San Marino. Il monumento a San Francesco … di Domenico Gasperoni

Il 31 Marzo scorso, è stato l’89° anniversario della inaugurazione del monumento a San Francesco, eretto di fronte alla Chiesa dei Cappuccini.

Non voglio rubare il mestiere alle guide turistiche.

Ho trovato curiosità, elementi culturali e sociali, interessanti per un’altra puntata delle mie Pillole di storia sammarinese. Vi racconto qualcosa.

Gli antefatti partono dall’anno 1926, che presenta due caratteristiche. Pio XI aveva prolungato all’anno successivo, i benefici del Giubileo 1925 (nel quarto di secolo). Inoltre, si commemorava il VII centenario della morte di San Francesco d’Assisi. Sono previste celebrazioni e manifestazioni in tutt’Italia e anche a San Marino.

I sammarinesi assegnano all’anno 1926 anche un carattere nazionale. Celebrano un anno giubilare della Fondazione della Repubblica.

Per meglio capire la scena storica, va aggiunto che i festeggiamenti trovano grande risonanza e consensi retorici nei due fascismi, a San Marino e in Italia. Qui viene costituito un comitato nazionale allo scopo, fra l’altro, di erigere al Santo un monumento a Roma.

Qualcuno si è chiesto: a riparazione di quelli di Giordano Bruno e di Garibaldi?

Il fascismo del Titano aveva numerosi altri motivi per aderire in maniera solenne. Innanzitutto c’era un obbligo, non scritto, di imitare ogni iniziativa del vicino regime.
La Repubblica era considerata come “terra italianissima”. Quindi a modo suo, doveva partecipare per omaggiare il “più Santo degli italiani, il più italiano dei Santi”. Inoltre, il regime cercava un accreditamento internazionale, attraverso la firma di un Concordato e la costituzione di una Legazione presso la Santa Sede. Il Concordato fallì. La Legazione fu aperta. Non potevano mancare gli squilli della retorica religiosa, utile al fascismo sammarinese, anche ai fini interni. Il monumento a San Francesco verrà definito un’opera importante «artisticamente, moralmente e religiosamente».

Nel giugno del 1927 viene costituito un comitato nazionale sammarinese pro erigendo monumento. Era presieduto da Giuliano Gozi. L’inaugurazione – come si è detto-avviene il 31 marzo 1928 con la massima solennità. Sono presenti due Ministri, in rappresentanza del Governo Italiano e altri ospiti illustri. Il monumento è opera dello scultore Edoardo Collamarini. È formato da una colonna di pietra, che regge un’edicola alta e slanciata, aperta sui quattro lati, contenente la statua bronzea del santo. La statua è scolpita da Silverio Monteguti.

Le commemorazioni, le celebrazioni e le retoriche sono buona cosa. Ma costano e bisogna pagarle! Questo aspetto dell’opera manifesta un gustoso (?) spaccato del rapporto Clero sammarinese e gerarchie fasciste. Una battuta iniziale: il Governo sammarinese vuole innalzare il monumento e fare grandi festeggiamento a San Francesco, ma a spese dei Francescani! Dei Parroci e delle altre comunità religiose.

Il Comitato, nell’estate del 1927, manda una circolare ai Parroci e ai Conventi di San Marino, battendo cassa per oblazioni anche da parte dei fedeli, ricordando che il Governo ha pochi soldi da spendere. Ma i contributi tardano ad arrivare. Se ne lamenta l’Organo del Partito fascista che attacca il clero con due articoletti sul “Popolo Sammarinese”, nella rubrica satirica Colpi di garbino.

Bersaglio particolare sono i Servi di Maria di Valdragone, che avrebbero fatto una donazione di sole cento lire. Il giornale accusa i frati di non aver venduto e di aver nascosto per bagarinaggio il grano dell’anno prima. E con ironia, sostiene che i preti fanno bene a rifiutarsi di contribuire al monumento, perché San Francesco «a suo tempo sferzò la poca religiosità della Corte Papale e del Clero…».

L’ironia poi tocca il culmine: “la colpa è la nostra, essendo poco francescani e non avendo la forza di prendere il sacro cordone e frustare un po’ di questa gente».

Nell’Archivio Diocesano ho trovato un gustoso scambio di note riservate fra il Vescovo di Pennabilli e il Segretario di Stato Gozi. Il Vescovo invia al Segretario di Stato un suo personale contributo di
200 lire. Critica bonariamente quei “colpi di garbino” rivolti contro il clero dal giornale di partito. Anche il Vescovo usa una punta di ironia: l’ articolo è scritto molto bene, ma non è il più adatto a far aprire la mano a chi la tiene stretta. Assicura comunque il Segretario Gozi, che manderà ai parroci una lettera per sollecitare le offerte.

Il Segretario di Stato, da parte sua, si impegna a intervenire sulla Direzione del giornale, per far cessare gli attacchi contro il clero sammarinese. Ma in modo discreto “perché i panni sporchi vanno lavati in casa propria”.

La festa non finisce in gloria. Scoppia una polemica fra autorità religiosa e Governo. L’eco arriva perfino al Papa. Alla fine dei festeggiamenti era in programma una serata di gala. Il cartellone preannunciava un’Operetta, “Il Cardinale De Medici”, presentata dalla Compagni Gastone Monaldi.

Scatta la censura. Una settimana prima, un sacerdote stava svolgendo a San Marino l’antico ruolo di Predicatore quaresimalista. (Ne ho parlato nell’articolo “L’omelia di Stato”). Saputa la cosa, scrive una lettera ai Reggenti, protestando perché lo spettacolo sarebbe un insulto al Sacramento della Confessione. Una grave offesa al sentimento religioso di tutto un popolo. E con arroganza, unisce il ricatto alla censura. Minaccia di stigmatizzare la cosa dal pulpito, richiamando che è dovere dei sammarinesi disertare il teatro. Se la Reggenza non provvede a cancellare lo spettacolo, interromperà la Predicazione, ritornando in Italia. Il Segretario di Stato Gozi, a nome della Reggenza, chiude con serenità protocollare la vicenda: «Ella è stata malamente informata circa lo spettacolo teatrale previsto per la sera del 31».

Anche per il fascismo, pur formalmente cattolico romano, c’è un Rubicone che non si può oltrepassare!

Domenico Gasperoni, La Tribuna