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  • San Marino. Il tentativo della politica di piegare la stampa ai propri voleri e di contrastarla quando non è servile. … di un lettore

    Vedi Marco mi permetto di esprimere qualche considerazione.

    Tu hai messo in luce un cattivo costume che da tempo oramai immemore impera nelle classi politiche, non solo contemporanee, che non riguarda solo San Marino ma si estende pressoché ovunque: il tentativo della politica di governare la stampa, di piegarla ai propri voleri e di contrastarla quando non disponibile, oserei dire quando non “servile”.

    Una politica incline a chiudere uno o tutte e due gli occhi quando gli fa comodo, e a spalancarli invece in altre situazioni. Uno strabismo che varia a seconda di chi è alla guida delle redazioni, di chi firma gli articoli, di chi è funzionale e di chi non lo è.

    E la democrazia ne soffre, quando questa consuetudine travalica i confini, quando la velata pressione diventa non solo pesante ma anche manifesta.

    Non entro nel merito della vicenda che citi e per la quale mi astengo da ogni giudizio non avendo i titoli per farlo. Mi limito ad affermare che non ci sarebbe nulla di male se un giornale scegliesse di diventare l’organo di informazione di un partito o di una compagine politica, fa parte delle regole del gioco e della libera e sacrosanta manifestazione del pensiero e della parola, a patto però che sia palesato, che sia dichiarato, che il lettore sappia che quella è la voce di un preciso soggetto politico, chi sono i finanziatori, chi sono i “manovratori” in modo da avere ben chiaro che quella lettura – o scrittura – delle notizie avviene con lenti ben precise e riconoscibili, che risponde ad una precisa ottica.

    E a patto che l’esercizio dell’attività di informazione avvenga nel rispetto delle regole che tutti devono osservare, senza sconti, dimenticanze, disattenzioni e favoritismi vari. Come del resto stai chiedendo tu con i tuoi articoli.

    Buon lavoro!

    Un lettore