San Marino. Il pensiero di Pier Giorgio Piselli sui referendum del 25 maggio

All’inizio, metà anni cinquanta, fu il doposcuola dai Salesiani, dove fra le materie scolastiche insegnavano anche alcuni principi del cattolicesimo sociale e sul giusto progetto, mentre il Consiglio Grande e Generale approvava la legge sulla Sicurezza Sociale. Entrato nel mondo del lavoro, all’inizio degli anni Sessanta, ha partecipato alle lotte sociali di quel tempo: Legge pensionistica, Legge sul lavoro, Statuto dei diritti dei lavoratori. Erano i tempi del Concilio Vaticano dei preti operai e del dissenso cattolico. Da una “Lettera a un professore” di don Milani, imparò il valore della critica, cominciando dalla scuola nozionistica. Nel millenovecentosessantanove aderì al gruppo dei comunisti eretici de “Il Manifesto” e con essi partecipò alla critica della politica del compromesso storico e alla critica sui socialismi realizzati.
Visse con sofferenza i lunghi anni di piombo, quando l’esercizio della vita politica partecipata fu di fatto sospesa.
Finito l’esperimento del compromesso storico, si diede vita alla critica a Craxi. Salutammo con favore mani pulite, ci si oppose a Berlusconi e al berlusconismo. Quando si pensava di poter respirare leggeri, ecco spuntare un nuovo fenomeno: Matteo Renzi, che in un giorno si è mangiato le quattro regioni rosse, le quali facevano da cinture di sicurezza, anche alla regione di San Marino.

Oggi il militante autonomo, che per varie ragioni non è riuscito a diventare complessivo, augura e si augura che dalle elezioni per il parlamento europeo e dai referendum del 25 maggio a San Marino, arrivino indicazioni positive per il nostro futuro.

Pier Giorgio Piselli