(…) Il motivo del contendere sembrerebbe risiedere nel documento stesso della discordia dove le richieste del Segretario non collimerebbero con quelle della maggioranza. Lo strappo era stato sancito dagli esponenti di Domani Motus Liberi, fin dall’uscita del precedente Decreto a novembre, quando erano saliti sulle barricate, perché «l’andamento dei contagi non giustificava misure di maggior rigore». Ma non solo. Il gruppo invocava decisioni «improntate alla prudenza, ma senza penalizzare i giovani, colpiti nella socialità dalla pandemia, né le realtà economiche già provate dalla crisi», bacchettando Ciavatta anche per la ventilata ipotesi di «prevedere obblighi di controllo pesantemente sanzionabili a carico degli operatori». Sanzioni poi messe in effetti nero su bianco con l’ultimo Decreto che snocciola cifre da 300 a duemila euro a carico dei trasgressori o di chi falsifica i documenti o ne esibisce di falsi (o appartenenti ad altri). Senza dimenticare per chi lavora con il pubblico la sospensione temporanea della licenza per 15 giorni, in caso di reiterazione nell’arco di 30 giorni del mancato rispetto degli articoli varati.
Ora c’è chi interpreta anche la mannaia caduta su balli, karaoke ed eventi simili, limitando inevitabilmente la socializzazione giovanile, come miccia per nuove polemiche. Peraltro nell’ultima nota Motus auspicava un «piano di intervento strutturato e rimodulabile sulla base dell’incidenza dei contagi» prevedendo lo «strumento del test anticorpale o del tampone negativo per assembramenti e grandi eventi, qualora non fosse possibile il rispetto delle distanze». Intanto anche se le bocche restano cucite, le dimissioni sarebbero state respinte tout court dal Governo ieri mattina nella riunione del Congresso. E mentre aleggiano punti interrogativi sulle prossime mosse di Ciavatta, l’incontro delle forze di maggioranza fissato sempre ieri, ma nel pomeriggio potrebbe sciogliere più di un nodo. (…) Corriere Romagna