San Marino. IL TERRAZZO DEI SILENZI … di Domenico Gasperoni

Riceviamo e pubblichiamo

L’ora d’aria che il coronavirus ci permette, io la passo con Gigliola su un terrazzo. Un terrazzino. Come tanti sammarinesi.

E’ un occhio sulla natura che si rinnova a primavera. E’ un orecchio  sui rumori, sulle melodie. Forse ancora di più sui silenzi. Ho utilizzato sempre il terrazzo.

Ma in questo periodo mi si presenta con una vesta nuova. Un nuovo palcoscenico. Meglio ancora, lo immagino come un palco di un bel teatro musicale. Il rumore sgradevole del consueto passaggio di auto non mi disturba più. Prima era come se mi chiudesse il microfono.

Posso sentire e gustare il concerto della natura. Il vento, nei momenti di maltempo, mi immerge in un misterioso stormire degli alberi che ho davanti. Sento il paululare del pavore spelacchiato di Montecchio. Avvisa che sta mostrando pomposo il suo ricco arcobaleno. Ma non ha spettatori. Con un filo di tristezza penso che non potrà stupire i bambini. Il parco è loro proibito. 

Sento il garrire delle rondini che volteggiano nel cielo in cerca di insetti. Entra poi in campo l’orchestra: il canto degli uccelli in amore che saltellano sui rami. Un merlo maschio si esibisce spavaldo sulla punta più alta di un albero mettendo in mostra le sue armi di corteggiamento per richiamare la femmina. Che tarda a volare vicino a lui.

All’improvviso sento un crescendo del concerto: è il gracchiare quasi misterioso di uno stormo di corvi che svolazza sopra le case. Mi ricordano una scena antica: chiudo gli occhi e mi immagino ai piedi di un vecchio castello medievale. E’ il luogo previlegiato dei corvi che circondano la torre disegnando una corona nera. Entro un po’ in quella storia e rivedo una terribile scena: la pestilenza, abituale in quei tempi. Una cattiva progenitrice della attuale ”pestilenza”?  Un segno della fragilità del mondo e dell’uomo.

L’ora d’aria è finita. Speravo in un momento di rigenerazione fisica e spirituale. Invece prevale in me l’angoscia. 

Sorpresa! Mentre sto rientrando, avverto il ronzio di un bombo, un insetto che ogni anno fedelmente ritorna sul mio terrazzo a fare il nido nel cemento ( ?)  o nella serranda. Amici! 

Il ciclo della vita si ripete.

La mia angoscia si redime trasformata in speranza. 

 

Domenico Gasperoni