In tanti ci hanno contattato perché sabato non hanno più trovato il giornale in edicola. Ha creato infatti parecchia curiosità l’intervista a Luca Marinelli, sammarinese a Shangai. Una testimonianza molto e equilibrata e che ha portato una ventata di “realtà” sul coronavirus in ore drammatiche e nelle quali spesso il catastrofismo si sovrappone ai fatti concreti. Il nostro articolo ha ricevuto per questo il plauso delle nostre Istituzioni che hanno fatto i complimenti alla redazione per come sta trattando la materia. A questo proposito riproponiamo alcuni stralci dell’intervista del caporedattore David Oddone a Luca Marinelli che possono aiutare a fare chiarezza su quello che succede attorno a noi. Il 32enne Luca è il figlio del noto e stimatissimo Liano Marinelli, cardiologo già in forza all’ospedale del Titano e del quale si sente tantissimo la mancanza.
Luca Marinelli, ha paura del Coronavirus?
“Allo stato attuale delle cose, non eccessiva. La situazione di Shanghai è abbastanza stabile, le nuove infezioni sono in calo e le guarigioni aumentano, anche grazie alle misure di sicurezza intraprese dalle autorità. La mia preoccupazione va soprattutto al mio futuro lavorativo”.
Come stanno affrontando le autorità cinesi l’emergenza?
“Si è parlato molto sui media occidentali del comportamento della Cina nel momento in cui sono stati scoperti i primi casi. Su questo non posso pronunciarmi, in quanto non risiedo a Wuhan o in Hubei, inoltre ovviamente la situazione è complessa e sarebbe scorretto fare una critica a posteriori. Posso solo dire che allo stato attuale le misure attuate sono rigorosissime, ovviamente in rapporto alla specifica provincia e al numero di contagiati presenti in essa. Se a Wuhan, ho letto, alle persone non è più permesso uscire di casa per legge, qui a Shanghai siamo solo incoraggiati a stare in casa: la nostra temperatura viene misurata ogni volta che entriamo/usciamo dal nostro complesso residenziale, da un centro commerciale… Inoltre, bisogna fornire alcune generalità al portiere all’ingresso del proprio palazzo (in Cina, nelle grandi città, ogni palazzo ha un portiere). Una volta usciti, però, si vede già un discreto numero di persone camminare per strada, e automobili in strada. In questi giorni c’è anche bel tempo, fa piacere fare due passi”.
Su internet a fianco delle notizie ufficiali girano anche notizie e soprattutto immagini catastrofiche. Qual è la verità?
“L’idea che mi sono fatto è (come purtroppo sempre accade da che io ricordi) che ci sia un certo giornalismo interessato ad attirare l’attenzione ad ogni costo attraverso la speculazione. Così come ritengo certe persone intervistate possano lasciarsi ‘prendere la mano’ ed esternare le loro teorie sull’accaduto, teorie che diffuse dai vari media diventano ‘fatti’ nella mente di molti fruitori degli stessi. Ritengo che cercare di capire come stanno le cose sia giusto e naturale, specialmente quando il fatto in questione è di portata globale. Credo anche però che bisognerebbe partire da affermazioni riconducibili a prove documentate, e cercare di evitare le altre. E la speculazione ci può e ci deve essere, ma deve essere chiarito che si tratta di tale (fino ad ulteriori prove). Anche se questo approccio farebbe vendere meno copie, o porterebbe meno click alla propria pagina, aiuterebbe sicuramente a contenere i fenomeni di isteria di massa a cui stiamo assistendo in Italia e nel mondo”.
Quali conseguenze ci sono ad esempio su aziende come la sua che esportano prodotti dalla Cina?
“Lo stato di emergenza sta colpendo duramente le piccole-medie imprese (tra cui quella dove lavoro io), che fanno più fatica a sopportare un regime unicamente di spese, al netto di pochissime entrate. E la preoccupazione viene non dal fatto che non si prevede una ripresa, ma che non si riesce a collocarla esattamente nel tempo. Una persona taiwanese che conosco non è ancora stata pagata (assieme ai suoi colleghi) per il mese di gennaio. Un’altra, cinese, era stata assunta da una nuova azienda e si era licenziata dalla precedente, ma la firma del contratto ora tarda ad arrivare. Amici italiani, europei, russi avevano lasciato la Cina per il Capodanno cinese. Ora la loro azienda gli chiede di aspettare a tornare, o ha semplicemente terminato il loro contratto”.
Quando rientrerà sul Titano?
“A metà Marzo, spero, se non ci saranno ulteriori complicazioni”.
Come si evince da questa testimonianza le Istituzioni hanno certamente il dovere di tenere la guardia alta ma la popolazione dal canto suo non può e non deve cedere a facili allarmismi, spesso ingiustificati. Ognuno deve fare la propria parte nella consapevolezza che la vita deve andare avanti e non si può prestare il fianco alla psicosi.