San Marino. Il silenzio degli altri

E’ inaccettabile il ‘vizietto’ di bendarsi gli occhi quando conviene e di vedere anche quello che magari non c’è quando una regia esterna ha deciso che invece ci sia.

Che il bilancio dei disastri che si sono abbattuti sul sistema economico sia enorme lo hanno ormai capito anche i sassi. Chi ancora parla cercando di giusti care quanto accaduto lo fa perché al punto in cui si è spinto non ha più probabilmente alcuna possibilità di tornare indietro.

E allora perché non provare ancora una volta la strada del lavaggio di cervello collettivo? In fondo cosa costa provare a raccontare ai cittadini l’ennesima storiella lasciando loro intendere che se anche fosse stata compiuta un’ingiustizia questa volta non si sarebbe certo colpito un obiettivo debole?

Una cosa è sparare sull’ambulanza, altra cosa sparare su una Ferrari.

Così del resto si fa quando si pensa che le menti siano semplici. Perché la legge piaccia o non piaccia deve essere uguale per tutti. E perché l’operazione Asset prima ancora che colpire i suoi vertici ha avuto un effetto domino sul sistema economico ferendo duramente i dipendenti dell’istituto e gli ex correntisti molti dei quali attendono ancora di ricevere indietro i propri soldi.

Per questo è inaccettabile il ‘vizietto’ di bendarsi gli occhi quando conviene e di vedere anche quello che magari non c’è quando una regia esterna ha deciso che invece ci sia. Con tutto quel che è emerso sulla premeditazione del commissariamento, sulla ‘consulenza’ di Confuorti, sull’avvocato consulente di Bcsm e della segreteria alle finanze che si affrettava a consigliare a Celli di irrobustire, anche per ragioni legate all’opinione pubblica, le deboli giustificazioni per la chiusura di Asset cercandole ex post, è normale che chi ha sostenuto quel provvedimento fino a stracciarsi le vesti dica qualcosa per non perdere del tutto la faccia.

Non è invece normale il silenzio degli altri. Chi non si indigna di fronte a ciò che le carte hanno evidenziato e portato in luce ha evidentemente qualcosa da nascondere.

O semplicemente non va all’attacco perché ha paura di essere attaccato. Alias: chi sta zitto non è degno di rappresentare un Paese che chiede di guardare dentro con tanto di luce accesa al calderone che si sta ancora cercando di tenere chiuso.

Chi dice che è finito il tempo delle denunce e che ora deve aprirsi la stagione delle soluzioni mente al Paese perché se finito il tempo delle denunce e che ora deve aprirsi la stagione delle soluzioni mente al Paese perché se veramente vogliamo guarire dob- biamo prima capire da quale morbo siamo stati colpiti.

Editoriale de La RepubblicaSM