San Marino. Il PS sull’Accordo UE e sul referendum: “I cittadini hanno diritto di esprimere la loro volontà. Altrimenti è come fare un salto nel buio senza rete”

“Abbiamo presentato un referendum che, nella sostanza, è simile a quello del 2013 per chiedere l’adesione all’Unione Europea, che fu ammesso. È vero che non si possono fare referendum abrogativi sugli accordi internazionali già esistenti, ma oggi non abbiamo un Accordo già ratificato, bensì solo un negoziato, che dovrebbe diventare Accordo”. È un fiume in piena il presidente PS Augusto Casali spiegando, in conferenza stampa, il contenuto e le ragioni della proposta referendaria appena presentata e per la quale si attende il responso del Collegio dei Garanti sull’eventuale ammissibilità. Allora, nel 2013, il referendum non ebbe alcun esito perché non raggiunse il quorum. 

La proposta presentata adesso dal PS contiene la richiesta di prevedere, nella legge di ratifica dell’Accordo UE, l’immissione di un articolo che disponga la celebrazione di un referendum confermativo prima dell’entrata in vigore dell’Accordo stesso. “Qualora il nostro referendum passasse al vaglio dei Garanti, significa che i cittadini avranno il diritto di potersi esprimere, evitando di essere scavalcati da gruppi consiliari che spesso hanno maturato le loro posizioni sulla scorta di equilibri di potere necessari per stare al governo, dove sono stati un po’ tutti. Dopo di che, diventa difficile tirarsi indietro. Per questo abbiamo un Consiglio quasi completamente concorde sulla UE, tranne Motus e forse pochi altri.”

Obiettivo del PS è semplicemente chiedere ai cittadini se vogliono votare o meno per l’accordo di associazione, ovvero esprimersi su una tematica importantissima che coinvolgerà tutti i cittadini, non solo i Consiglieri. “La decisione deve essere presa dalla maggioranza dei sammarinesi” puntualizza Augusto Casali, ricordando come il PS batta su questo tasto dal 2002. 

“È improponibile dover fare un salto nel buio, come vorrebbe Beccari, che ha gestito malissimo questa partita, senza nessuna informazione. Il parere della gente si forma sul sapere le cose, ma se non si conoscono neppure i costi e i benefici di questo accordo, è difficile esprimere un’opinione.” Ci aggiunge, come buon peso, che non è stata risolta la problematica del T2, che non ci saranno finanziamenti europei (come invece era stato detto inizialmente) e che non sappiamo neanche cosa ci sia nel famoso addendum sulla vigilanza bancaria, visto che la riunione della Commissione mista convocata su questa materia, è stata secretata. “Sappiamo poco o nulla dell’Accordo, nulla del tutto sull’Addendum – chiosa Casali – facciamo un salto nel buio senza rete”. Non teme il risultato finale di un eventuale ricorso alle urne, per il PS è importante arrivare fino in fondo, cioè mandare i sammarinesi al voto perché in questo modo il PS avrebbe già vinto la sua battaglia. 

Sulla natura di questo strumento di democrazia diretta, che nonostante le modifiche di legge si presenta come una corsa ad ostacoli, interviene il vicepresidente PS Erick Casali. Il quale ricorda le battaglie per eliminare il doppio quorum, una vittoria sminuita dal raddoppio delle firme necessarie per andare al voto. Ce ne vogliono più di mille, dopo la dichiarazione di ammissibilità da parte dei Garanti. Considerato che un 30 per cento degli aventi diritto al voto risiedono all’esterno, è come se la percentuale richiesta fosse quasi il doppio. I cittadini esteri non hanno mai dimostrato sensibilità ai referendum. Perfino i sammarinesi residenti nel circondario, ce ne sono 1800, non si muovono. Si è visto che nelle precedenti tornate sono venuti a votare in tutto appena 500 elettori esteri. 

“C’è una difficoltà oggettiva anche nella raccolta delle firme – spiega – gli stessi notai a volte sono in difficoltà, perché la norma non è chiara. Ma tutto questo è voluto. Basti ricordare come sono stati eliminati i referendum sulla preferenza unica e sul tetto degli stipendi. Avrebbero dovuto fare un contro referendum; hanno preferito un colpo di mano, di notte, in Consiglio. Penso che il Collegio Giudicante ammetterà il nostro referendum. Dopo di che avremo 90 giorni di tempo per raccogliere le oltre mille firme necessarie, ma ci organizzeremo bene”. Intanto il PS ha raccolto in un batter d’occhio le firme per la presentazione e pensa alle difficoltà che ci saranno per chi eventualmente vorrà creare un comitato contrario, perché dovrà dire alla gente: non andate a votare. “Abbiamo visto una grande sensibilità sul tema dell’Europa, anche negli incontri con la gente con cui siamo a contatto. Il referendum è ritenuto un passaggio importante, secondo me ci darà delle sorprese. La maggioranza sarebbe ancora in tempo per cavalcare l’onda: si potrebbe appropriare di questo referendum e provare a fare una vera campagna elettorale spiegando i benefici dell’accordo a tutta la popolazione. Ma temo che questo non avverrà. Probabilmente la vita di Palazzo fa perdere la sensibilità verso le problematiche sentite dalla gente”. Contrariamente a quanto communente si pensa, Erick Casali afferma che la gente è abbastanza informata, perché oggi chiunque legge le notizie sul web e dialoga sui social. Riguardo alla firma, conclude: “Avevano detto che si sarebbe firmato a giorni, invece qui non succede niente. Probabilmente è anche perché con il nostro referendum, gli abbiamo messo un bastone tra le ruote!”. Una precisazione finale: al PS non interessa che sia un sì o un no, il problema vero era la mancanza di chiarezza e di qui è partito il percorso referendario.