Ieri ero occupato in altre attività e non sono riuscito a seguire l’ormai tedioso dibattito pubblico sul trattato di associazione con l’Europa, che sembra ripetersi in modo monotono. Ho notato che spesso vengono riproposte le stesse argomentazioni e che molti politici, apparentemente più interessati a mantenere la propria posizione che a comprendere i dettagli, tendono a descrivere un futuro idilliaco per il nostro paese in seguito a tale accordo. Però questa rappresentazione sembra essere fatta senza una conoscenza approfondita del testo dell’accordo stesso, dipingendo un’immagine di San Marino come una terra di abbondanza e opportunità derivanti dal trattato di associazione con l’Europa.
Questa situazione mi ricorda le dichiarazioni di Romano Prodi alla fine del secolo scorso riguardo le opportunità, o la mancanza di queste, per l’Italia nell’adottare l’euro e entrare nell’UE. Guardando alle statistiche relative all’economia italiana rispetto agli altri paesi europei, agli stipendi e al numero di giovani che lasciano l’Italia in cerca di migliori opportunità altrove, emerge un quadro diverso da quello promesso. Questa analisi suggerisce che un approccio più critico e informato sarebbe necessario per valutare adeguatamente gli impatti di decisioni così importanti per il proprio paese.
Non avendo seguito la diretta del Consiglio Grande e Generale mi sono affidato esclusivamente agli ottimi resoconti forniti dall’Agenzia Dire che mi spediscono, e che pubblico, puntualmente. Ho notato che, per quanto riguarda la diffusione dei 25 allegati firmati, siamo ancora molto indietro. Le sole informazioni ricevute pare all’ultimo minuto dai consiglieri del Consiglio Grande e Generale sono state delle slide, fornite, mi sembra, dalla Segretaria Esteri. Questo gesto mi appare come una presa in giro, specialmente considerando che, come ribadito anche nell’ordine del giorno a conclusione della sessione consiliare, vi è una richiesta insistente di accedere al testo completo di questo accordo. Interessante notare che, secondo alcune dichiarazioni dei consiglieri, Andorra avrebbe già pubblicato il testo e quindi non si capisce perché qui da noi non si debba farlo.
Ma, a mio avviso, affidarsi a delle slide fornite, quando si è reticenti a divulgare il testo e gli allegati dell’accordo, è paragonabile a chiedere a un macellaio se la sua carne sia buona: ovviamente non potrebbe rispondere diversamente.
Sono rimasto sorpreso nel constatare di condividere lo stesso punto di vista del consigliere Pasquale Valentini, ovvero che, per poter giudicare se questo accordo sia vantaggioso o meno, è essenziale prima conoscerne i dettagli. Stando al resoconto di Dire, sembra che Valentini abbia suggerito di pubblicare integralmente i 25 allegati dell’accordo, con tanto di firma. Ritengo sia fondamentale che i cittadini siano pienamente informati su ciò che la Segreteria Esteri ha sottoscritto con la Commissione Europea, specialmente considerando l’imminente scadenza e le incerte votazioni per l’attuale maggioranza del parlamento europeo. Accettare accordi frettolosi e poco trasparenti non mi sembra possa essere una buona pratica, specialmente quando questi potrebbero cambiare radicalmente il futuro di San Marino nei prossimi decenni.
Non mi preoccupano i vari commenti a favore o contro il trattato – che sono legittimi e dipendono dalla visione personale di ogni consigliere su quanto sia giusto o meno – ma piuttosto la resistenza a mostrare il testo integrale del trattato, anche nella lingua originale, adducendo scuse di riservatezza che, a mio parere, sono pretestuose. Se il testo contenesse clausole così controverse per San Marino da giustificare questa reticenza, ciò sarebbe motivo di preoccupazione. Invece, si è arrivati a fornire solo delle slide ai consiglieri, da mantenere riservate, poco prima dell’inizio del dibattito, senza mostrare il testo dell’accordo e i suoi 25 allegati.
Mi domando se tutto sia davvero così perfetto come presentato, considerando che non abbiamo accesso ai fondi europei o che non risolviamo la questione del T2, e che gli immobili sammarinesi possano essere intestati anche a società estere come evidenziato dal consigliere Matteo Zeppa (fonte Dire) magari in mano a palazzinari forensi o alla malavita.
È particolarmente stimolante approfondire, invece, le affermazioni del Segretario di Stato Marco Gatti riguardo alle certificazioni necessarie per le nostre aziende nei paesi extraeuropei. Questo aspetto è una novità per me, dato che fino ad ora – in assenza di documentazione – avevo inteso che tali certificazioni fossero richieste alle nostre aziende principalmente per i paesi dell’Unione Europea. La possibilità di risolvere questa questione attraverso trattati specifici con ciascun paese o area extraeuropea è un’ipotesi che merita attenzione anziché vincolarci con un trattato che potrebbe avere solo questo argomento particolarmente interessante.
In questo contesto, diventa essenziale comprendere come le imprese sammarinesi siano riuscite fino ad oggi a esportare i loro prodotti in tutto il mondo senza tali certificazioni. L’esperienza e le strategie adottate da queste aziende potrebbero rivelarsi preziose e fornire spunti utili per affrontare efficacemente la questione delle certificazioni extraeuropee.
Vorrei sottolineare, ancora una volta, che è impossibile esprimere un parere informato su un trattato che non si conosce a fondo. Questa ritrosia nel divulgare il contenuto del trattato genera scetticismo tra i cittadini di San Marino, che paradossalmente sembrano avere un’opinione diametralmente opposta a quella della maggioranza dei politici presenti in Consiglio Grande e Generale. Se questa situazione di riluttanza nel mostrare i documenti continuerà, come se le sole slide fossero sufficienti o i discorsi da paese delle meraviglie di alcuni politici, è prevedibile che il numero di euroscettici, o meglio eurotrattatoscettici, aumenterà notevolmente e potrebbe essere una buona fetta dell’elettorato.
Formulerò la mia opinione solo quando avrò avuto modo di vedere e analizzare approfonditamente, e non all’ultimo momento, il documento integrale di ciò che è stato firmato, anche in lingua. Solo allora potrò capire se questo documento sarà realmente utile per lo sviluppo del paese. Ovviamente, questo è solo il mio punto di vista, ma con la divulgazione di tale documentazione ognuno potrà determinare se sarà utile a San Marino o se, come molti temono, sarà la nostra condanna dopo millenni di libertà ed autonomia.
Non credo che si possano tenere ancora segreti i testi integrali con tanto di firma di questo accordo, come non ricorrere al referendum popolare per fare accettare il trattato o meno, e fare finta che tutto sia perfetto e ben fatto.
Magari lo sarà, conoscendo le capacità e la professionalità del Segretario agli Esteri, ma tutti i sammarinesi vogliono vederci chiaro: ne va del loro futuro.
Marco Severini