San Marino. Il neo ministro alla giustizia Nordio: “Meccanismo perverso quando i media anticipano già una condanna” … di David Oddone

Carlo Nordio è il nuovo ministro italiano della giustizia.

Nordio ha lasciato la magistratura nel 2017, quando ricopriva l’incarico di procuratore aggiunto di Venezia, culmine di una carriera cominciata nel 1977 e che lo ha visto affrontare tutte le questioni più calde: a partire dalle indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona, passando negli anni di Tangentopoli per l’inchiesta sulle Coop rosse, fino ad arrivare al procedimento sul Mose di Venezia.

Negli scorsi mesi si è impegnato in prima persona in occasione dei referendum promossi dalla Lega e dai Radicali: fautore da sempre della separazione delle carriere in magistratura, è stato uno degli esponenti più rappresentativi del Comitato per il Sì. Convinto garantista, Nordio di giustizia ha continuato sempre ad occuparsi anche attraverso i suoi interventi su diversi quotidiani.

Tanto che proprio di recente, quando qualcuno ha provato a sollevare obiezioni sulla sua nomina a Guardasigilli, ha avuto modo di specificare come le sue idee sulla giustizia siano ben note. E già prima che si mettesse in politica.

Ciò è verissimo. Ho avuto il privilegio di incontrare e intervistare Carlo Nordio a San Marino nel 2016.

L’allora magistrato venne ospitato al Rotary Club di San Marino.

Fu una chiacchierata illuminante.

“Fossero tutti come lei i magistrati, l’Italia sarebbe un Paese migliore” gli dissi. Risposta: “Lei esagera, faccio solo il mio lavoro”.

Spero di fare onore al mio mestiere nell’andare a riprendere l’intervista con la cronaca di quella bellissima serata, che ricordo ancora nitidamente e per la quale ringrazio Paolo Rossi e Marino Edgardo Angeli.

Credo infatti che quella testimonianza sia oggi attualissima e allo stesso tempo possa essere utile sia per comprendere il pensiero del neo ministro, che per innescare da parte del parigrado sammarinese, Massimo Andrea Ugolini, proficui rapporti, nell’interesse dei due Stati.

A San Marino Nordio ha lasciato il segno: chi partecipò alla conviviale del Rotary ricorderà una persona umile e sorridente, con una proprietà di linguaggio non comune e una forte predisposizione al contraddittorio. Modi garbati ed eleganti che, posso confermare, non perderà neppure a distanza di tanti anni, quando ebbi la fortuna di incrociarlo nuovamente.

Nordio nel 2016, proprio nel bel mezzo di processi complessi qui in Repubblica, ebbe modo di puntualizzare come spesso sia colpa proprio dei giornalisti se si innesca “un meccanismo perverso per il quale i media anticipano già una condanna”. E ancora: “Un avviso di garanzia non è nulla, non significa niente. E’ una comunicazione che la procura dà all’indagato. Non capisco perché un indagato, magari un politico, debba dimettersi, mi pare una stupidaggine colossale. I media dovrebbero capire che la fase delle indagini preliminari non è la fine del mondo. Deve esserci maggiore humanitas sia da parte dei magistrati, che da parte dei media nell’occuparsi degli indagati. Perché l’indagato è un soggetto debole. Anzi, più l’indagato è una persona in vista, famosa, conosciuta, più è debole in quel momento. E il magistrato non può non tenerne conto. Ricordiamoci sempre inoltre che il processo stesso rappresenta già una condanna per chi lo vive”.

C’è davvero poco da aggiungere ad un modo di pensare che non è evidentemente mutato, e permette di comprendere appieno lo spirito col quale si approccerà al tema giustizia il ministro.

Sempre ricordando la serata sammarinese di Nordio, uno dei momenti di maggiore pathos si è toccato quando dal pubblico arrivò una domanda particolarmente scomoda: “Lei che ha partecipato alle indagini di Tangentopoli, come ha vissuto il fatto che ci sia stata gente che si è suicidata in carcere da innocente?”. Nordio ha raccontato quel periodo drammatico, spiegando come anche una persona che indirettamente era sta lambita dalla sue indagini si fosse tolta la vita. “Mi ha fatto molto male sul piano umano” ha descritto con viva sincerità e trasporto.

Sulla corruzione, come si dice, prendere appunti anche qui a San Marino: “Non è certamente la pena a fare da deterrente. Per combattere la corruzione è necessaria una semplificazione normativa. Il 90% delle leggi andrebbero eliminate. Meno burocrazia c’è, meno passaggi ci sono, minori diventano anche i possibili ingranaggi da oliare”.

La speranza ora è che, nel ruolo di politico, Nordio possa davvero fare qualcosa di concreto per cambiare lo status quo.

Per chiudere il ricordo di quella conviviale vorrei riportare un aneddoto, più eloquente di mille parole: “I tre più grandi processi della storia – argomentò Nordio – si sono conclusi con i più clamorosi e macroscopici errori giudiziari: mi riferisco a quelli di Socrate, Gesù e Galileo. A volte è meglio un buon giudice e una legge stupida che viceversa”.

Un’autocritica alla categoria che fa onore sia al neo ministro, che a tutti i magistrati italiani e sammarinesi che con dignità e autorevolezza ha saputo rappresentare in quella sede.

Lo scrissi allora, non posso che confermarlo otto anni dopo.

 

David Oddone
La Serenissima

 

(nella foto Carlo Nordio, con il giornalista David Oddone, alla serata Rotary del 15 marzo 2016)