C’è il pubblico delle grandi occasioni, al Kursaal, per celebrare l’80esimo compleanno ANIS. Autorità di governo, Ambasciatore d’Italia, ospiti illustri in prima fila e poi, in platea, presidenti, amministratori delegati e rappresentanti delle oltre 5mila imprese che costituiscono l’ossatura portante del sistema economico sammarinese. Tra gli ospiti, anche tutte le associazioni datoriali e i sindacati, oltre che esponenti imprenditoriali italiani.
E il primo passo, in apertura di un’assemblea generale che celebra un anniversario così importante, è la premiazione delle aziende iscritte all’ANIS da almeno 50 anni, a cominciare dalla SACMS iscritta dal 1974 al Colorificio Sammarinese che lo è dal 1945, cioè proprio dall’inizio. In mezzo, sigle che hanno creato la storia della San Marino che produce, che dà lavoro alle famiglie e che ne costituiscono storicamente il fiore all’occhiello: SIT, Durabilis, NIE, ALI, Casa Rossa, ICAS, Farmagan, FADE, SIS, Ceramica Faetano, ASA, Libra, Tonelli, Cartiera Ciacci.
Un’ideale strada che si fonda sul passato ma che è fortemente proiettata sul futuro. “Sono radici profonde, sicure, solide, che tracciano la direzione per il prossimo futuro” esordisce il presidente Anis Emanuele Rossini in apertura della sua relazione, che non manca di sottolineare come le aziende sammarinesi rappresentino il 35 per cento del PIL, ma soprattutto rappresentino quella parte sana del Paese, che fa il Paese sano. “Se il lavoro è un valore e un diritto, alle imprese vanno garantite condizioni eque, affinché possano offrire stabilità e prospettive per i lavoratori” puntualizza.
Quindi affronta i temi caldi che caratterizzano i rapporti con la politica e con il sindacato. A cominciare dal percorso europeo, che dovrebbe essere formalizzato con la firma dell’Accordo EU. “La Repubblica è già naturalmente integrata all’Europa sotto molti punti di vista, ma per le imprese l’Accordo è il lasciapassare per poter lavorare nel mercato unico. Vogliamo competere alla pari” rivendica senza mezzi termini e invita l’apparato pubblico a quell’adeguamento di norme senza le quali ci si trova di fronte solo alle criticità. “La maggior parte delle aziende si aspetta molto da questo passaggio, a cominciare da un aumento delle vendite, più visibilità e maggiori possibilità di reperire nuove professionalità”.
Ma la competitività delle aziende, che è anche la competitività dello Stato, passa per molti altri canali che ormai sono ineludibili, oltre che indispensabili. L’introduzione dell’Iva è in cima alla lista. “È l’unica chiave per semplificare gli scambi commerciali e per trattare con l’Europa il superamento del T2. Questa è la vera discriminante. Ma è anche una grande delusione per la mancata riforma. Sono passati 12 anni da quando se n’è parlato per la prima volta, non farla significa auto-discriminarci. Avremmo preferito che il cantiere fosse aperto prima di quello dell’IGR, e anche su questo confidiamo che vengano accolte le nostre proposte per incentivare sia gli investimenti, sia l’occupazione”.
Un altro grande problema delle aziende sammarinesi è la necessità di doversi rivolgere fuori confine per trovare le professionalità, soprattutto quelle nuove, collegate alla digitalizzazione e alle nuove tecnologie. “Rappresentano il principale asset strategico di fronte alle innovazioni” puntualizza Rossini. Il quale ricorda le tante iniziative messe in campo per la formazione e l’aggiornamento del personale, oltre alla recente collaborazione con gli Istituti Tecnologici Superiori per l’alta formazione tecnica, anche con l’accoglimento di studenti nelle aziende.
Poi c’è un lungo elenco di richieste, alla politica, rispetto alle cose da fare e ai progetti innovativi da realizzare se si vuole che l’impresa continui ad avere quella capacità di resilienza che, fin dall’epoca Covid, ha dimostrato di avere, con benefici e ricadute su tutta la comunità. Rossini comincia dalla necessità di una visione sistemica per tutto l’apparato normativo di fronte a problematiche come la denatalità, che portano conseguenze sul lavoro e sul welfare. Quindi, la PA, che è chiamata a supportare il sistema economico con un apparato snello ed efficiente. Poi c’è il problema delle energie, che ogni giorno risentono delle tempeste geopolitiche e per le quali bisogna ripensare le strategie di approvvigionamento per uscire dalla fluttuazione dei mercati. “Recentemente è stata approvata la possibilità di creare impianti per la cogenerazione industriale, ma bisogna fare di più per la transizione energetica” sollecita Emanuele Rossini, auspicando la realizzazione di un impianto di gassificazione con il quale produrre energia dalla lavorazione dei rifiuti solidi urbani. Così si andrebbero a risolvere due problemi enormi, visto che la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è un’altra questione che giace lì da troppo tempo. Tra l’altro, oggi esiste una nuova generazione di gassificatori, che hanno emissioni praticamente vicino allo zero. “Gli aggiornamenti sulle tariffe – lamenta il presidente Anis – sono solo misure tampone, non interventi strutturali. Sono decisioni che non si possono rimandare, magari trovando risorse con qualche risparmio sulla spesa corrente”. Insomma, il gioco vale la candela e le politiche industriali hanno bisogno di scelte forti. “Noi crediamo nel valore delle nostre imprese – conclude – perché generano sviluppo e benessere per tutto il Paese”.
Anis