Il 5 giugno 2014 avevo scritto un mio editoriale dal titolo
dove scrivevo che nell’accogliente trattoria l’Unione di Acquaviva si era svolto un incontro politico di altissimo livello tra esponenti di tre diverse forze politiche. Si erano ritrovati a tavola i leader della corrente democratica del PSD Tonino Carattoni, Guerrino Zanotti e Vladimiro Selva, Tony Margiotta neo compagno di SU e Franco Santi di Civico 10.
In sostanza i democratici, comunisti ed ex comunisti volevano e vogliono creare un nuovo soggetto politico che potesse e possa accaparrarsi i voti ed i consensi di centro sinistra, dopo l’imminente disgregazione dei partiti tradizionali travolti dalla questione morale. Cioè i consensi che ora appartengono al Psd (lato sinistro) sino alla moribonda Sinistra Unita e forse tra gli ex democratici di Civico10. Ma la sorpresa è che sotto sotto questa iniziativa (data la vicinanza – inutile negarlo – di Carattoni con qualche loro leader) potrebbe interessare anche il movimento Rete.
Se dapprima anche Alessandro Rossi faceva parte di questo patto, sembra poi essersi allontanato. I più maliziosi dicono che non sia stato più voluto. Non a caso lo stesso, nei suoi ultimi sermoni su facebook, parla costantemente di Comunione e Liberazione e parte sociale della Dc. Che, nelle sua iperbole politica, Rossi si sia avvicinato a Tamagnini e a Valentini?
Torniamo a noi. Che cosa c’è di nuovo rispetto al patto della tagliatella? Koinè è sicuramente un passo avanti, anche nel nome. Però dovrebbe perdere l’interesse di Civico 10 e guadagnare quello dell’onnipresente Alvaro Selva, che passa tranquillamente da un ambito politico ad un altro, quello di sua figlia l’avvocato Maria Selva e l’avvocato Alberto Selva, di Alleanza Popolare. Quest’ultimo dovrebbe addirittura esserne anche il portavoce. Tito Masi c’era, nascosto, sin dall’inizio.
E’ così che si evolverà la sinistra ed il centro sinistra dopo la questione Felici? Staremo a vedere.
Marco Severini – Direttore del Giornale.sm