrei era così, nel Paese alla Davigo( anche lui prima Pm e poi Cassazione), non più. Da trent’anni almeno.
C’è stata una interrogazione parlamentare affinché si pronunciasse il Ministero di Giustizia.
Il pronunciamento c’è stato: si non dovrebbe essere possibile che un imputato trovi sulla sua strada un magistrato che è prima accusa e poi collega di sezione di chi giudica con parola definita. Nelle riforme che faremo non sarà così, con più chiarezza di quanto non dica la Cartabia, che già così dice… ma intanto?
Intanto Gabriele va verso 6 anni di galera e non vedrà il suo secondo figlio nascere e vedrà le sue attività andare in malora, per una presunta, ripeto, presunta, tangente di mille euro di 10 anni fa. Gabriele non ha mai cercato il patteggiamento.
E’ una cosa pazzesca. Cose incredibili.
Penso a chi difende senza se e senza ma e sempre queste robe qua.
Escluso Forza Italia, nessun partito e nessun politico si è espresso.
I giornali e i giornalisti nemmeno.
Salvo il Giornale, Libero, Il Riformista, l’Unita’, l’Edicola, alcuni siti, gli altri tutti zitti.
La “libera stampa”, quella che ogni giorno ci fa lezioni di comportamento, che grida al fascismo degli altri, niente. Niente.
Bastava poco, pochissimo, non schierarsi per l’innocenza di Gabriele, no. Bastava dire che Gabriele ha diritto ad un giudice che deve apparire, anche, indipendente dai fatti.
No? Quasi tutti “tappeti rossi” del primato assoluto del giudice.
Dicono di essere contropotere, sono sottopotere.
Ho fatto conoscere il caso a diversi amici giornalisti nazionali, con alterne, molto alterne, fortune. Molta timidezza. Non è la linea del giornale, mi ha detto un caro amico, con rammarico.
Non è la linea del giornale.
Sottopotere! Appunto. Mi fa male per Gabriele.
Mi fa male in assoluto. Perché questo è il Paese nel quale vivo. Dove vivono i miei nipoti.
Lasciamo loro questa roba qua.
E i magistrati, i magistrati, che dire.
Supponenza e spregio di ogni equilibrio, nemmeno provano a dimostrare imparzialità. Sono oltre ormai. Oltre.
Potevano semplicemente accettare il fatto che un cambio di sezione giudicante sarebbe stato più appropriato. Niente.
Dentro il silenzio della stampa, contro la volontà del Governo, non temono ciò che è abnorme.
Anche ciò che può sembrare abnorme.
Niente.
Il 14 sarò a Lecce, sogno di abbracciare Gabriele. Sogno di poterlo abbracciare libero.
Sogno di ricredermi su questo Paese, su questa “giustizia”.
Sergio Pizzolante