Ho approfondito, nei giorni scorsi, la sentita tematica delle liste di attesa a cui sono assoggettati gli utenti sammarinesi della sanità pubblica, evidenziando come -al contrario di quanto sosteneva la Csdl, prontamente cavalcata nelle sue erronee conclusioni da Libera- la situazione appaia in costante miglioramento.
Apriti cielo! “Ma io per una visita sono in coda da due mesi!”… “Balle, io aspetto da un mese!”, e così via in una serie di repliche e controrepliche dei lettori convinti che quanto ho evidenziato fosse una fandonia, magari strumentale e funzionale a questo o quello… L’altro ieri, per tagliare definitivamente la “testa al toro”, è arrivata la nota ufficiale dell’ISS: San Marino. ISS risponde a GiornaleSM. ”Calcoli apparsi su GiornaleSM corretti” ed anche ”alcuni tempi superiori alle indicazioni carta dei servizi”. Una nota in cui si conferma in toto la fondatezza e la conformità dei dati presi in esame nei miei approfondimenti con i “numeri” ufficiali in materia di liste di attesa.
Gli articoli citati:
Non vi ricordo ciò, ovviamente, per compiacermi o per rimarcare la sempre estrema attenzione che pongo sulle fonti (cosa nota a chi mi legge costantemente), ma lo faccio per alimentare un “ragionamento” più profondo e generale, ovvero come la superficialità del corpo elettorale possa arrivare a minare profondamente la qualità della democrazia e, di riflesso, il benessere dell’intera comunità.
Come? Ecco un esempio. Se siamo convinti che le liste di attesa siano peggiorate, voteremmo di nuovo il diretto responsabile delle stesse? No… Ma se la nostra convinzione fosse errata arriveremmo a bocciare chi stava migliorando, e col tempo forse risolvendo, la critica situazione, compromettendo, magari, una azione positiva per la collettività. Ovviamente è un esempio, non sto giudicando positivamente o negativamente l’azione di nessuno, né, tantomeno, cercando di indirizzarvi a votare questo o quell’altro.
Non è facile, per un cittadino “normale”, che si alza ogni mattina per andare al lavoro e che al rientro merita di godersi serenamente la quiete familiare o la serenità e spensieratezza di una serata fra amici, “immunizzarsi” dalla superficialità nell’analisi di una situazione. Informarsi, specie a ridosso di una campagna elettorale –quando un po’ tutti per interesse personale o di bottega tendono ad inondarci di notizie distorte, parziali se non palesemente infondate-, è quasi un lavoro… E dopo otto ore di lavoro “vero”, magari al freddo di un cantiere o fra la ripetitività noiosa di una catena di montaggio, nessuno, o quasi, ha voglia di approfondire seriamente la fondatezza o meno di una notizia o di una analisi.
I sammarinesi, quindi, diventano una sorta di “spugna”, che “assorbe” tutto ciò che “tocca”! In quanti, dunque, nella prossima tarda primavera saranno in grado di esprimere un voto consapevole? Pochi…
Ho letto, ieri, l’ intervento di Federico Pedini, Segretario di Stato in carica al Turismo, in replica ad Augusto Michelotti (clicca qui, se lo hai perso merita leggerlo per comprendere il ragionamento che vado a fare). Non scendo nel merito della specifica vicenda -non è questo il tema che intendo affrontare oggi-, ma intendo evidenziare, nella stessa, l’ennesimo fronte del NO nato in Repubblica e prontamente cavalcato. Nel caso all’ampliamento dell’avio-superficie di Torraccia.
Un ennesimo NO, su cui è nato l’ennesimo comitato civico del NO, attorno a cui si è creato un fronte politico del NO… Ennesimo, perchè per ogni idea che diviene progetto spunta un super-organizzato -e cavalcato- NO.
NO ad Alpitour nell’ex Tiro a Volo; NO che rispunta ogni tanto alla sala da gioco di Rovereta; NO alla nuova rotonda; NO alle residenze atipiche; NO al debito estero; NO a questo e NO a quello… NO a tutto! Tanto che il rischio, alle prossime elezioni, è che vinca quella forza politica “capace” di confezionare un programma di governo di appena una pagina e una parola: NO!
Possibile che tutti i nuovi progetti presentati o concretizzati in questi ultimi anni -peraltro davvero pochi rispetto alle esigenze di sviluppo che ha il Paese- siano tutti dannosi per l’interesse collettivo, per il sostentamento economico -visto che di sviluppo ne ho intravisto poco (e non poteva essere altrimenti alla luce della devastante situazione creata nel decennio scorso)- della Repubblica e, quindi, per il mantenimento di livelli almeno accettabili in termini di sicurezza sociale?
Ogni progetto concretizzato genera delle entrate per le casse pubbliche. E ogni progetto messo in campo si prefigge di generarne altre. Il NO rituale a questa o quella “idea” determina -almeno teoricamente- delle perdite di gettito per le case statali. E’ quindi possibile, a suon di NO risanare i conti pubblici, pagare il debito estero, individuare risorse per -e mi ricollego alla sanità, problema sentito da un po’ tutti- pagare nuovi medici così da azzerare le liste di attesa per l’utenza che necessita di prestazioni sanitarie?
Eppure, urlare un NO è il sistema più veloce e semplice per conquistare consensi. …Non vi sentite, cari sammarinesi, perlomeno un po’ ingenui e superficiali?
Ben inteso, non sto dicendo che i no non siano motivati, ma che il no a tutto porterà il Titano ad una costante decrescita che, a sua volta, si ripercuoterà sulla qualità della vita di ogni sammarinese.
Un concetto, questo, che vale per qualunque progetto il cui saldo -concreto o teorico- sia positivo per l’interesse e le casse pubbliche. E, un concetto, che deve divenire imprescindibile nel più colto o nel più ignorante dei sammarinesi, perchè ogni voto ha la stessa valenza nella conta dei seggi e nella determinazione di ogni governo.
Dunque, perchè San Marino possa uscire dal pantano in cui è stato cacciato da un rinnovamento traumatico della sua classe dirigente e da anni e anni di dominio di una scellerata “cricca”, è indispensabile una presa di coscienza e una assunzione di responsabilità di ogni cittadino, una assunzione di responsabilità che potrebbe partire dal referendum sull’Associazione o meno della Repubblica di San Marino al mercato economico dell’Unione Europea.
Far esprimere la popolazione su una questione dove la scelta avrà un impatto così diretto sulla vita di ogni sammarinese può essere una “palestra” importante per indirizzare il corpo elettorale verso una forte responsabilizzazione che, poi, una volta acquisita, saprà attuare quella indispensabile e seria selezione della classe dirigente che avrà il compito di risollevare il Paese dalle “sabbie mobili” in cui è precipitato nello scorso decennio, il più buio della storia moderna sammarinese.
Enrico Lazzari