San Marino. Il sindacato boccia Poste spa: «In rosso per un milione di euro»

Zafferani Rosa Poste«Si faccia un passo indietro». Le Federazioni Pubblico impiego della Centrale sindacale unitaria tornano a bocciare la trasformazione giuridica dell’ente postale. «Fin troppo facile – tuonano dal sindacato – era la previsione che la giustificazione a monte di tale scelta, e cioè l’implementazione di non meglio definiti servizi finanziari, si sarebbe rivelata inattuabile e fallimentare». La Csu mette in campo i numeri. «Purtroppo la situazione economica del Paese non è cambiata né lo sono le sue prospettive, motivo per il quale crediamo – dicono – totalmente inutile avere una Spa di proprietà totalmente statale. In tale situazione è infatti ovviamente lo Stato a continuare a ripianare il passivo della società, che, per l’anno 2015 ammonta a circa un milione di euro su sei scarsi di bilancio complessivo». In tutto questo «gli emolumenti per il mantenimento di un consiglio di amministrazione non vanno nella direzione del risparmio – dicono – in tal senso siamo a chiedere se corrisponde al vero che sia stato deliberato un aumento di questi nell’anno 2016. Non è nostra intenzione creare polemiche sterili, ma anche la scelta di dotarsi di auto elettriche, probabilmente dettata dalla necessità di intervenire rispetto ad una situazione insostenibile di inquinamento, ha probabilmente un costo elevato in termini economici (costo iniziale dei mezzi) e organizzativi (dotazioni di stazioni di ricarica)». La Csu mette sul piatto, oltre alle perplessità, anche tutti i suoi timori. «Non vorremmo – dicono – poi si realizzasse, tramite questa spa, una modalità da mutuare per altre realtà della pubblica amministrazione, costituendo in questo modo un precedente molto pericoloso per quanto riguarda i rapporti di lavoro e le modalità di trattamento di dipendenti che, svolgendo lo stesso mestiere, si vedono inquadrati con condizioni di trattamento diverse, motivo per il quale reiteriamo la richiesta di fare un passo indietro rispetto a tale scelta». Il Resto del Carlino