Riprendiamo quanto scritto sul sito Titanpost (che peraltro ha pubblicato l’ultimo articolo nel febbraio 2022).
”Buongiorno a tutti.
Il mio nome è Rocco Luglio e sono il fondatore di segretidibanca.wordpress il blog dove per anni si cercato di far chiarezza sul malaffare imperante in Repubblica di San Marino, evidentemente consentito anche da italiani operanti ai più alti livelli sia in Tribunale locale che in Banca Centrale.
Abbiamo trovato un caso limite, che a nostro avviso era emblematico delle attività sospette portate avanti di conserva tra Banche, Tribunale e Istituzioni finito ora addirittura in contenzioso CEDU, oltre che essere stato segnalato in Commissione Europea ed agli organi transnazionali competenti in tema di lotta alla corruzione, e lo abbiamo cavalcato supportandolo con documenti giuntici dalle più svariate fonti.
In accordo con il mio co-direttore Marcello Draghi e il nostro collaboratore Rolando Biglia, dopo esserci trasferiti all’estero da anni, abbiamo deciso di sospendere ogni pubblicazione viste le reazioni da parte degli organi istituzionali sammarinesi al di là di quello che noi riteniamo essere i normali metodi di risposta a quanto da giornalisti, blogger ed opinionisti pubblicato, oltre che di quanto stabilito da Leggi europee, nonché tutelato addirittura dalle Nazioni Unite in tema di libertà di espressione e di stampa.
Il regime instauratosi nella sedicente Terra delle Libertà ha infatti colpito ripetutamente e sconsideratamente testate giornalistiche locali, colleghi e addirittura noi, accanendosi oltretutto su uno solo dei nostri collaboratori, l’unico al momento residente in Italia, ovvero il giornalista italiano Stefano Davidson, il quale ormai da mesi è oltretutto alle prese con gravi problemi di salute e perciò inattivo su queste pagine. (approfittiamo per rimadarvi alla sua ultima intervista https://www.youtube.com/watch?v=JEaBUVIkCYE onde capire le nefandezze scoperte e contenute nella sua inchiesta)
Ritenendo tutto ciò inacettabile, chiudiamo perciò i battenti, onde evitare ulteriori danni e/o intimidazioni ai nostri coraggiosi collaboratori, per azioni ad opera spesso di soggetti a quanto pare responsabili di reati eclatanti anche contro la stessa RSM, oltre che contro l’Unione Europea da cui l’enclave tramite Banca d’Italia riceve la propria quota Euro ma, a quanto pare, mai indagati ad oggi né di qua né di là dal confine.
Ciò comunque dovrebbe dare la misura delle longae manus che trafficano nelle cose sammarinesi. Ricordiamo ad esempio le comprovate possibili ingerenze dei Servizi Segreti italiani a stretto contatto con la Governance di Banca Centrale che ad oggi mancano di una spiegazione.
Prima di chiudere baracca e burattini ci chiediamo inoltre come mai in Repubblica di San Marino nessuno abbia ancora protestato veementemente su tali limitazioni della libertà d’espressione attraverso i form (https://ec.europa.eu/info/about-european-commission/contact/problems-and-complaints/complaints-about-breaches-eu-law/how-make-complaint-eu-level_it) che consentirebbero ricorsi al Consiglio d’Europa, viste le violazioni continuate da parte di chi in sella alle istituzioni, comunque da anni pratica odiose censure che portano ed hanno portato nocumento sia al piccolo enclave, sia a tutti coloro che con lo stesso intrettenevano o intrattengono rapporti finanziari e commerciali, evidentemente impossibilitati ad avere notizie del calibro di quelle ora al vaglio della giustizia locale ed Europea, ad esempio sulle falsificazioni di documenti finanziari dello stesso piccolo Stato e formazioni dei bilanci della sua Banca Centrale con dati raccolti da Audit compiacenti quale BDO Italia e della sammarinese AB&D.
Attendendo che Giustizia e soprattutto che pulizia sia fatta, auguriamo il meglio ai cittadini onesti della piccola Repubblica che nel frattempo pare continuare a navigare nelle stesse acque melmose, come dimostrato da Commissione d’Inchiesta locale ed addirittura nelle recentissime sentenze inerenti al Processo Conto Mazzini conclusosi in loco e Re Nero terminato anche il giudizio della Cassazione italiana.
Ad Majora.”
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