San Marino. Il Fondo Monetario loda AASS per il blocco dei prezzi di acquisto delle energie … di Alberto Forcellini

Quello che l’Europa sta cercando di fare ora, il price cap, cioè mettere un tetto al prezzo del gas, San Marino l’ha fatto ben 8 mesi fa.

Agli inizi dello scorso febbraio, cioè alla vigilia della guerra, grazie ad uno strumento finanziario messo a punto dal presidente AASS Francesco Raffaeli, con il supporto del presidente Carisp Gianfranco Vento, San Marino ha calmierato il prezzo del gas e dell’energia elettrica.

Vediamo cosa stava succedendo in quel periodo.  Il prezzo del gas naturale aveva iniziato una costante crescita già nel corso del 2021, passando dai 18 euro per MWh di marzo ai 116 euro per MWh di dicembre 2021. Agli inizi del 2022 viaggiava sui 130 euro di media di mercato. È stato in quel momento che la strategia finanziaria messa a punto da AASS ha consentito di stipulare con ENI un contratto di acquisto a prezzo calmierato pari a 75 centEuro/Smc, qualunque fosse diventato il prezzo di mercato, fino al 2027.

La stessa operazione è stata fatta con Enel per l’energia elettrica. Nello specifico, il contratto siglato ha assicurato un acquisto di 45 MWh (pari al consumo annuale di San Marino) a 43,759 al Kwh per il 2022; 158 euro MKW/h per il 2023. L’operazione ha già fatto risparmiare ad AASS, sul bilancio 2022, un’ottantina di milioni di euro. Facile pensare che se non ci fosse stata questa manovra, l’AASS non avrebbe avuto neanche i soldi per pagare gli stipendi. Peggio, sarebbe andata in default.

L’effetto è a lungo termine, cioè ha validità per 5 anni. Inoltre, il contratto è stato stipulato in maniera tale che può prevedere una rinuncia già dal 2023 realizzando un premio di varie decine di milioni di euro. Ma ne vale la pena? Negli ultimi tempi abbiamo visto quotazioni toccare fino a 350 / 400 euro al MWh. Attualmente, sempre a causa della guerra, il gas sta subendo vistose oscillazioni. Come del resto l’energia elettrica, che è agganciata al prezzo delle fonti da cui viene prodotta: la fonte più cara fa il prezzo. Ecco dunque che se il gas va alle stelle, impazzisce anche il prezzo della luce, trascinando nella sua corsa le altri fonti provenienti dal sole, dal vento, dall’acqua, cioè le cosiddette rinnovabili. È dunque prioritario disaccoppiare la luce dal prezzo del gas. Ma questa è una cosa che possono fare i grandi Stati e soprattutto l’Europa.

San Marino è al riparo anche dagli aumenti della luce. L’FMI riconosce per primo e in maniera ufficiale l’importanza dell’operazione eseguita da AASS, per altro a suo tempo contrastata dalle forze politiche e talvolta perfino ridicolizzata dalle forze di opposizione.

Si legge nella relazione finale del FMI: “La risposta delle autorità ai prezzi elevati dell’energia consente ai segnali di prezzo di funzionare, sostiene i gruppi vulnerabili e attenua le perturbazioni macroeconomiche. Grazie alla combinazione di un contratto gas a lungo termine firmato lo scorso anno e di contratti elettrici tempestivi, integrati con operazioni di copertura appena prima dell’aumento dei prezzi, San Marino è stata in grado di assicurarsi aumenti dei prezzi di importazione di gas ed elettricità significativamente inferiori rispetto a quelli in Europa per quest’anno e il prossimo. Ciò ha consentito alle autorità di adeguare le tariffe a livelli di recupero dei costi ma ben al di sotto dei paesi vicini, a costi fiscali minimi, evitando l’impatto macroeconomico potenzialmente dirompente associato ad aumenti tariffari senza precedenti. I piani delle autorità di trasferire i prezzi dell’energia all’importazione ai consumatori il prossimo anno continueranno a evitare i costi fiscali e a preservare la solidità finanziaria della società di servizi pubblici di proprietà statale”.

Siamo dunque al riparo da tutto? No, purtroppo. Innanzi tutto perché l’aumento del 30% avvenuto a giugno sulle bollette recupera appena il gap maturato in dieci anni di mancati aggiornamenti tariffari ma non copre gli ultimi aumenti avvenuti tra il 2021 e l’inizio del 2022.

C’è poi il problema dei rifornimenti. Il funzionamento a singhiozzo del gasdotto Nord Stream 2 mette a rischio la disponibilità di gas in tutta Europa. La stessa Italia ha stoccaggi che al momento sembrano essere al 90%. Da tempo si parla di razionamenti e ovunque si stanno predisponendo piani antispreco.

Tranne a San Marino. Dove di questi argomenti non si parla mai, anche se il freddo non dovrebbe essere molto lontano.

Nel frattempo, invece, si alzano le voci degli operatori economici che lamentano gli aumenti avvenuti a giugno e temono ulteriori rincari che potrebbero arrivare a breve. In effetti tutte le attività soffrono di questa situazione, anche se in maniera infinitamente inferiore rispetto all’Italia.   È in programma un incontro tra AASS e Assoconsumatori in calendario per la prossima settimana. Ma alla fine è la politica che dovrà dire l’ultima parola: sia sulle tariffe, sia sul piano antisprechi.

a/f