San Marino. Il lupo ulula… Ma le più pesanti minacce vengono da chi veste giacca e cravatta … di Enrico Lazzari

Il lupo è tornato, signore e signori, e non è un remake di un film trash con effetti speciali da filmino 8mm girato in gita ad Assisi. È qui, sulle nostre colline, a sbirciare i nostri sentieri come un vicino troppo curioso.

E come da copione, San Marino si spacca in due: da una parte i pistoleri da tastiera, pronti a organizzare safari degni di un western di quart’ordine; dall’altra i paladini del bosco, con il cuore verde e il cervello in vacanza, che difendono il lupo come se fosse l’ultimo unicorno su Plutone. Nel mezzo? I soliti sammarinesi, quelli che non chiedono di giocare a Robin Hood, ma solo di portare i figli a scuola senza inciampare in un documentario di National Geographic, o, peggio, ritrovarsi malaugurati protagonisti della favola di Cappuccetto Rosso, magari nella versione rivisitata nel 2014 in “Into the Woods” di Rob Marshall.

Se non lo avete visto? Dovete ritrovarlo, in streaming su “Disney+” o a noleggio su Amazon Prime. Il lupo? Come nella favola di Perrault è, anche sulla cellulosa della pellicola, un imbroglione che incanta, con la parlantina da venditore di auto usate. Johnny Depp lo interpreta come un viscido dandy con la coda, un mix tra un serial killer e un “tenero” cabarettista fallito. È il lupo che ti frega col sorriso, mentre ti invita a cena… come portata principale! Ironia? La fotografia del “Lupo del Titano”: un mostro da abbattere per chi ritiene che Rambo possa sempre risolvere ogni problema; un cucciolone da coccolare per i profeti del verde con la puzza di tofu sotto il naso. Ma, alla fine, è solo un lupo, e noi – sammarinesi o italiani del circondario – siamo solo gente che vuole vivere senza finire nell’antipasto di un film splatter da quattro soldi.

Perché, parliamoci chiaro, la serenità di una famiglia non è un optional da talk show. Non puoi guardare un padre negli occhi e dirgli “tranquillo, è solo un lupo” quando un branco circonda il parco giochi del suo figlioletto. Non puoi scrollare le spalle davanti a un allevatore che ha perso metà del bestiame, liquidandolo con un “eh, è la natura!”. Chi lo fa, chi si riempie la bocca di belle parole mentre sorseggia cappuccini in centro, vive in un mondo parallelo, con l’aria condizionata e un filtro Instagram che rende tutto più poetico e romantico.

Ma non fraintendetemi: non sto invocando una crociata con torce e forconi. Non serve trasformarci in Van Helsing (cacciatore di licantropi e vampiri per eccellenza), serve quel briciolo di razionalità che è in ognuno di noi. Il lupo non è il diavolo, ma nemmeno un peluche da abbracciare. È un problema, e i problemi si gestiscono, non si ignorano, né si mitizzano.

Che facciamo, allora? Facile: contiamo i lupi senza bisogno di un matematico da Nobel, proteggiamo gli allevatori con soldi veri e non con pacche sulle spalle, stabiliamo regole che non siano scritte sulla carta igienica. Quindi, se un lupo minaccia la sicurezza, si interviene. Punto. Come si fa – o meglio come si tenta di fare – con gli orsi in Trentino… Non c’è bisogno di un simposio filosofico per capirlo.

Invece, cosa abbiamo? Una guerra di slogan da bar sport: “Ammazziamoli tutti!” contro “Salviamo i lupi, è casa loro!”. Casa loro? Scusate, ma l’ultima volta che ho controllato, il Titano era casa vostra, cari sammarinesi. E se qualcuno pensa che si possa convivere come in una fiaba di Walt Disney, si sbaglia di grosso. San Marino è nata difendendo la sua gente, non i suoi predatori.

Eppure, il vero pericolo non sono i lupi che ululano nella notte, ma gli estremisti dell’uno e dell’altro esercito.

Continuate, continuiamo a fare gli struzzi con la testa sotto la sabbia e col sedere per aria e, statene certi, finiremo come in una favola per ospiti di residenze psichiatriche: i sammarinesi a tremare dietro le persiane, mentre i lupi – quelli a quattro zampe e quelli in giacca e cravatta – si sfregano le mani, con i secondi già a pregustare o il piombo da Rambo nostrani o il lupo da coccolare come un barboncino da concorso. E scusate se non mi metto a cantare con gli amici del bosco: preferisco un caffè corretto alla vodka piuttosto che leccare lo zucchero filato delle anime belle…

Enrico Lazzari