San Marino. Il drammatico debito? Tutta colpa di chi ha governato quando i bilanci si chiudevano in attivo… Anche il Covid creato in laboratorio da loro? … di Enrico Lazzari

Sarà perchè ho seguito praticamente tutte, dalla prima all’ultima, le udienze del primo grado del cosiddetto Processo Mazzini; sarà perchè ho avuto modo in quei giorni che mi vedevano cronista giudiziario dell’ormai “scomparso” quotidiano La Voce di approfondire tutti gli atti allegati ai vari fascicoli e pubblici (quelli non secretati, perchè se tali era esclusiva di altri “cronisti” -forse più “graditi” ai protagonisti togati di quei filoni d’inchiesta- riceverli da chissà chi, magari ancor prima dei legali difensori); sarà perchè fin da subito mi pareva fare acqua da tutte le parti gran parte delle ipotesi accusatorie, ma quando leggo su organi di stampa sammarinesi colossali stupidaggini più o meno direttamente connesse a quella controversa inchiesta e altrettanto controversa sentenza di primo grado, mi passa ogni “amore” per la Repubblica. Alla quale, peraltro, dal punto di vista della mia formazione professionale e crescita personale devo tanto.
Così, “scopro” nella prima mattina di lunedì scorso che i 50 milioni di deficit strutturale, al pari del debito pubblico sammarinese pari al 105% del Pil è tutta colpa della “piazza finanziaria” e di un -innorridisco a riscriverlo- “gruppo criminale”, come “emerso nel Processo Conto Mazzini”.

Enrico Lazzari

Un processo che ha visto 21 rinvii a giudizio e -è doveroso rammentarlo, specie oggi- ancora nessuna condanna definitiva. Anzi, appare ormai totalmente delegittimato nella sua autorevolezza da nuove inchieste giudiziarie e da almeno una testimonianza inimmaginabile (un presunto ordine di arresto “disposto” da un ufficio di Banca Cis) che minano l’intera inchiesta. Certo, a sua volta, anche al giudice inquirente dell’inchiesta Mazzini, come al Segretario di Stato del governo di centrosinistra- va riconosciuta la presunzione di innocenza. Ma ciò non cambia la situazione, perchè la Giustizia non può limitarsi ad essere giusta, equa ed imparziale, ma deve anche apparire tale.
Può apparire tale dopo quanto accaduto? No… E non potrà apparirlo neppure la sentenza di secondo grado, che sia di condanna o di assoluzione. Troppe ombre -a torto o a ragione e nonostante il prestigioso curriculum e l’indiscutibile competenza- hanno minato l’autorevolezza di colui che dovrà emettere quella sentenza.
Non per colpa sua, ovviamente… Ma potrà apparire equa una sentenza di implicita alta valenza politica emessa da un giudice nominato ai tempi di un assetto politico di governo che vede un suo ministro rinviato a giudizio con l’ipotesi di concorso in concussione unitamente al giudice che ha istituito l’intero processo Mazzini? Alla luce di ciò, che autorevolezza potrebbe avere una eventuale sentenza di condanna, che peraltro appare oggi alquanto difficile da motivare viste le recenti espressioni della Consulta su un caso simile?
Oppure, potrà apparire equa, serena, una sentenza di implicita alta valenza politica emessa da un giudice il cui incarico è stato rinnovato -viste le norme sammarinesi con chiara influenza politica- quando al governo ci sono i partiti che, tempo fa, seppure talvolta con nomi diversi, erano guidati da gran parte degli imputati del Processo Mazzini? Che autorevolezza avrebbe una eventuale -e probabile secondo chi “mastica” il Diritto e il Codice Penale sammarinese- sentenza di assoluzione?
In ambedue i casi la sentenza -ovvio, è un parere personale- non avrebbe la minima apparenza di autorevolezza…
Eppure, nonostante tutto ciò, qualche pagina di giornale la sentenza l’ha già emessa. E la ritiene autorevole, visto che il “gruppo criminale” -dimostrato tale dal Processo Mazzini, fa implicitamente notare la stessa paginetta- è l’unico responsabile di un debito oggi giunto al 105% del Pil e di un deficit di bilancio (non dimentichiamo la pandemia) di 50 milioni.
In realtà, fino al 2008 -anno della grande crisi internazionale- il Titano chiudeva bilanci in attivo e i bilanci pubblici hanno iniziato ad assumere trend preoccupanti dal 2009, diventando drammatici con la perdita di due dei tre capisaldi che avevano garantito il benessere fin dagli anni Ottanta: l’anonimato societario, cancellato nel 2010, e il segreto bancario, sacrificato nel 2017. Questo, unito allo scudo fiscale italiano, ha visto la raccolta bancaria sammarinese precipitare dai quasi 14 miliardi di euro del 2008 (quando imperava il “gruppo criminale”) ai circa 5,5 miliardi del 2018 (quando governava una maggioranza che ha visto un suo ministro rinviato a giudizio per concorso in concussione unitamente al giudice inquirente del Processo Mazzini).
Quindi, è lecito imputare -almeno in toto- la drammatica situazione attuale, resa ancor più preoccupante dalla scarsa esperienza dell’attuale classe dirigente, succeduta in tutta fretta alla precedente spazzata via dal Processo Mazzini? O, forse, è proprio l’inesperienza -e forse unita a qualche collusione con quella che una Commissione parlamentare di inchiesta ha definito “cricca”- della nuova e inesperta classe dirigente la causa primaria dell’attuale stato delle casse pubbliche sammarinesi?
O, forse, se la storia ci rivelasse ciò -come in sempre più sospettano, seppure oggi appaia nulla più di una mera chiacchiera da fans di “Anonimus” e “Men in Black”- il dramma economico sammarinese è soprattutto responsabilità di chi, unendo politici, giudici, giornalisti, banchieri e grandi imprenditori, ha ordito una sorta di colpo di stato politico-finanziario battezzato col nome di tal Giuseppe Mazzini, poi sfuggito di mano in seguito a -fantastichiamo già che ci siamo- frizioni interne al gruppo golpista causate, magari, dall’improvvisa dipartita di uno dei tre leader?
O, invece, presto leggeremo su qualche quotidiano sammarinese -dopo aver letto sul Mazzini addirittura la fandonia del traffico di organi e di uranio- che l’omonimo processo ha già anche dimostrato che il Covid è stato creato in un laboratorio sammarinese dal “gruppo criminale” alla sbarra nel processo Mazzini?

Enrico Lazzari