San Marino. Il PSD sul Piano di riorganizzazione dei plessi scolastici

Il prossimo mercoledì, in Commissione Consiliare I, sarà presentato il “Piano di riorganizzazione dei plessi scolastici”. Si tratta di un lavoro tecnico importante, prodotto da un gruppo di lavoro istituito nei mesi scorsi, che ha analizzato con attenzione l’andamento delle nascite, la distribuzione territoriale degli alunni e lo stato degli edifici scolastici. Ma proprio perché il tema è strettamente connesso al calo demografico, non può restare confinato a un piano tecnico o logistico. 

Come Partito dei Socialisti e dei Democratici comprendiamo bene la necessità di mettere ordine, di razionalizzare, di affrontare con serietà il tema del calo demografico. Purché non ci si fermi qui. Perché il rischio sarebbe di trasmettere un messaggio sbagliato: quello di un Paese che si rassegna, che si arrende all’idea del declino e spegne la luce, un plesso dopo l’altro. Noi crediamo che un progetto di riorganizzazione della rete scolastica, per quanto necessario, debba essere accompagnato da un pensiero politico forte, che affermi una volontà chiara: che si può reagire, che San Marino può essere ancora un Paese in cui si cresce, si investe sulla vita.

Non possiamo accontentarci di adattarci alla realtà così com’è. Dobbiamo provare a cambiarla. Dobbiamo creare le condizioni per far ripartire la natalità, e allo stesso tempo immaginare una scuola che torni ad attrarre, che diventi un punto di riferimento anche per chi vive fuori territorio.

Le strade possibili sono tante, ma serve il coraggio di pensarle. Possiamo rafforzare strumenti già esistenti, come le residenze annuali per i frontalieri con una lunga storia lavorativa a San Marino, estendendole alle giovani famiglie con figli, incentivandole a stabilirsi nei castelli più colpiti dal calo demografico. Possiamo offrire residenze agevolate a giovani coppie, legate a scelte abitative e prospettive familiari, con una logica di riequilibrio territoriale.

Serve però anche una nuova visione educativa. Si possono sperimentare approcci pedagogici innovativi, che mettono al centro l’autonomia del bambino, il rapporto con l’ambiente, la creatività. Si possono costruire percorsi bilingui o trilingui, che affianchino all’italiano l’inglese e magari il cinese (grazie alla presenza dell’Istituto Confucio). Le scuole possono diventare piccoli poli di eccellenza, capaci di far parlare di San Marino in positivo.

In quelle realtà dove le aule si svuotano, non è detto che debbano sparire anche gli spazi educativi. In altre esperienze – anche a noi vicine – quegli spazi vengono utilizzati per ampliare l’offerta di laboratori per studenti, per attività culturali, artistiche, formative rivolte ai giovani e agli abitanti del luogo. In alcuni casi si raggruppano alunni di diversi livelli scolastici, pur di mantenere una presenza educativa nella comunità. Non tutto è replicabile, ma si può imparare.

Un’altra riflessione necessaria riguarda il calendario scolastico. Sia in Italia che a San Marino, le scuole restano chiuse quasi tre mesi durante l’estate. È uno dei modelli più lunghi in Europa. In molti altri Paesi le vacanze sono distribuite lungo l’anno, con pause più brevi e più regolari. Questo offre una maggiore continuità didattica e consente alle famiglie di organizzare meglio la vita quotidiana. 

Poi c’è anche questo da dire: i centri estivi, così come i nidi, costano troppo. E lo sappiamo tutti. È scoraggiante voler mettere al mondo un figlio e non sentirsi nelle condizioni di poterlo sostenere. Se vogliamo davvero aiutare le famiglie, dobbiamo cominciare da qui: dall’accessibilità concreta ai servizi per l’infanzia. 

In questo scenario complesso e faticoso, abbiamo anche l’occasione per fare un grande ragionamento sul patrimonio scolastico. Possiamo cogliere questa fase per ammodernarlo, metterlo in sicurezza, manutenerlo con intelligenza, renderlo sostenibile nei costi, più efficiente e coerente con i bisogni reali della società attuale. Non tutto si potrà fare subito, ma è il momento di cominciare a costruire questa visione.

Insomma, serve una svolta. Non una svolta fatta di annunci, ma una svolta vera, strutturale, convinta. Che dica, con chiarezza, che San Marino vuole restare un Paese per chi crede nel futuro.

È con questo spirito che il PSD parteciperà al dibattito in Commissione. Per difendere la scuola, ma soprattutto per difendere l’idea di un Paese che non si arrende.

Partito dei Socialisti e dei Democratici