San Marino. Il potere di agire ad ampio raggio. Di Stefano Ercolani

Ercolani Stefano“Sono convinto che, se c’è qualcosa da temere, è la paura stessa, il terrore sconosciuto, immotivato e ingiustificato che paralizza. Dobbiamo sforzarci di trasformare una ritirata in una avanzata […] Chiederò al Congresso l’unico strumento per affrontare la crisi. Il potere di agire ad ampio raggio, per dichiarare guerra all’emergenza. Un potere grande come quello che mi verrebbe dato se venissimo invasi da un esercito straniero”.

F. D. Roosevelt

 

In questi ultimi giorni mi è tornato alla mente un dibattito pubblico che si tenne a Milano negli anni ottanta tra un ministro economico e l’ex governatore della Banca d’Italia Guido Carli che in quel contesto obiettò rispettosamente ad un’affermazione del tutto infondata del suo interlocutore dicendogli “signor ministro, non tutti gli italiani sono cretini”. Da allora il Belpaese non ha perduto il ‘vizio’ del rimpallo delle responsabilità e dei veti incrociati della politica. Qui a San Marino sono accadute più o meno le stesse cose e ora la gente chiede a gran voce un nuovo inizio, una guida forte per il Paese (che sia un primo ministro o un ministro agli esteri con deleghe importanti) con più decisionismo e la fine dei veti incrociati sulle decisioni da prendere con urgenza in termini di politica economica. Non contano più solo gli ideali o i partiti ma la capacità delle persone di guidare il Paese. E c’è un solo nemico: il cinismo dell’inevitabile, quello che porta a pensare che niente mai andrà a posto, che nessuna riforma servirà a risollevare le sorti del Paese e che allora tanto vale che non cambi nulla. In passato uno che più di altri si intendeva di politica e di futuro, Orson Wells, girò il mondo per convincere i potenti che l’umanità deve fare ogni sforzo per unirsi. Finì così per litigare con Churchill e parlare invece a lungo con il presidente americano Roosevelt. Nel 1934 ad un incontro con Stalin parlò poi del New Deal di Roosevelt, dell’organizzazione fordista delle fabbriche, di Rockfeller. E scrisse che tutte  quelle forze costruttive  avrebbero dovuto unificarsi. E’ quel che ha provato a fare, con successo, la Regione Emilia Romagna che oggi fa scuola. In questi anni in cui le cronache economiche sono state un crescendo rossiniano di notizie negative spiccano infatti i dati della locomotiva emiliana che si è rimessa in moto. Sono trentacinquemila in più gli occupati nei primi tre mesi del 2016 e ben 1 miliardo di fondi europei sono stati impegnati, il Pil di conseguenza è destinato a salire dell’1,3 per cento, oltre la media nazionale. Per non parlare delle grandi multinazionali che ora puntano a fare qui investimenti che avrebbero potuto dirottare altrove. A partire da Lamborghini che otterrà una grossa fetta di fondi per la produzione del nuovo Suv Urus, con l’assunzione di 205 nuovi operai. Merito questo del Patto sottoscritto tra la Regione e una cinquantina di soggetti pubblici e privati. “O ci si siede tutti assieme attorno allo stesso tavolo – è stato il messaggio del governatore Stefano Bonaccini – o non si esce da questa crisi che ha fatto scoprire anche all’Emilia rossa cosa siano i licenziamenti, gli operai in cassa integrazione, le aziende che chiudono per non riaprire più, le fughe all’estero di imprenditori a caccia di risparmi”.   Il ‘nuovo corso’ di San Marino deve ripartire da qui, da una guida forte che prenda decisioni urgenti e sappia unificare tutti le forze costruttive, positive e propositive. Ciò insomma a cui il nostro gruppo con questa rubrica guarda da tempo.

Stefano Ercolani, Presidente di Asset Banca