Previsti un aumento del Pil di 150 mlm di euro e 400 posti di lavoro.
Ieri pomeriggio, come annunciato dal segretario di Stato al Territorio Antonella Mularoni nel corso dell’incontro della settimana scorsa, gli imprenditori intenzionati a costruire il centro del lusso a Rovereta hanno incontrato i consiglieri di opposizione a Palazzo Begni per un paio d’ore.
Come già anticipato nei giorni scorsi su queste pagine gli investitori sono due: il Borletti Group, società guidata da Maurizio Borletti già diplomatico del Titano in Francia, e la società Dea.
Attraverso delle slide i loro rappresentanti hanno illustrato il progetto che prevede sostanzialmente la costruzione di un centro storico in miniatura, sviluppato su un solo piano e su una superficie di 25.000 metri quadri. Inizialmente sarà costruita una prima tranche di 13/14 mila metri quadri e se l’attività funzionerà edificheranno il resto. Gli imprenditori prevedono che nelle ore di punta transiteranno fino a 700 auto l’ora. All’interno sono previsti negozi delle marche più prestigiose. Durante la presentazione gli investitori hanno dato alcuni dati del progetto: il bacino di visitatore potenziali è stato stimato in 8/9 milioni di visitatori all’anno di cui 3 milioni di residenti nel circondario, 2 milioni di turisti da San Marino e 5 milioni di turisti dalla riviera; l’aumento del Pil sammarinese è stimato in 150/200 milioni di euro all’anno; sono previsti una decina di milioni di euro netti di introiti da parte dello Stato, oltre che 400 posti di lavoro.
È stato stimato che il centro del lusso aumenterà i visitatori a San Marino del 200%. Per quanto riguarda la zona scelta gli imprenditori hanno spiegato che è stata individuata tra gli spazi liberi vicini alla Superstrada e che il prezzo d’acquisto si aggira sui 10 milioni di euro. La scelta di costruire su un terreno vergine comporterà un risparmio del 20% rispetto a quanto avrebbero speso per adattare l’ex Queen Outlet ai loro scopi. Il fatturato di questi investitori italiani si aggira attorno a un miliardo l’anno. Sui tempi invece hanno confermato la volontà di iniziare coi lavori al più tardi a settembre di quest’anno per poter aprire la struttura nella primavera/estate del 2017.
Il segretario del Partito socialista Simone Celli esprime soddisfazione. “Abbiamo apprezzato la disponibilità degli investitori a presentare la loro iniziativa e il loro progetto. È un dato di grande rispetto. Adesso – spiega – il Ps si confronterà nei propri organismi per decidere la posizione da sostenere”.
Anche dall’Unione per la Repubblica fanno sapere di avere apprezzato l’esposizione del progetto di cui hanno preso atto. “Ora attendiamo ulteriori riferimenti e dettagli dal governo”.
Per il coordinatore di Sinistra unita Vanessa D’Ambrosio “è un progetto molto bello, anche come immagine. Non sembra una cementificazione selvaggia. Gli imprenditori – aggiunge – sono stati molto disponibili alle nostre domande e danno una sensazione di serietà”. In sostanza per la D’ambrosio è un “progetto interessante ma vanno valutati quanto saranno i costi a carico dello Stato che il segretario Mularoni non ha ancora chiarito”.
Luca Santolini, del movimento Civico 10, rileva deluso che “di politica non si è parlato. La scorsa volta la Mularoni aveva rimandato la discussione, ma in realtà c’è stata solo l’esposizione del progetto imprenditoriale che, tra l’altro, – sottolinea – non spetta a noi giudicare. Quello che a noi interessa è sapere come verrà gestito il terreno per evitare speculazioni, quanto costa l’intera operazione per San Marino, cosa comporta la variante al Prg, chi si intasca i maggiori introiti derivati dalla trasformazione del terreno e quanti soldi deve mettere lo Stato sotto forma di incentivi e defiscalizzazioni. La Mularoni, alle nostre domande, ha però risposto piccata che non era quello la sede adatta. A parte tutto – conclude – il progetto architettonico ci pare ideato bene e non la solita speculazione”.
Anche per Roberto Ciavatta del movimento Rete, “i nodi fondamentali sono politici, non tanto imprenditoriali”. Sottolinea Ciavatta che “a monte non c’è una pianificazione territoriale di alcun tipo. Sono due anni – dicono – che studiano l’investimento, ma noi lo sappiamo solo da due mesi”. Il membro di Rete solleva anche la problematica centro storico/polo del lusso: “Gli imprenditori hanno detto che i due luoghi verranno opportunamente collegati, vedremo”. Ma il punto focale rimane quello politico: “La maggioranza e il governo vive alla giornata e di investimenti casuali e occasionali. Gli imprenditori – aggiunge – hanno molta fretta di partire, temo che il progetto partirà in fretta e furia. Cinque anni fa – rivela – gli stessi imprenditori volevano fare un progetto dentro San Marino Città, ma alla fine non se n’è fatto nulla, così come a Ponte Mellini, le trattative sono saltate”. Ciavatta infine critica il governo “di non avere un piano strategico economico dettagliato, ma di tirare a campare grazie alle conoscenze di questo e quell’altro politico”. E conclude: “L’opposizione sembra non esistere, ma noi ci mobiliteremo affinché la politica risponda ai nostri quesiti.”
Infine, l’indipendente Luca Lazzari, afferma ironico: “Siamo stati convocati solo per un giudizio di gusto e non per confrontarci sulle questioni politiche. Inoltre – sostiene Lazzari – le analisi di mercato e le proiezioni che ci hanno mostrato sono state approssimative. Il progetto è apprezzabile su un piano architettonico, ma non ha senso che si riproponga i il centro storico di San Marino in stile contemporaneo sulla “scarpata” di Rovereta con sopra il Colorificio e sotto la centrale elettrica e il torrente Ausa. Le criticità del progetto – conclude – non sono state affatto toccate e la Mularoni, quando abbiamo proposto alcuni quesiti politici, si è irrigidita moltissimo, sorvolando l’argomento”.
Davide Giardi, Francesco De Luigi – La Tribuna