San Marino. Il progetto Confuorti per prendere la Cassa. E tutto il resto. Ma quel progetto è stato davvero smantellato? … di Alberto Forcellini

Il Consiglio ha cominciato ieri pomeriggio il dibattito sulla relazione della Commissione d’inchiesta. È dall’aula infatti che deve arrivare il giudizio politico e le azioni conseguenti. Una responsabilità non da poco visto che, come nella precedente relazione, fino al 2019 tutti i partiti sono stati al governo. Tranne Rete.

La lettura integrale delle 376 pagine fa emergere da una parte il totale fallimento del cosiddetto “sistema San Marino”, basato sui tre famosi capisaldi; dall’altra mette l’accento sul progetto partito dal Lussemburgo, passato per il CIS e puntato sulla Cassa di Risparmio. Se fosse andato avanti, non sappiamo dove sarebbe andato a finire. Le sue fasi salienti sono tra il 2017 e il 2019.

La Commissione spiega infatti che la chiusura di Asset rientrava in un più ampio progetto di ristrutturazione traumatica del sistema bancario a favore di banca CIS: Asset venne assorbita da Cassa di Risparmio, “che nelle intenzioni dell’associazione a delinquere CIS – Confuorti sarebbe dovuta a sua volta essere fusa verosimilmente con banca CIS” (pag. 186). L’indicazione compare scritta in alcuni appunti conservati in una chiave USB di proprietà di Filippo Siotto rinvenuta dalla PG nell’ambito dell’indagine sul “caso Titoli”.

L’obiettivo di mettere le mani sulla Cassa prende vita con la destituzione del vecchio Cda e l’inserimento degli uomini di Confuorti che, guidati da Romito, mettono nero su bianco un bilancio in perdita per oltre mezzo milione. Un rendiconto fasullo, che comunque avrebbe procurato un giudizio di insolvenza per la banca. Poi, con l’aiuto della politica, si inventò il “5 ter”, ribattezzato come “spalmaperdite”, ovvero la possibilità di diluire il debito di Cassa sul bilancio dello Stato nei 25 anni successivi.

Tra i vari passaggi della relazione, viene ricostruita anche l’attività finanziaria di Confuorti in banca CIS, dove egli operava come un padrone o amministratore di fatto, nonostante la presenza di Guidi e Grandoni (pag. 262); viene ripercorsa la colonizzazione di BCSM tramite Wafik, Savorelli e loro sodali; si descrivono le infiltrazioni in Cassa di Risparmio come azioni finalizzate al medesimo disegno.

Già dai tempi di banca Partner, Confuorti forniva liquidità per l’acquisto di banca CIS da parte di banca Partner; anche Ali Turki, che comparve all’improvviso per acquistare banca CIS, era uno strumento nelle sue mani. Le operazioni finanziarie per il trasferimento di risorse da Banca Centrale a banca CIS, la cosiddetta operazione Titoli erano finalizzate “a comprare la Cassa” (pag. 271).

La Commissione rileva che c’era una continuità netta fra il Gruppo Grandoni e il Gruppo Confuorti. Essi debbono essere intesi come un unico consorzio finalizzato a tutelare gli interessi del CIS e di Confuorti (pag. 275).

Se non appaiono evidenti i rapporti di Confuorti con la classe politica sammarinese, altrettanto non si può dire per Marino Grandoni, a cui tanti gli hanno sempre riconosciuto la capacità di fare e di disfare i governi. Come accadde nel 2008, già dimostrato nella precedente relazione e nuovamente riaffermato. La presenza del giudice Buriani all’interno del sodalizio ha preso corpo e prove solo con le indagini e le ricostruzioni avvenute recentemente. Un cerchio perfetto: la politica, le istituzioni, il settore finanziario, il tribunale.

Solo adesso appare chiaro come fossero vere le denunce di Rete, che avevano acceso la luce sulla cricca già dalla primavera 2017. Come avessero ragione, quelli di Rete, a scavare sui famosi “decreti morte” del luglio 2017, scritti nottetempo, per svuotare Fondiss. Una vicenda che portò diritta, dritta, alla crisi sul tribunale perché ogni volta che il governo di allora cercava di mettere un toppa, si scavava un’altra voragine. Vicende che hanno riempito pagine e pagine di giornali, anche e soprattutto per condannare l’azione di Rete, mettere in croce i suoi esponenti. Che hanno pagato davvero caro la loro battaglia contro la cricca e che per questo hanno perfino subito dei processi.

Quanto era consapevole il governo di Adesso.sm di quello che stava accadendo? Sicuramente c’erano Consiglieri in buona fede, basti riascoltare alcuni interventi in aula per comprendere che non avevano capito nulla e che non avevano neppure un dubbio. Eppure c’era sicuramente chi sapeva, che convinceva i colleghi a votare in una certa maniera e a sostenere l’azione di governo. Il “povero” Tony Margiotta, crollato sul percorso della vendita degli NPL: anche lui ha pagato cara la sua scelta. Pare comunque difficile che quell’esecutivo non fosse a conoscenza di Confuorti e del suo progetto, delle manovre su BCSM e su Carisp, dei flussi di milioni che andavano in CIS e del potere di Marino Grandoni. La telefonata tra “Marino e Nicola” è rimasta una pietra miliare.

Ora le domande sono altre: il progetto Confuorti è stato smantellato, o è stato solo bloccato? Lui è sparito dalla circolazione, ma alcuni attori di quel progetto sono sempre qui, stanno ostacolando in tutti i modi qualsiasi riforma e tuttora non nascondono le loro simpatie per Grandoni e per Buriani. I loro sodali sono rimasti solo in filigrana, non sembrano scomparsi.

Qui è il nodo politico vero da chiarire e da sciogliere. La storia delle 8 banche e delle 59 finanziarie chiuse, i debiti che hanno lasciato, in qualche modo fanno parte di un capitolo di storia che paradossalmente il progetto Confuorti ha totalmente scalzato. Anche con l’aiuto di Grandoni che “ha fatto fuori” tutti i big di quell’epoca: Gatti, Podeschi, Stolfi.

La prima relazione della Commissione di inchiesta è passata come acqua fresca.  Sono già pronti almeno un paio di ordini del giorno che dovranno tirare le conclusioni. Ma ognuno può farsi una sua idea, un’opinione motivata leggendo la relazione che si può trovare agevolmente anche sul web.

a/f