San Marino. Il giudice Alberto Buriani “mi consigliò di entrare, come Rete, nella compagine del governo AdessoSm…”. Se è vero fuori tutti i nomi dei “pellegrini” dei Tavolucci! … di Enrico Lazzari

Ascoltando, l’altro giorno, le parole di Giovanni Lonfernini, lo sfogo successivo alla sua assoluzione con formula piena dopo otto anni di gogna mediatica e di una inchiesta che ne ha decretato l’interruzione della sua carriera politica (oltre ovviamente ai problemi personali che ogni indagato o imputato attraversa), mi ha colpito la citazione che lo stesso Lonfernini ha fatto relativamente ad un intervento che l’attuale Segretario di Stato alla Sanità, Roberto Ciavatta, ha effettuato il 29 ottobre 2020 in Consiglio Grande e Generale.

Parole pesanti che fanno pensare come, in una stanza del Tribunale dei Tavolucci, nell’ufficio del Commissario inquirente che con le sue inchieste ha spazzato via dallo scenario politico una intera classe dirigente, si incontrassero lo stesso pm e numerosi politici.

Già questo sarebbe gravissimo. Ma lo diviene ancor di più alla luce di una frase lanciata nell’Aula parlamentare dallo stesso Ciavatta: …Il giudice Buriani -ricorda Lonfernini citando il leader di Rete- “mi consigliò esplicitamente che avremmo dovuto entrare, come Rete, nella compagine di governo di AdessoSm…”.
Inquietante. Specie oggi che l’indagine di quel giudice che si preoccupava -se le parole di Ciavatta fossero confermate, come nulla di noto mette in dubbio al momento- di allargare e quindi rafforzare il governo a guida Repubblica Futura è stata smentita da una sentenza emessa da un giudice dal curriculum e dall’autorevolezza ineccepibile.

Certo, come sostengo da mesi, priva di quell’apparenza -e ribadisco apparenza- di imparzialità che ogni atto giudiziario, come ogni giudice dovrebbe poter evidenziare quasi fosse un sigillo “reale”. Ma giuridicamente incontestabile -se non nel controverso “capitolo” delle confische- vista la giurisprudenza acqusita, non solo sul Titano, su simili e delicate questioni.

Perchè, all’epoca, il Giudice Buriani si prodigava per trovare nuovi “adepti” alla compagine che sosteneva il governo AdessoSm? Perchè proprio Repubblica Futura, quasi come il celebre soldatino giapponese dimenticato sull’isola deserta, ha sempre combattuto con veemenza ogni intervento di riforma della giustizia sammarinese e, al tempo stesso, e soprattutto, ogni tentativo di riorganizzazione del Tribunale?

Scorrendo la sentenza di secondo grado si evince che uno dei capi di imputazione del Processo Mazzini appariva prescritto già nel 2006, anni e anni prima della conclusione dell’indagine e della definizione del decreto di rinvio a giudizio. Perchè?

Oggi, che l’intera impalcatura accusatoria della cosiddetta “Titanopoli” che esaltò i giustizialisti e fece la fortuna di alcune forze politiche è stata pressochè totalmente smontata da un Tribunale in una sentenza -si ricordi- definitiva (in realtà potrebbe non essere tale vista l’istituzione della Terza Istanza che entrerà a regime fra qualche giorno), è indispensabile fare piena luce sule eventuali collusioni fra gli inquirenti di quella dirompente inchiesta e i “nuovi” protagonisti della politica sammarinese.

Chi erano, oltre a Roberto Ciavatta, i “Buriani-Boys”, ovvero i politici che si recavano in pellegrinaggio nell’ufficio dei Tavolucci mentre l’indagine del “padrone di casa” ridefiniva, seppure indirettamente, l’intero assetto politico e di potere della Repubblica?
Chi erano i politici che, forse, vista l’ammissione dello stesso Ciavatta di aver ricevuto aggiornamenti e notizie di prima mano su una indagine coperta da segreto istruttorio e, quindi, forse, perlomeno apparentemente, implicati in un reato penale? I “giuristi” di Repubblica Futura e, con meno veemenza, di Libera che ancora adesso vogliono far credere all’ingenua cittadinanza che i politici del “Mazzini” siano stati prescritti quando, per i capi di imputazione di riciclaggio e diversi dal reato associativo -dove sono stati prosciolti-, la sentenza è chiarissima e motiva l’assoluzione con “il fatto non sussiste” o “il fatto non costituisce reato, quindi con formula piena… Questi “giuristi” così determinati a perseguire ogni reato, anche se smentito da un giudice, non vorrebbero sapere chi, in un “ufficio dei Tavolucci”, veniva informato in violazione delle norme sul segreto istruttorio sull’evolvere di indagini in corso, peraltro di altissimo impatto sulla politica e quindi sulla democrazia sammarinese?

E Rete, sempre così attenta alla legalità? E il Segretario di Stato Ciavatta? Almeno quest’ultimo non vorrebbe svelarlo? Perchè no? Essendo così pronto e attento nel denunciare -magari a sua insaputa- altre situazioni, cosa aspetta il Segretario alla sanità a “segnalare” al Tribunale i nomi di tutti i “pellegrini” dei Tavolucci? Non sostenne lui stesso, qualche giorno fa in Consiglio, durante iol velenoso dibattito sul caso “Serenissima”, che è un dovere di ogni cittadino segnalare ogni situazione di illegittimità o violazione delle norme se ne è a conoscenza?

O, forse, è politicamente scomodo o, per qualcuno, pericoloso indagare per accertare quali eventuali collusioni e complicità ci posano essere state fra qualche frangia -in tal caso deviata- della magistratura e alcune fazioni o partiti politici?
Enrico Lazzari